L’AQUILA Terzo rinvio. Fanno melina i consiglieri regionali, si passano la palla e giocano allo scaricabarile, e così anche ieri l’abolizione dei doppi vitalizi, data per certissima nell’ultimo consiglio regionale del 23 aprile, è rimasta chiusa nel cassetto della commissione consiliare e in consiglio non è neppure arrivata. Prendono tempo, danno la colpa a Maurizio Acerbo firmatario della proposta ma assente («manca il proponente, non si può discutere» dice il capogruppo Pd Camillo D’Alessandro), o al pressing dei privilegiati detentori della doppia rendita che, raccontano, telefonano ad assessori e consiglieri per scongiurare la mannaia o passeggiano nervosi per i corridoi dell’Emiciclo. Quindi meglio far spegnere i riflettori e prendere tempo. Di fatto non vogliono cancellarli, spiega Acerbo: «Prima del consiglio regionale, in prima commissione sono stati avanzati alcuni emendamenti con l’evidente tentativo di neutralizzarla». In pratica le proposte sono state di questo tenore: un emendamento propone di ridurre del 50 per cento il secondo vitalizio (quello regionale); un altro di sopprimere il doppio vitalizio solo in futuro, a chi si trovasse nella condizone di cumulare le due rendite. «Nel primo caso siamo sul piano della riduzione del danno - commenta Acerbo - nel secondo siamo alla beffa: nessun danno a nessuno. Meglio che i colleghi consiglieri si assumano la responsabilità di votare contro che di prendere in giro i cittadini con una finta riforma».
Ma di fatto il rinvio era stato già deciso da tempo, troppe assenze all’ordine del giorno a causa dei processi che hanno tenuto impegnati alcuni consiglieri di maggioranza. I capigruppo così si sono dedicati ai lavoratori del Cotir (consorzio per la sperimentazione delle tecniche irrigue), senza stipendio da 12 mesi e a quelli di Sistema che dovrebbe essere dismessa dall’Arpa. «L’esempio dell’Abruzzo virtuoso di Chiodi - commenta D’Alessandro - è tutto racchiuso nel caso Sistema spa, fatto di spartizioni e nomine politiche, che hanno portato la società a perdere mille euro al giorno un anno fa». Poi, il Consiglio ha approvato una risoluzione che impegna la Regione a chiedere una moratoria che blocchi nuove ricerche ed estrazioni di petrolio sul territorio abruzzese. Nel documento, proposto da Caporale, capogruppo dei Verdi, si sottolinea la netta contrarietà agli impianti per l’estrazione di idrocarburi. La risoluzione ha aperto un siparietto tra l’assessore Febbo e il capogruppo Pd, con reciproco scambio di insulti: «Che ne sai tu che non sei stato neppure eletto al Parlamento», ha ripetuto ossessivamente Febbo, con D’Alessandro che rilanciava: «E tu che sei stato fatto fuori da Coletti». Un altro argomento che ha tenuto banco, l’interrogazione di Costantini sulla redazione del piano regionale della attività estrattive. I punti dolenti erano due: il ritardo con cui Abruzzo sviluppo ha avviato la gara; l’obbligo imposto al vincitore della selezione «di condividere l’incarico e la parcella con altro professionista, che non avrebbe neppure partecipato alla selezione». Ha risposto il vice presidente Castiglione: secondo lui quella espletata non era una gara, ma una semplice iscrizione all’albo.