Non lascia, anzi rilancia il sindaco Massimo Cialente, incurante della diffida del prefetto e i malumori del Governo dopo la rimozione dei tricolori dalle scuole e gli uffici comunali la restituzione della fascia da primo cittadino al presidente della Repubblica. «Il Governo ha dichiarato guerra alla città - sbotta il primo cittadino - La diffida del prefetto è frutto di una scelta politica dell’Esecutivo e non la conseguenza di norme che, peraltro, non esistono. Nel consiglio di giovedì il Consiglio ha votato a maggioranza contro un ordine del giorno delle opposizioni che chiedeva di riposizionare il tricolore». Nessuna marcia indietro, insomma, anche se il primo cittadino ammette che «avremmo rimesso le bandiere se il Governo non ci avesse dichiarato guerra. Se è così li sfido a sciogliere il Consiglio, sarebbe il primo caso in Italia per motivi non legati alla malavita come accade in certi posti del sud Italia». E a poco sono servite le promesse di uno sblocco entro martedì di 250 milioni dei fondi Cipe e dell’istituzione di un miliardo da erogare con il meccanismo della Cassa depositi e prestiti con un decreto di prossima istituzione. A tal proposito Cialente è stato chiarissimo: «Da quanto si apprende domenica (domani, ndr) il Governo dovrebbe varare un decreto per le questioni dell’Imu e della copertura della cassa integrazione. Mi aspetto che non si perda altro tempo e che già in questo documento venga inserita una norma dedicata al terremoto». Cialente verrà ascoltato in audizione presso l’ottava commissione in Senato il 15 maggio prossimo. In quell’occasione verranno forniti dati e numeri relativi alle pratiche per la ricostruzione ed i fondi necessari, almeno per il 2013. «Ad oggi ci sono 2700 pratiche lavorate e pronte per essere finanziate - ha spiegato l’assessore alla Ricostruzione Pietro di Stefano - Abbiamo calcolato che per il solo 2013 sarà necessario circa un miliardo e trecento milioni. Ci hanno detto che senza il piano di ricostruzione non ci sarebbero stati i soldi. Noi lo abbiamo fatto e abbiamo prodotto il cronoprogramma degli interventi, e non mi sembra che le cose siano cambiate. Se pensano che rimuovendo il sindaco e sciogliendo il Consiglio si potrebbero risolvere i problemi di questa città si sbagliano di grosso. I problemi rimarrebbero e non ci sarebbe alcuna soluzione. Il dovere di un amministratore è quello di proteggere la sua comunità». Il problema dei fondi, comunque rimane, e senza una soluzione rapida si rischia concretamente di perdere un altro anno, un’ipotesi che L’Aquila ed il cratere non possono più permettersi. "I soldi - conclude Cialente - devono arrivare subito, non ci possono più essere promesse che non vengano mantenute. Se non si parte entro giugno rischiamo di slittare a fine anno, con lo stanziamento che verrebbe inserito nella legge di stabilità. E significherebbe tenere bloccate l’ultima parte delle periferie e il centro storico». Infine sull’ex ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, delegato dall’ex premier Monti a seguire da vicino le vicende della ricostruzione: «Il governo Monti e i parlamentari non vollero inserire il miliardo nell’ultima legge di stabilità ma Barca scrisse che in questo modo sarebbe stata lasciata una lacuna a cui i governi successivi avrebbero dovuto porre rimedio».