Il ministro Bray si dice «colpito e turbato, sono luoghi feriti in profondità. Tornerò spesso»
L’AQUILA C’è stato perfino qualcuno che gli ha chiesto una «grazia», ma il ministro alla Cultura Massimo Bray non è ancora attrezzato per i miracoli. Dopo il caldo afoso di Onna di sabato, ieri è stata la volta della grande pioggia. Insieme ai numerosi iscritti al simposio degli storici dell’arte, il Ministro ha avuto modo di visitare il centro storico ferito per la prima volta: via Cascina, piazza San Pietro, Santa Maria Paganica, palazzo Ardinghelli. Bray ha sfidato la zona rossa ed è entrato anche in qualche palazzo puntellato, ha scattato foto, è entrato all’interno di palazzo Carli-Benedetti invitato dalla proprietaria, Carla. «Questi sono luoghi feriti in profondità. Sono colpito e turbato» ha detto il ministro. «Troppo facile dire faremo di tutto. Sto cercando di capire per farmi un’idea. Mi sembra che il Ministero abbia competenze e risorse di grandissima qualità. Posso solo dire che all’Aquila tornerò spesso. Al giro hanno partecipato, fra gli altri, anche il famoso archeologo Salvatore Settis e il critico Vittorio Sgarbi che ha sottoscritto il documento degli storici dell’arte. Il simposio, alla fine dei lavori, ha approvato un documento che rimette la ricostruzione dell’Aquila al centro delle priorità del Paese.
C’è stato perfino qualcuno che gli ha chiesto una «grazia», ma il ministro alla Cultura Massimo Bray non è ancora attrezzato per i miracoli. Dopo il caldo afoso di Onna di sabato, ieri è stata la volta della grande pioggia. Insieme ai numerosi iscritti al simposio degli storici dell’arte, il Ministro ha avuto modo di visitare il centro storico ferito per la prima volta: via Cascina, piazza San Pietro, Santa Maria Paganica, palazzo Ardinghelli. Bray ha sfidato la zona rossa ed è entrato anche in qualche palazzo puntellato, ha scattato foto, è entrato all’interno di palazzo Carli-Benedetti invitato dalla proprietaria, Carla. «Pretendiamo di tornare nelle nostre case - ha detto rivolgendosi al Ministro e con le lacrime agli occhi -. Noi abbiamo fatto quello che potevamo». Bray ha avuto una parola per tutti nelle due ore di visita; un tour che sembra averlo colpito nell’anima, tuttavia non ha voluto sbilanciarsi con la stampa: «Questi sono luoghi feriti in profondità. Sono colpito e turbato». «Queste comunità sono state private della loro storia, dei loro luoghi e delle tracce della loro memoria» ha proseguito il ministro, che ha voluto anche camminare da solo tra le vie del centro storico segnate da cantieri e puntellamenti. «Troppo facile dire faremo di tutto. Sto cercando di capire per farmi un’idea. Mi sembra che il Ministero abbia competenze e risorse di grandissima qualità. Posso solo dire che all’Aquila tornerò spesso. Uno dei miei compiti sarà ascoltare le competenze del nostro Paese, il nostro dovere è dare anche speranza, riscoprire il concetto della Bellezza». Al giro che ha lambito quel che resta della zona rossa, ha partecipato, fra gli altri, anche il famoso archeologo Salvatore Settis che ha messo in guardia dai rischi che corre la città: «È ancora una nuova Pompei. Bisogna evitare che diventi solo una Disneyland». Queste stesse tematiche sono state il fulcro dell’incontro degli storici dell’arte che si sono dati appuntamento nella chiesa di San Giuseppe Artigiano. Al folto gruppo si è unito anche Vittorio Sgarbi che ha sottoscritto il documento degli storici dell’arte. Il simposio, alla fine dei lavori, ha approvato un documento che rimette la ricostruzione dell’Aquila al centro delle priorità del Paese. Gli storici dell’arte si sono messi a disposizione della comunità aquilana per collaborare alla rinascita del centro storico: «La storia dell’arte non deve pensare solo a sé stessa». Fra le priorità del documento, «che il restauro del centro dell’Aquila sia inteso come un unico e indivisibile bene culturale da proteggere; che il flusso di finanziamento sia costante e che l’andamento dei lavori sia trasparente. Ancora: L’Aquila dov’era com’era. Che non si ricorra a demolizioni o a improprie modernizzazioni del tessuto urbano che violino la carta di Gubbio. Che si rinunci a ogni progetto di trasformare L’Aquila in una sorta di L’Aquilaland. No a parcheggi sotterranei e centri commerciali a spese del tessuto storico e monumentale. Il tempo tuttavia è scaduto: bisogna fare in fretta. Il sindaco Massimo Cialente ha ricordato che metà dei cittadini si trova ancora fuori casa, facendo cenno ai colpevoli ritardi della burocrazia visto che perfino le risorse stanziate non sono state ancora accreditate. Anche il direttore regionale Beni Culturali Fabrizio Magani ha fatto il punto della situazione sui cantieri del patrimonio monumentale: 8 sono stati completati, 9 sono attivi, 23 sono pronti a partire e 25 in corso di progettazione per un totale di 65 progetti.