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Data: 11/05/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pd, patto per Epifani segretario a tempo. Oggi l’assemblea lo elegge per traghettare il partito alle assise. Pressing per il renziano Lotti all’organizzazione. Renzi: ora chi mi criticava è alleato con il Pdl

ROMA L’unica nota fuori dal coro viene da Pippo Civati, che ricorre alle reminiscenze greche: «Con Epifani ci sarà una epifania di candidature». Nel senso che, con la scelta di nominare l’ex leader cgil segretario del Pd post bersaniano, oggi all’assemblea nazionale del Pd si dovrebbe assistere a un pullulare di altre candidature. Tanto pessimismo non dovrebbe trovare seguito, però, dal momento che sul nome di Epifani si è arrivati dopo un lavorio di giorni, con sei saggi nominati per l’occasione che hanno sondato il partito, e dopo una larghissima convergenza registrata in giornata. E’ un vero e proprio patto trasversale, quello che porterà oggi alla fiera di Roma alla nomina di Epifani segretario reggente del Pd fino al congresso. Un incarico a tempo, cento giorni o giù di lì, durante i quali il neo presidente della commissione Attività produttive dovrà rappresentare in maniera unitaria il partito nelle occasioni rituali, esprimerne il punto di vista, accompagnare la preparazione del congresso, e non candidarsi in vista del medesimo.
IL COMITATO

A Epifani verrà affiancato un comitato di reggenti o semplicemente un comitato di ”lavoratori”, rappresentativo di tutte le componenti, che lo aiuterà da qui al congresso. L’unico elemento di attesa di un certo significato è se verrà esaudita la richiesta di Matteo Renzi di avere per sé l’organizzazione al posto del bersaniano Nico Stumpo, per la quale il nome più gettonato è Luca Lotti, fedelissimo del sindaco. L’altro elemento di attesa è costituito da Rosy Bindi, che ha annunciato di voler prendere la parola tra i primi per illustrare finalmente davanti a tutti i motivi delle sue dimissioni, visto che fra l’altro si è dimessa in quanto presidente dell’assemblea.
L’intervento più atteso è quello di Enrico Letta, chiamato alla difficile prova di spiegare alla base, possibilmente per convincerla, la bontà o comunque la necessità positiva dell’intesa con il Pdl per varare il governo. Chiusa in qualche modo la vicenda segreteria e reggenza, è l’accordo di governo con il Cavaliere l’oggetto non del desiderio, ma del contendere. Ad ascoltare Letta sono già annunciati e previsti quelli di OccupyPd, nonché Laura Puppato, la neo senatrice che vuole addirittura presentare un documento ad hoc contro l’accordo Pd-Pdl.

Renzi: ora chi mi criticava è alleato con il Pdl

ROMA Epifani segretario? «A me andava bene ogni nome, non ho messo veti su nessuno, Guglielmo è un’ottima scelta», scandisce Matteo Renzi che oggi ha annunciato la sua presenza all’assemblea del Pd che incoronerà Epifani segretario dei cento giorni, fino al congresso d’autunno. «L’importante è adesso far ripartire il Pd, senza guardarsi indietro», è la valutazione del sindaco, che poi si toglie qualche sassolino: «Certo, non posso dimenticare che sono stato criticato per voler conquistare i voti del centrodestra, mentre ora ci han dovuto fare un governo assieme, al centrodestra». Che a suo modo è anche una benedizione, o un lasciapassare, per il governo dell’amico Letta.
Con l’elezione dell’ex leader Cgil, il «riequilibrio» diessino c’è stato, ma fino a un certo punto. Guglielmo Epifani non è certo di tradizione ex ppi, ma non è neanche post comunista o diessino, lui viene dalla tradizione socialista. Se alla guida del Pd dopo Bersani doveva andare un ex diessino per riequilibrare la marcata presenza ex popolare al governo, allora il diessino può attendere. Se ne parlerà al congresso prossimo venturo di autunno, in vista del quale c’è al momento un solo candidato - il dalemiano con spruzzata di turcogiovanilismo Gianni Cuperlo - in attesa che bersaniani e renziani e altri si decidano a scendere in campo. «Per eleggere il prossimo segretario del Pd non si potrà prescindere dalle primariee», ha tenuto a precisare Cuperlo proprio ieri, stornando da sé un sospetto di marcato spirito identitario d’antan.
E’ quasi sera quando Epifani si materializza alla Camera, immancabile cartella di pelle in mano, sorriso a trentadue denti. «Non mi fate fare dichiarazioni, per carità», si schermisce subito. Qualcosa comunque ci tiene a chiarirla, di avere «accettato per spirito di servizio», e soprattutto di avere ricevuto una messe di telefonate e sms a sottolineare l’unitarietà della scelta.
SOSTEGNO PIENO DI D’ALEMA

Da Veltroni a Bindi, da D’Alema a Fassino, passando per Franceschini, Orfini e altri, con ovviamente Bersani, tutti a chiedergli e a congratularsi per la sua nomina. Particolarmente gradito l’sms di Massimo D’Alema inviato da Barcellona, dove il fondatore dei Ds esprime «pieno sostegno» al nome di Epifani e storna da sé, a quel che si è capito sospetti e maldicenze su veti e simili frapposti alla sua e ad altre candidature. D’Alema sospetta piuttosto altri (i franceschiniani?) di mettere in giro voci su suoi veti, ma raggiunto lo scopo che si era prefisso, non avere in campo un segretario che oscurasse l’ascesa di Cuperlo magari candidandosi a sua volta (come sarebbe stata l’eventuale nomina a reggente del giovane Speranza), il disco verde è arrivato liscio. «Ma vi pare che con tutte le iniziative che ho in giro per l’Europa, e con tutti i problemi che abbiamo del dopo elezioni, mi metta a porre veti su questo e su quello?», si è sfogato l’ex premier con quanti lo hanno interpellato. D’Alema comunque, pare in una telefonata diretta a Epifani, ha detto di considerare «completamente falsa» la storia di suoi veti sul nome del leader Cgil. Una versione a conferma forniva anche Beppe Fioroni, che non vede di buon occhio l’attivismo franceschiniano per poi spiegare che «l’intesa su Epifani si è trovata subito non appena gli ex diessini hanno smesso di litigare tra di loro, e non appena Bersani ha capito che non può tirare la corda». Sicuramente scontenti di Dario il governativo sono i veltroniani, che si sono visti impallinare Marco Minniti, al quale era stata promessa la presidenza della commissione Difesa, poi la delega ai ”servizi” che pare sfumata a favore di De Gennaro.
Sono tutti strascichi e rancori che i democrat si porteranno al congresso. Per quell’appuntamento, già si intravedono le possibili, future maggioranze (e minoranze): se Renzi e renziani usciranno dalla torre d’avorio, appare inevitabile un asse con i veltroniani, come ha già spiegato in un articolo per Europa Paolo Gentiloni, testa pensante del renzismo, che riprende e rilancia il Pd a vocazione maggioritaria di veltroniano conio, e in più punta il dito sulla gestione bersaniana: «Chi ha condotto il partito in questo stato, al minimo storico di consensi, non può certo chiedere di poterne guidare la rinascita». Un j’accuse che vede coivolti, oltre a Bersani, Cuperlo e Franceschini.

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