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Data: 10/05/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Cialente non molla: «Niente tricolore». De Matteis con la bandiera «Una protesta inutile»

Consiglio comunale straordinario sulla ricostruzione ma i conti non tornano L’assessore Di Stefano: per avviare il programma servono subito 820 milioni

Non bastano le rassicurazioni del governo dopo gli incontri a Roma Il primo cittadino: «Via il decreto del prefetto». Arriva il viceministro Bubbico

L’AQUILA «Mi è stato chiesto di tornare indietro in nome della correttezza istituzionale. Ma io non lo farò, perché non posso far finta che nulla sia accaduto. Su di me pende il decreto del prefetto Francesco Alecci, con tanto di diffida e avviso di sfratto. La bandiera nazionale che ho fatto rimuovere dagli uffici comunali e dalle scuole, tornerà a sventolare solo quando lo Stato onorerà L’Aquila. E solo allora tornerò a indossare la fascia che, per protesta contro l’abbandono a cui siamo stati condannati, ho consegnato al presidente della Repubblica». Stanco, ma deciso a non mollare. A non arrendersi «alla diffida del prefetto, alla minaccia di essere cacciato alla stregua di un sindaco mafioso, ai burocrati dei ministeri per i quali L’Aquila più che un’emergenza rappresenta un fastidio». Così è apparso il sindaco Massimo Cialente di ritorno ieri pomeriggio dalla trasferta romana. «Mi aspettavo le scuse del governo», ha detto Cialente prima di entrare nell’aula per riferire al consiglio (convocato proprio sui problemi legati alle risorse per la ricostruzione), l’esito degli incontri avuti. «Invece, sono tornati a chiedermi di recedere dalla protesta e di aver ancora fiducia. Il tutto condito da una serie di rassicurazioni, da impegni assunti sullo sblocco dei fondi, quelli previsti dalla delibera Cipe, «che non basteranno, però, neppure a coprire i costi per i progetti già approvati». Un confronto a tratti aspro, come lo stesso sindaco ha confermato, con al centro della discussione proprio il caso del tricolore tirato via. Una protesta che rischia di diventare, vista con gli occhi del governo, «un pessimo precedente». Da qui l’arrivo oggi in città del viceministro Filippo Bubbico che dovrebbe incontrare sia il prefetto che il primo cittadino (con il quale già ieri si è visto a Roma), con l’obiettivo di trovare una via d’uscita allo scontro istituzionale in atto che rischia di provocare pesanti tensioni in città. Una visita annunciata in serata, mentre era ancora in corso il consiglio comunale ruotato intorno all’intervento del primo cittadino. Cialente ha riferito in aula ciò che poco prima aveva già detto ai giornalisti in attesa del suo ritorno da Roma dove ha incontrato esponenti dell’esecutivo, tra cui i sottosegretari alla presidenza del Consiglio dei ministri Filippo Patroni Griffi e Giovanni Legnini e, per l’appunto, il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico. «La locomotiva della ricostruzione è partita, ma abbiamo bisogno di fondi. Ho spiegato che da ottobre tutto è fermo per mancanza di risorse e che abbiamo 2700 pratiche ferme. Ci è stato assicurato per la prossima settimana l’arrivo dei 250 milioni della delibera Cipe (la prima tranche) dello scorso dicembre. Del miliardo aggiuntivo, da inserire nel decreto legge sulle emergenze ambientali, si parlerà nei prossimi giorni in un tavolo tecnico, mentre dovrebbero arrivare – nel giro di una ventina di giorni – i 500 milioni di euro (sempre previsti dal Cipe). Di questa seconda tranche all’Aquila toccherà il 64%». Impegni, quelli del governo, sui quali Cialente non si è sbilanciato. «Giudicheremo dai fatti l’operato dell’esecutivo, perché troppi finora sono stati gli impegni disattesi. Il governo mi ha chiesto di avere fiducia. Ho risposto che voglio crederci anche questa volta. Sono convinto, però, che la situazione diventerà drammatica se a giugno non ci saranno cantieri aperti. Mi rendo conto di aver fatto un'altra forzatura, con la protesta delle bandiere e restituendo la fascia tricolore. Tuttavia, se ci riflettete, per poter ottenere qualcosa, ogni volta siamo stati costretti a fare delle forzature. Il blocco dell’autostrada, le carriole. Persino le manganellate prese a Roma quando protestammo per le tasse». Quindi il j’accuse nei confronti della classe dirigente aquilana. «Mi sono chiesto dove sono i costruttori, i sindacati, le associazioni di categoria che attaccano sempre. È arrivato il momento di farsi sentire tutti insieme». Tornando poi sullo scontro con il prefetto Alecci, Cialente ha aggiunto: «Dal prefetto mi sarei aspettato un sostegno più che una reprimenda o la preoccupazione per il turbamento di ragazzi che non vedono più il tricolore a scuola. Piuttosto, il prefetto che conosce il territorio, dovrebbe sapere che i ragazzi sono turbati perché vivono nelle case mal fatte “di Berlusconi”, perché frequentano scuole di latta, perché hanno genitori disoccupati. Il Comune si sta facendo carico di tutta questa disperazione, non ultimo pagando i buoni pasto alle famiglie che non possono permettersi, altrimenti, neanche di mandare i figli alla scuola materna».

