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Pescara, 18/12/2025
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10/05/2013
Il Messaggero
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Il Governo promette, Cialente non si fida. Terremoto, martedì
tavolo per sbloccare un miliardo di euro. De Matteis durante il Consiglio tira fuori una bandiera tricolore |
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L’AQUILA Il Governo fa la voce grossa, lo striglia, lo invita (eufemismo!) a rimettere le bandiere tricolori e a riprendere la fascia, poi promette attenzione e finanziamenti da subito, ma il sindaco Massimo Cialente non si fida delle promesse, vuole i fatti, vuole vedere segnali concreti e non torna indietro: non recederà dalla protesta che gli è costata il decreto del prefetto Francesco Alecci. Anzi, si aspetta le scuse dal Governo. Le bandiere non torneranno al loro posto e lui non rimetterà la fascia fino a quando non avrà la certezza che i soldi arriveranno, anche se sul suo capo pende la minaccia dell’adozione di un provvedimento prefettizio di sospensione dalle funzioni, perdurando nella protesta: «Dal prefetto mi sarei aspettato un sostegno più che una reprimenda o la preoccupazione per il turbamento di ragazzi che non vedono più il tricolore a scuola». Cialente va avanti, spinto dalla città, dai consiglieri della maggioranza, dal Pd, da Rifondazione e respira a pieni polmoni l’aria della rivolta popolare: «Mi rendo conto di aver fatto un’altra forzatura con la protesta delle bandiere e restituendo la fascia tricolore, tuttavia per ottenere qualcosa, ogni volta siamo stati costretti a forzature». Un tavolo tecnico è stato convocato per martedì alla presidenza del Consiglio dei Ministri teso a sbloccare il famigerato miliardo da attivare con la cassa Depositi e prestiti, superando gli ostacoli posti dall’Europa. È l’impegno del Governo, rappresentato nell’incontro di ieri, a Roma, dal sottosegretario Filippo Patroni Griffi, Giovanni Legnini e dal vice ministro agli Interni Filippo Bubbico. Il miliardo potrebbe essere inserito in un decreto in sede di conversione, in particolare quello dedicato all’Ambiente che contiene anche misure per le macerie. I 225 milioni (prima tranche Cipe del dicembre scorso) sarebbero praticamente nelle casse del Comune. Ieri c’è stata la firma per il trasferimento, dovrebbero essere disponibili da martedì. «Ringrazia Iddio» avrebbero detto a Cialente, altre delibere hanno impiegato ben più di 5 mesi per diventare cassa. La seconda tranche di 500 milioni della delibera Cipe relativa al 2014 non dovrebbe seguire il corso della delibera e dovrebbe confluire nelle casse del Comune fra una ventina di giorni. Cialente ha parlato di «un certo raffreddamento» sulla questione del miliardo di euro al quale il tavolo tecnico deve trovare una copertura. Il miliardo si inserirebbe nel decreto Monti sulla emergenza ambientale articolo 8 dedicato alle macerie dell’Aquila in sede di conversione. Cialente, però, continua a non fidarsi: «Non torno indietro perché su di me pende un decreto del prefetto. Quando lo Stato avrà onorato la città, smetterò con la protesta. Mi hanno chiesto con veemenza di rimettere le bandiere, sono arrabbiatissimi con me, ma io non mi fido. Perché dovrei farlo? Mi sarei aspettato le scuse del Governo che non sono arrivate. Vediamo cosa succede la prossima settimana con il tavolo tecnico. Vedremo se a questi impegni corrisponde la verità». Critiche arrivano dal presidente della Regione Gianni Chiodi: «Cialente ha solo cavalcato una forma di protesta che si è rivelata sterile e dannosa abbandonandosi ad assurde reazioni e a dietrologie incomprensibili. Oggi cerca di attirare l’attenzione su problemi che non è stato in grado di gestire direttamente dimostrando inefficienza operativa e incapacità gestionale. Per questo ho sostenuto che Cialente non deve essere lasciato solo, ma va affiancato e supportato». «Sostegno a Cialente, ma crediamo che si debba percorrere con convinzione la strada istituzionale prima di qualunque altra» afferma il presidente dell’Ance, Giovanni Frattale.
De Matteis durante il Consiglio tira fuori una bandiera tricolore
L’AQUILA Il tricolore che sventolava sul pennone della sede comunale di Villa Gioia ha fatto il suo ingresso «trionfale» nella sala consiliare, campeggiando dai banchi dell’opposizione. È stato il consigliere Giorgio De Matteis a tirare fuori la bandiera all’improvviso, durante i lavori del Consiglio comunale voluto dalla stessa minoranza per fare il punto sulla ricostruzione. È andata oltre la minoranza chiedendo con un ordine del giorno al sindaco di «ripristinare immediatamente il tricolore su tutte le sedi comunali, pur mantenendo la mobilitazione». La seduta è stata condizionata dall’incontro romano di Cialente: «Riflettendo sul mio gesto di protesta, condiviso con la giunta comunale, mi sono chiesto: dove sono i pezzi importanti della classe dirigente aquilana? Dove sono i costruttori che vengono da me a dire che non ne possono più, che non partono i cantieri? Dove sono la Camera di commercio, i sindacati regionali o la Confcommercio che attacca sempre? È arrivato il momento di farsi sentire tutti insieme». Stranamente comprensiva e collaborativa l’opposizione, fatta eccezione per De Matteis: «Cialente ha riportato a casa l’ennesimo pistolotto, ci ha portato l’ovvietà del nulla. Solo il presidente della Repubblica, il Papa e il segretario dell’Onu non sono stati oggetto delle ire di Cialente». Legittimo chiedere le risorse per L’Aquila, ma giù le mani dal tricolore. Questo il monito di Emanuele Imprudente: «Vedere un sindaco che annaspa a noi dispiace. Io ed altri siamo con lui quando rivendica nei confronti dello Stato risorse certe e lo sosteniamo; la bandiera però non si tocca. Rappresenta tutti quegli italiani che ci sono stati vicini con il cuore con la mente e con le tasche. Basta con i rancori e con le contrapposizioni, lavoriamo tutti insieme». Diretto invece Roberto Tinari: «Tu non puoi abbandonare il tuo incarico perché sei il male minore per questa città. È arrivato il momento di dare inizio ad un governo di salute pubblica». Maurizio Capri ha invitato al alzare il livello della protesta chiedendo la remissione delle deleghe a tutti i sindaci del Cratere. «Forse abbiamo sbagliato con il ministro Barca - ha spiegato -. Non gli abbiamo detto con troppa forza che avevamo un bisogno vitale e subito delle risorse del Cipe. Perché all’Emilia le risorse sono arrivate attraverso la Cassa depositi e prestiti? A noi hanno detto che non era possibile. Su questo punto è importante combattere tutti insieme». Perilli ha condiviso la protesta di disobbedienza civile mentre l’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano ha fatto il punto sullo stato dell’arte: «Senza il plafond Cassa depositi e prestiti non è possibile andare avanti. Alla fine dell’anno mancheranno 820 milioni di euro rispetto alla cassa della delibera Cipe. Siamo determinati a mettere il governo con le spalle al muro». Al dibattito ha preso parte anche il capo dell’Ufficio Speciale, Paolo Aielli, che ha parlato del collo di bottiglia del genio civile.
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