Caro direttore, è praticamente impossibile non osservare quotidianamente autisti dell'Ama di L'Aquila -non tutti, naturalmente- che beatamente conversano al telefonino mentre sono impegnati (??!!!) alla guida del mezzo pubblico. Qualcuno più disinvolto si spinge anche a messaggiare tenendo il volante con i gomiti!!. Bisognerebbe forse informare loro (e non solo loro) che il Codice della Strada all' art. 173 comma 2 vieta, essendo alla guida, l'uso di apparecchi radiotelefonici eccezion fatta per alcune categorie di conducenti fra le quali NON rientrano più (L.13 febbraio 2012 n° 11) "i conducenti di veicoli adibiti...al trasporto di persone per conto terzi". Ancora martedi 7 maggio, l'autista della linea di cui ho fruito ha telefonato almeno tre volte in pochissimo tempo, parlando a lungo e senza l'ausilio di auricolare o vivavoce. E pensare che la targhetta che vieta persino di "parlare al conducente" fa sempre bella mostra di se'. Sergio Di Marco, L'Aquila
Qualche tempo fa un autista dell’Atac di Roma fu ripreso da un passeggero mentre guidava, appunto, con i gomiti, essendo le due mani impegnate con altrettanti telefonini, uno usato per parlare, l’altro per inviare messaggi. Si tratta, sia chiaro, di comportamenti inaccettabili, che danno l’idea di quanto sia carente il concetto di sicurezza anche nelle persone che hanno la responsabilità di trasportare decine di passeggeri. Per fortuna, oggi ognuno di noi ha la possibilità di tutelarsi, usando il proprio di telefonino per filmare queste ’gesta’ e inviare il video a chi di dovere, in modo che possano essere presi i provvedimenti necessari. E’ evidente che, se si hanno le mani impegnate, un’eventuale manovra di emergenza viene effettuata dopo tempi di reazione dilatati, spesso tali da trasformare in un incidente grave quel che potrebbe risolversi senza danni e solo con una brusca frenata. Ma questo non vale solo per gli autobus o per i mezzi di trasporto pubblico: tutti i diritti del cittadino-consumatore, oggi, possono essere difesi grazie alla possibilità di documentare le proprie lagnanze con immagini inoppugnabili: reparti d’ospedale che non sono degni di tale nome, uffici pubblici inospitali...Non è delazione, è far valere i propri diritti. E questo giornale è a disposizione per far conoscere queste denunce. Quando fondate, naturalmente.