«È solo un rinvio, c’è pieno accordo nel governo sull’obiettivo di sospendere l’Imu e rifinanziare la Cig». Enrico Letta, a sera, cerca di sdrammatizzare. Ma è agli atti che il primo Consiglio dei ministri “operativo” del nuovo governo si è chiuso con un nulla di fatto. Tutto rinviato. Probabilmente a mercoledì quando il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, sarà rientrato dal tour europeo. «Cominciamo oggi un cammino difficilissimo e faticosissimo», aveva detto il premier di buon mattino. E la giornata gli ha dato ragione.
STOP AND GO
Per la verità già dalla vigilia, Letta aveva capito che l’aria si stava facendo pesante. La via crucis che aveva dovuto compiere Nitto Palma e la condanna di Silvio Berlusconi con relativa adunata in piazza (domani a Brescia), erano due squillanti campanelli d’allarme. Così Letta ha deciso di accelerare. Ha convocato d’improvviso il Consiglio dei ministri. E d’improvviso ha inserito all’ordine del giorno la sospensione dell’Imu, il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga e il taglio dei doppio stipendio dei ministri. «Dobbiamo dare prova d’operatività, far capire che abbiamo cominciato a lavorare duro con un’attuazione rigorosa del timing e dei punti del programma», aveva detto a metà pomeriggio.
Ma la fretta ha provocato il pasticcio. E la brusca frenata. Alle sei di sera, in un incontro che ha preceduto la riunione plenaria, Saccomanni ha detto stop: il provvedimento così come era stato studiato non era «coperto». Soprattutto nella parte per il rifinanziamento della cassa integrazione. «Non si possono prendere i soldi dal fondo per la detassazione del salario di produttività». E Angelino Alfano, vicepremier e ministro degli Interni, ha imposto l’altro stop: «Così non va. Nel decreto va prevista la sospensione dell’Imu anche per i fabbricati e i capannoni industriali». Un’osservazione, per la verità, condivisa anche da ambienti del Pd.
L’INESPERIENZA
Ma non si è trattato di uno scontro politico. La debacle è stata «squisitamente tecnica», come riferisce un ministro. Figlia dell’inesperienza di un governo formato in maggior parte da debuttanti. Saccomanni ha fatto presente che non ci poteva essere alcun via libera. Che «c’è bisogno di un po’ di tempo, visto che sto riorganizzando tutta la mia squadra, compreso il nuovo ragioniere generale...». E che solo mercoledì, dopo che sarà andato a Bruxelles con la minuta del provvedimento e dopo aver ricevuto il via libera della Commissione europea, «il decreto potrà essere varato».
TIRATE D’ORECCHIE
A questo punto Letta si è trovato davanti a un bivio: varare un decreto solo con la parte sull’Imu e rinviare sulla cassa integrazione, priva di copertura. O far slittare entrambe. E’ passata la seconda opzione. «Senza neppure prendere in considerazione l’ipotesi di usare la formula dell’“approvato salvo intese”», si rammarica un altro ministro.
Una volta cominciata la riunione plenaria non sono mancate le critiche. Alfano «con garbo», ha parlato di «errore di comunicazione». «E’ stato dato un annuncio, si è fatto credere che avremmo approvato il decreto. Invece da qui usciamo con un nulla di fatto. Un vero peccato, visto che il governo è compatto». In difesa di Letta è intervenuto Dario Franceschini: «Non drammatizzerei, possiamo almeno salvare la sostanza e inviare un messaggio chiaro dicendo che l’accordo c’è». E così è stato fatto nel comunicato ufficiale.
C’è solo da aggiungere che la squadra del Pdl ha chiesto e ottenuto «un impegno solenne a superare del tutto l’Imu sulla prima casa». Con un altro decreto.
Brunetta: l’imposta verrà abolita, non hanno alternative
ROMA «Mi sembra un buon metodo. Prima l’istruttoria tecnica, poi il consenso politico in consiglio dei ministri. Infine, domani, una riunione con i capogruppo di Camera e Senato della maggioranza per chiudere il cerchio. Quindi, visto che non sorgeranno difficoltà, il via libera alla cancellazione dell’Imu». Ironico e tagliente Renato Brunetta (Pdl) disegna un sentiero molto stretto per affondare, come promesso dal Pdl, l’odiata tassa sulla casa. Sorride della falsa partenza di questo primo consiglio targato Letta che, almeno a giudicare dagli annunci, avrebbe dovuto muovere subito la leva fiscale, dando un segnale concreto e di svolta al Paese.
E invece non è accaduto nulla? E’ preoccupato?
«No, perché dovrei? Il metodo, ripeto, è giusto. Il governo si sta chiarendo le idee, ha valutato le varie opzioni. Nelle prossime ore si confronterà con i capogruppo dei partiti che lo sostengono. Poi, mi creda, arriverà il decreto. Su questo non c’è dubbio!».
Per la verità dall’esterno le cose appaiano diverse. I rumors parlano di una spaccatura, di una discussione accesa che ha poi portato allo slittamento.
«No, ripeto, si è partiti col piede giusto. Il governo si sta comportando bene: Letta, Franceschini e Alfano vanno d’accordo. E così, credo, si sviluppa una vera cultura di coalizione...».
Ma allora perché non è stato varato subito il provvedimento tanto atteso dagli italiani. Non è che il Pd si è messo di traverso o che mancano i fondi?
«No. L’Imu verrà cancellata. Letta e Franceschini hanno dato assicurazioni formali. La strada è obbligata, non ci sono alternative».
E Saccomanni? Magari proprio lui ha frenato, magari si cerca la copertura finanziaria?
«Il ministro dell’Economia, dall’alto della sua competenza, ha l’obbligo di trovare la quadratura. E lo farà. Noi, naturalmente, siamo pronti a dargli dei modesti suggerimenti. Di certo quella tassa non deve esistere più. Ha già depresso fin troppo l’economia».
E se la fibrillazione dovesse continuare?
«Se si avanti con questo metodo tutta fila liscio: prima la maturazione tecnica e poi la volontà politica che si consolida».
Insisto: se ci fosse un altro rinvio o, peggio, lo stop al provvedimento anti Imu?
«Beh allora, ma questo è noto, non ci sarebbe più nessuna ragione per sostenere l’esecutivo. Però il clima, sottolineo, mi sembra positivo. E non sono ironico nel dirlo!».
Dalla riunione del consiglio dei ministri non emerge certo compattezza e determinazione, l’esecutivo non ne esce bene.
«Pensa male, siamo ancora in una fase di rodaggio».
Dopo l’Imu via anche l’Iva?
«Certo. Penso poi alle risorse che verranno trovate per la cig in deroga e per l’occupazione giovanile. E ancora: semplificazione, riforma fiscale, taglio dei costi della politica. Un pacchetto da varare entro l’estate. Altrimenti...»
Altrimenti.
«E’ un pacchetto di misure per la crescita, per uscire dal tunnel, per creare lavoro. O si fa crescita vera o non si va da nessuna parte. Senza crescita, ripeto, non si possono rispettare gli impegni di bilancio. Il sentiero è tracciato».
E quanto vale questo pacchetto da varare entro l’estate?
«Vale la crescita cioè la ripresa dell’economia. Forse 10 o 15 miliardi, forse anche di più. Un’inezia se si pensa che la spesa pubblica è a quota 800 miliardi».