TERAMO Si è aperto ieri davanti ai giudici del tribunale di Teramo il processo che vede tra gli imputati il deputato del Pdl Paolo Tancredi. Tancredi è accusato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio: con lui sono imputati, con la stessa accusa, anche l’impreditore e attuale presidente della Banca di Teramo Cristiano Artoni, i consiglieri comunali di Mosciano Massimo Martini e Pasqualina Piccioni, il primo di “Nuovi Orizzonti per Mosciano” e la seconda di “Idee in movimento” (entrambi, all’epoca dei fatti, consiglieri comunali di Forza Italia). Dopo la prima udienza davanti al collegio (presidente Giovanni Cirillo, a latere Carlo Saverio Ferraro e Massimo Biscardi), il processo è stato aggiornato al 25 giugno con l’audizione dei primi testi citati dalla pubblica accusa. Sul procedimento incombe la prescrizione che dovrebbe scattare ad agosto (il collegio difensivo è composto dagli avvocati Piergiuseppe Sgura, Renato Borzone, Giuseppe Massi, Fabrizio Acronzio). I fatti contestati dal pm Greta Aloisi risalgono al 2006. In quell’anno il Comune di Mosciano doveva approvare in consiglio una variante al Prg che mutava un’area di proprietà della società di Artoni, la Diffusione Teramana Sas, da agricola a zona per insediamenti produttivi. Secondo l’accusa ipotizzata dalla procura Tancredi avrebbe promesso ai consiglieri forzisti Piccioni e Marini l’erogazione di finanziamenti alla sezione locale del partito da parte di Artoni se si fossero astenuti nella votazione in consiglio sulla variante. In consiglio Martini si astenne, mentre Pasqualina Piccioni non votò perchè incompatibile. Sempre secondo la procura Artoni, imprenditore leader nella distribuzione dei giornali in Abruzzo, versò due assegni da 2mila euro ciascuno al marito della Piccioni, registrandoli regolarmente in cassa come finanziamento al Pdl. Fu la stessa sezione moscianese di Forza Italia a chiedere ai consiglieri di presentare un esposto sulla vicenda, ma il pm dell’epoca Valentina D’Agostino (attualmente in servizio alla procura di Pescara) chiese l’archiviazione. Quando nel 2008 a Martini arrivò la notifica della richiesta d’archiviazione, il consigliere – nel frattempo uscito da Forza Italia – si oppose. Il giudice accolse l’opposizione che diede vita ad un’inchiesta bis dai tempi molto lunghi. Va detto che, approvata la variante, la società di Artoni non ha mai realizzato nulla su quel terreno. Ora le accuse ipotizzate dalla procura dovranno essere provate nel corso del dibattimento