L’AQUILA «Per attivare il programma della ricostruzione servono subito 820 milioni. In cassa ce ne sono 156, già tutti impegnati, ed è chiaro che non si ricostruisce solo con le delibere Cipe. Siamo determinati a mettere il governo con le spalle al muro». La dichiarazione dell’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano arriva dopo che hanno già preso la parola molti consiglieri, sia dai banchi dell’opposizione che della maggioranza. Il consiglio comunale straordinario convocato per fare il punto della situazione sulle risorse necessarie a far partire i cantieri assume un’altra piega, quando in aula entra il sindaco Massimo Cialente, di ritorno dalla Capitale. L’assise si ferma ad ascoltare il resoconto del sindaco e i successivi interventi, da entrambi gli schieramenti, sono di commento a quanto accaduto nella convulsa giornata del primo cittadino. Dietro le spalle dei consiglieri della minoranza campeggia il tricolore, a mo’ di provocazione rispetto al gesto del sindaco, che ha fatto rimuovere la bandiera. C’è chi chiede al presidente del consiglio comunale Carlo Benedetti di ripristinare la normalità ma anche lui solidarizza con Cialente. E in serata verrà presentato un ordine del giorno dell’opposizione per far tornare la bandiera al suo posto. Ma le prese di posizione non sono unitarie. Se Giorgio De Matteis non risparmia bordate nei confronti «dell’ennesimo pistolotto sulle responsabilità» sottolineando che «Cialente non ha portato a casa nulla», alcuni consiglieri della minoranza, come Emanuele Imprudente e Roberto Tinari, parlano di «momento drammatico per la città» e invitano il sindaco a rimanere al suo posto. De Matteis, che ha sistemato un tricolore sul suo banco, ha poi discusso in maniera vivace con Giustino Masciocco di Sel, dopo aver rimarcato che «a conti fatti, dopo un mese di estemporanee manifestazioni di protesta, Cialente porta a casa quello che il ministro Barca aveva già messo in conto e finisce col buttarla sullo strappalacrime, senza un briciolo di autocritica». Masciocco fa la cronistoria dei fondi destinati dallo Stato al cratere e punta il dito sulla Regione, «che non ha partorito neanche una legge per il capoluogo». A sorpresa Tinari chiede al sindaco di «non abbandonare, perché rappresenta il male minore, per questa città». Anche Imprudente ammette che «se Cialente annaspa, annaspa l’intera città e quindi siamo col sindaco, quando rivendica nei confronti dello Stato risorse certe e costanti». Dalla maggioranza l’appello è all’unità: «Non è il momento del gioco delle parti», afferma Maurizio Capri. «Probabilmente tutti abbiamo sottovalutato la situazione, quando abbiamo visto che all’Emilia venivano assegnati 6 miliardi».

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