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Data: 08/05/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Di Stefano, Venturoni e i Di Zio: «Processo per tutti»

Processo per tutti. Questa la richiesta avanzata ieri dal Pm Gennaro Varone nell’udienza preliminare per lo scandalo rifiutopoli che vede coinvolti il parlamentare Pdl Fabrizio Di Stefano, l’ex assessore regionale alla sanità e capogruppo del Pdl, Lanfranco Venturoni, gli imprenditori Rodolfo e Ferdinando Ettore Di Zio, l’amministratore delegato della società Team di Teramo, Vittorio Cardarella e la società dei Di Zio, la Deco. Il Pm ha speso pochi minuti per chiedere il rinvio a giudizio di tutti, riportandosi alla richiesta iniziale e confermando il teorema accusatorio che riguarda in particolare la vicenda legata alla realizzazione del termovalorizzatore di Teramo. Un intreccio tra politica e imprenditori basato, secondo la procura, sulle presunte tangenti versate dai Di Zio difendere il monopolio sul ciclo dei rifiuti in Abruzzo. Corruzione per tutti e peculato per tutti ad eccezione di Di Stefano, le accuse contestate agli imputati. Un procedimento lungo, ancora fermo alla fase preliminare per diversi intoppi legati alle omesse notifiche e soprattutto all’ostacolo dell’autorizzazione a procedere del Senato per le telefonate di Fabrizio Di Stefano. Nell’ultima udienza il gup De Ninis aveva anticipato la decisione della giunta per le autorizzazioni, escludendo di sua iniziativa nove delle tredici telefonate che riguardavano l’allora senatore Di Stefano (oggi alla Camera). L’accusa, per lui, è di aver speso influenza politica per favorire il gruppo Di Zio in cambio di contributi elettorali che lo stesso parlamentare avrebbe chiesto ed ottenuto, a volte anche all’insaputa dello stesso destinatario. Nel caso dell’europarlamentare Crescenzio Rivellini, destinatario di 20 mila euro versati da Di Zio, la procura sostiene che 5.000 euro sarebbero finiti nella disponibilità di Di Stefano attraverso un assegno. C’è poi la questione legata alla sede storica di Forza Italia e, poi, del Pdl in piazza della Rinascita a Pescara, di proprietà di una società dei Di Zio.
Secondo l’accusa (rappresentata dai Pm Varone e Anna Rita Mantini), le coperture politiche avrebbero favorito i Di Zio cui sarebbero stati affidati appalti e servizi eludendo l’evidenza pubblica. C’è poi la questione centrale relativa alla costruzione del bioessiccatore a Teramo per il quale Venturoni sarebbe coinvolto quale presidente della società Team service, insieme all’amministratore delegato Vittorio Caldarella. Originariamente nel procedimento figurava anche un altro parlamentare del Pdl, Paolo Tancredi, la cui posizione, insieme a quella di altri personaggi di secondo piano, venne stralciata e trasferita a Teramo per competenza. Ieri è dunque iniziata la fase finale dell’udienza preliminare con l’avvio della discussione. Per primo ha parlato il Pm Varone che in pochi minuti ha formulato la sua richiesta di processo per tutti, compresa la società Deco, subito dopo ha iniziato a parlare per la difesa l’avvocato Nisii che rappresenta, insieme al collega Marconi, Lanfranco Venturoni. Nella prossima udienza del 14 maggio è previsto l’intervento del difensore di Di Stefano, l’avvocato Massimo Cirulli e poi per il 21 sono in programma le repliche e la decisione finale del gup De Ninis.

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