ROMA «Mi conoscete, io non sono una che si spaventa facilmente. Ma questa volta ho avuto davvero paura. Anche se una contestazione violenta come questa l’avevo già subita giorni fa in un bar. È un clima avvelenato e molto pericoloso, già lo avevo capito da quello che era successo a Franceschini». Renata Polverini ieri sera rifletteva su quanto era accaduto 24 ore prima, documentato da un video caricato su Youtube proprio da coloro che hanno fatto irruzione al ristorante Orazio, in via Porta Latina, a Roma, dove stava cenando con un gruppo di amici e colleghi («non solo del Pdl»): urla, insulti, un’aggressione per fortuna verbale durata diversi minuti, terminata solo quando i camerieri sono riusciti ad allontanare il gruppo di una ventina di persone che esponevano uno striscione con scritto «Mentre voi mangiate senza ritegno, Roma sanguina». Una ragazza ha accusato Polverini e gli altri di avere tagliato la sanità del Lazio, di andare a braccetto con Militia Christi («ma io neppure la conosco Militia Christi»). Hanno gridato «fascisti», «vergogna». Il gruppo protestava anche contro la Marcia per la vita organizzata per il 12 maggio a Roma.
LA SCORTA
Renata Polverini ancora si muove con la scorta: dopo il caso che provocò polemiche dello shopping in via del Corso, l’ex governatrice ora parlamentare del Pdl aveva rinunciato alla protezione, ma il Viminale non ha accolto la richiesta. L’altra sera gli uomini della scorta hanno chiamato una Volante, ma quando è arrivata il gruppo di contestatori se n’era già andato.
A mentre fredda Renata Polverini ha spiegato: «È stata una situazione surreale: mi venivano sotto il naso con fotocamere e telefonini per riprendermi. C’è una stranezza in tutta questa storia: eravamo in una saletta riservata, qualcuno deve avere avvertito questa gente, che penso venga dai centri sociali, altrimenti come avrebbe fatto a trovarci? Quando ero presidente della Regione cose di questo tipo non mi erano mai capitate: certo c’erano le proteste, magari per un piccolo ospedale chiuso, ma con toni e ragioni differenti, perfino più comprensibili. Ma ora è proprio un clima avvelenato, pericoloso, violento».
A tavola, tra gli altri, con Polverini c’erano il consigliere regionale Adriano Palozzi («è stato un agguato») e il candidato al Campidoglio Enrico Folgori, che ha raccontato: «I provocatori non si sono limitati all’aggressione verbale, ma qualcuno ha alzato le mani verso me e altri due amici mentre provavamo a capire le motivazioni della loro protesta. La nostra calma ha evitato che si creassero conseguenze molto più gravi».
LA SOLIDARIETÀ
Molti i messaggi di solidarietà e di condanna del gesto. Per il ministro dell’Interno, Angelino Alfano: «L'aggressione a Renata Polverini è la rappresentazione di quanto può accadere se si fomenta l'odio politico. Nessun atto del genere va sottovalutato». Anche per Nicola Zingaretti, successore della Polverini alla regione Lazio, «simili episodi non possono essere tollerati e vanno condannati in maniera chiara e decisa». Che il clima sia sempre più avvelenato lo dimostra anche l’episodio accaduto ieri sera in Sicilia, a Gela, dove un deputato regionale è stato preso a testate sul naso da un disoccupato esasperato.