A dichiarare la fine dell’Italia dei Valori più che l’alleanza mortifera con la «Rivoluzione Civile» di Ingroia ci hanno pensato gli elettori. In Italia come in Abruzzo. Tonino Di Pietro fuori dal parlamento, la sua creatura, l’Idv, cancellata con un colpo di spugna. Eppure da queste parti, in Abruzzo, il gabbiano di Tonino negli anni passati volava bene, tanto da avere un gruppo regionale importante. Numeri e uomini da opposizione potente. Altri tempi. «È così - ammette Carlo Costantini, capogruppo regionale dell’Idv - il nostro progetto politico è fallito. Non resta che prenderne atto. Io, senza troppi giri di parole, tra qualche giorno mi dimetterò da presidente del gruppo abruzzese, per cominciare a navigare in mare aperto. Ecco, vorrei arrivare a formare un non partito». Al di là degli slogan, Costantini, eletto alla Camera dei Deputati nel 206 e nel 2008, ha lasciato il parlamento per dedicarsi all’Abruzzo, così come promesso ai suoi elettori dopo le ultime regionali vinte da Gianni Chiodi. «In molti eravamo convinti che Italia dei Valori potesse essere il seme da cui far nascere un nuovo soggetto politico - spiega Carlo Costantini - in discontinuità con metodi superati e in cui i cittadini non si riconoscono, ma che avesse memoria del passato e mantenesse vivi quei valori che l’esperienza rafforza ed esige giorno per giorno, valori di solidarietà, uguaglianza, giustizia sociale, tutela dei diritti, etica dei comportamenti». Così non è stato, anche perchè molti cittadini si sentono traditi e non vogliono più delegare, ma vogliono invece riappropriarsi di tutti gli strumenti di democrazia rappresentativa, utilizzando anche quelli della democrazia diretta.«Nel nostro partito è prevalso il concetto di appartenenza, di vecchio - va giù duro Costantini - di un uomo solo al comando in Idv e di rissosi apparati non più rappresentativi degli elettori nel Pd. Insomma, la gravità della crisi del sistema dei partiti non può essere affrontata con congressi di tessere di anime morte celebrati per perpetuare una classe dirigente ormai sempre più grigia e anonima, né con primarie per acclamare un capo costretto poi a galleggiare su apparati auto referenziali e litigiosi». Da qui la convinzione di Leoluca Orlando, Felice Bellisario e Carlo Costantini di lanciare l’idea di «Coerenza e Democrazia», un sogno per ripartire dai meriti e dai bisogni di tutti e di ciascuno. Per confrontarsi ed allargare la partecipazione hanno dato appuntamento a quel che resta dell’Italia dei Valori per domenica 12 maggio a Roma, presso il Centro congressi «Cavour». Per cercare di ripartire. Da dove, non si sa. «Abbiamo pensato ad un’ iniziativa pubblica, a cui possa intervenire anche chi aderisce o aderirà a partiti politici o movimenti tra loro diversi - non si arrende Carlo Costantini - per confrontarsi al di fuori dei recinti, verificare se ci sono le condizioni per costruire un futuro insieme ai cittadini delusi e mortificati dalla decadenza dei partiti e, in particolare, dei partiti di un centrosinistra in piena crisi di identità, come dimostrano le recenti vicende elettorali e post elettorali».Insomma, un incontro dove ognuno possa mantenere la propria identità culturale e politica, anche se vissuta in luoghi e soggetti politici di lievito culturale e sintesi politica diversi, ma allo stesso tempo possa confrontarsi nella convinzione che le diversità siano una ricchezza e non un ostacolo. In attesa di sapere come andrà a finire il progetto di «Coerenza e Democrazia» meglio restare con i piedi per terra e cercare di capire come si collocheranno in questi ultimi mesi di legislatura regionale i tre consiglieri dell’Idv. Carlo Costantini si dimetterà da capogruppo e c’è da giurarci che con lui, nel gruppo misto, finirà anche Cesare D’Alessandro. Incerta la destinazione di Lucrezio Paolini. L’unica cosa sicura, per ora, è che l’Italia dei Valori sarà solo uno sbiadito ricordo. In Italia come in Abruzzo.