di LUIGI IRDI
Caro segretario Guglielmo Epifani. Anzi, quasi segretario, perché fino all'ultimo con il Pd non si sa mai. Caro segretario, si diceva, la prima cosa che all'infelice militante è andata per traverso in queste ore è che nessuno sembrava volersi prendere la patata bollente, quasi che fare il capo del Pd sia diventata solo una suprema fregatura. Matteo Renzi per paura di bruciarsi e perdere un vagheggiato appuntamento con palazzo Chigi, il capo del gruppo della Camera Roberto Speranza perché non voleva fare il "reggente" o come si dice ora "il traghettatore" in attesa del congresso, c'è chi voleva il "candidato solido" (un nuovo leader vero, ma c'è?) e chi quello liquido, il mediatore instancabile alla Enrico Letta, che ora ha altro da fare. Io, l'infelice militante, pensavo che la classe dirigente del mio partito avrebbe fatto a gara a immolarsi per la salvezza della "ditta", come diceva il buon Bersani, non a nascondersi sotto il banco come a scuola prima dell'interrogazione. Caro segretario Epifani, coraggio. Ricorda che anche Bettino Craxi nel 1976 fu eletto segretario del Psi come candidato di compromesso, anzi è rimasta scolpita nel bronzo la frase che pronunciò allora Giacomo Mancini: «Ci mettiamo questo Craxi che piace a tutti e non conta un cazzo». Si è visto com'è andata a finire. Ti auguro lunga vita e una segreteria potente, e che tu riesca a fare ciò che io e tanti altri militanti ti chiediamo. Noi, pazienti reduci da innumerevoli sberle non chiediamo la luna, non pretendiamo nemmeno che tu vinca le elezioni (ci piacerebbe, sì, ma non si sa mai come vanno queste faccende) ma che tu ci garantisca almeno tre cose. In primo luogo un partito onesto, sincero, dove non ci sia posto per 101 traditori che con un voto segreto distruggono in un momento anni di lavoro. Trova i traditori e cacciali senza esitazioni. Ci vuole una bella pulizia. Fuori tutti i vecchi, dalla Bindi a Fioroni, fuori le Finocchiaro e i Fassino che hanno anche ben servito, ma ora, a casa. Solo un partito nuovo e sincero, possibilmente senza correnti organizzate (ma si può avere una corrente che si fa chiamare i "giovani turchi?", andiamo, su) e nutrito da un'idea forte può resistere alla sfida della democrazia interna. L'alternativa è tenere tutti sotto schiaffo e in riga come fa Berlusconi ma quello è pieno di soldi, della democrazia interna se ne infischia, e tu no. Poi, segretario, io, frustrato militante, vorrei che tu ricordassi che il Pd è oggi la sinistra. Sinistra non vuol dire banale demagogia, tasse e spesa pubblica dissennata. Vuol dire giustizia sociale e merito, non uguaglianza cieca ma uguaglianza delle opportunità. Voglio che tu spieghi a gran voce che in Italia il 10 per cento delle famiglie detiene il 45 per cento della ricchezza e che questa follia va corretta e che serve per questo una patrimoniale, bè, chiamala col suo nome, senza nasconderti dietro eufemismi un po' vigliacchi. Infine, tu sai, caro segretario qual è la tua vera missione. Liberare l'Italia dal medioevo berlusconiano, dalle forze che l'hanno ridotta com'è, al lumicino, sprofondata nella crisi economica, culturale e morale. Reagisci, respingi ogni subalternità politica e ogni timidezza. Proprio in queste ore, Berlusconi, che non accetta le regole della legge, attacca a Brescia la magistratura che lo ha condannato. Non rivolgere lo sguardo da un'altra parte per evitare le accuse di "antiberlusconismo". Tu rappresenti il Pd e quelli del Pd sono molto, ma molto antiberlusconiani anche se la sorte ha portato il partito in maggioranza con Capezzone, che a pensarci uno gli vengono i crampi allo stomaco. E se la liberazione passa per Beppe Grillo, caro segretario, non fare lo schizzinoso. Ci vuol coraggio, a fare il segretario del Pd