ROMA Enrico Letta approfondirà la questione, domenica e lunedì, tra le antiche mura della abbazia benedettina di Spineto. Ma già ora, tra le segrete stanze di palazzo Chigi e dell’Economia, filtra l’intenzione di «procedere step, by step», passo dopo passo. «In modo soft, senza terrorizzare l’opinione pubblica, senza annunciare manovre lacrime e sangue». E soprattutto spunta qualche novità: nell’agenda dei primi cento giorni del ”governo di servizio” non c’è solo il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, la sospensione della rata di Imu e del previsto aumento dell’Iva dal 21 al 22%. C’è anche il rifinanziamento delle detrazioni fiscali (55%) per chi ristruttura la propria casa e il taglio delle tasse sul lavoro.
«NIENTE MANOVRA»
La mattinata di ieri si era aperta nel modo peggiore. Con il sottosegretario all’Economia, Alberto Giorgetti, che a Radio24 aveva annunciato di fatto una manovra «di qualche miliardo, penso sotto gli otto, per colpire la spesa inefficiente e reperire le risorse per Cig, Imu, Iva». Ma prima l’altro sottosegretario Pierpaolo Baretta, poi fonti autorevoli dell’Economia e di palazzo Chigi, hanno smentito Giorgetti. Lo stesso Letta ha confidato ai suoi: «Come ho già detto, voglio assolutamente evitare una manovra correttiva». Come? Con la strategia dei «piccoli passi», appunto. Con «piccoli interventi successivi».
IL TIMING E LE MISURE
Così prende corpo un piano per i cento giorni che vede per la fine della prossima settimana, o all’inizio di quella successiva, il varo di un decreto che riguarderà solo il rifinanziamento della Cig in deroga. Costo: 1,2 miliardi. E la sospensione della rata di giugno dell’Imu sulla prima casa (2 miliardi). «Due operazioni», rivela Baretta, «che si possono compiere andando a cercare fondi nelle pieghe del bilancio e con una compensazione ai Comuni attraverso un anticipo di cassa».
A fine giugno sarà poi la volta del decreto per sterilizzare l’aumento dell’Iva (valore 2 miliardi). E a luglio, con un altro provvedimento, il governo procederà al taglio delle tasse sul lavoro.
«L’importo non è ancora definito», dicono all’Economia, «tutto dipende da quale intervento si vuole fare. Confindustria con Squinzi chiede una riduzione del 9% erga omnes, noi pensiamo che la priorità debba essere data ai giovani, ai neo-assunti. In questo caso il taglio dell’Irap sarà ben più alto del 9%. Ma non è escluso che ci possa essere anche un intervento che estenda a tutti, anche se in misura minore, la riduzione del costo del lavoro». Segue “dolorosa” postilla: «Per finanziare questa misura sarà probabilmente indispensabile una manovra correttiva. Speriamo di impatto modesto».
LO SGUARDO VERSO BRUXELLES
Su ogni iniziativa del governo pesa l’atteggiamento di Bruxelles. Il varo del Def (il documento economico finanziario), in cui è stato confermato il pareggio di bilancio e un avanzo primario nel 2014 dello 0,4% del Pil, è il biglietto da visita con il quale lunedì il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, si presenterà all’Eurogruppo. Obiettivo: ottenere, entro il mese di maggio, la procedura per deficit eccessivo. E quindi avere la possibilità di poter sfruttare la ”golden rule”, quella regola aurea che permetterà al governo di procedere a investimenti strutturali senza doverli conteggiare alla voce “deficit”.
«Occorre affiancare al doveroso rispetto del rigore nella tenuta dei conti pubblici», ripete Letta, «una forte politica espansiva». Perché «il rigore, senza sviluppo, non porta da nessuna parte».
Va da sé che i previsti 5-6 miliardi di avanzo di bilancio del prossimo anno non andranno a ridurre il monte del debito, ma verranno investiti in misure per la crescita.