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Data: 11/05/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Teramo e L’Aquila resa dei conti tra i democrat

TERAMO Solo fino a pochi giorni gli striscioni esposti sui balconi della sede del Pd teramano di corso De Michetti davano l’idea di un partito schierato contro il governo delle larghe intese, ma ora il malpancismo locale va ben oltre le recenti dinamiche nazionali. Ad esempio, come spiega il presidente regionale del Pd, Manola Di Pasquale, in provincia non «si è voluto tagliare il cordone ombelicale con il vecchio, con le rappresentanze di un tempo». Per farla breve, è mancato il rinnovamento, accusa mossa da più parti: «Nel momento in cui ci si chiede nuova linfa, siamo rimasti collegati a vecchie logiche». La democratica di area Dem muove un appunto anche all’attuale coordinatore provinciale, Robert Verrocchio, che solo recentemente ha annunciato che non bisserà il suo mandato: «Questa problematica è stata pure acuita dalla mancanza di personalità forti al timone, che si sarebbero dovute smarcare dai condizionamenti dei vecchi partiti».
PASSO INDIETRO
C’è malcontento a Teramo, così come serpeggiano perplessità all’Aquila. Eppure non sono mancati gli esempi di chi, in forte anticipo sui tempi, ha denunciato problemi che ora gli scontenti cavalcano da più parti. Il consigliere regionale Claudio Ruffini, che a metà gennaio ha rassegnato le dimissioni dalla dirigenza del Pd, ricorda che «già nel 2010, in netto anticipo sulla filosofia renziana, avevo annunciato il mio passo indietro, dichiarando di non ripresentarmi alle prossime regionali: ma il problema teramano è che non c’è più nessuno che si sporca con la base, tanto che manca la vera rappresentanza delle problematiche di ogni giorno».
Il democratico «storico» Antonio Topitti, rappresentante per eccellenza dei malpancismi della base, porta alla luce uno dei temi più dibattuti, cioè quello dei «disagi riportati nelle assemblee comunali di Teramo e completamente disattesi, in ultimo le tante riunioni per definire il candidato sindaco della coalizione di centrosinistra, che non hanno portato a nulla».
Il sindaco di Pineto, Luciano Monticelli, è lapidario: «La base, e più in generale gli elettori, non ne vuole sapere più delle tessere, si va avanti a liste civiche nelle amministrative perché il solo logo del partito fa storcere il naso, non se ne può più dei vecchi schemi; nel nostro territorio poi hanno pesato le diverse sconfitte in provincia e nei diversi comuni».
IL DOPO-PEZZOPANE
Frattanto all’Aquila i Democrat sono alle prese con il problema della scelta dell'erede, come assessore comunale, di Stefania Pezzopane, la neosenatrice al momento ancora in sella. La vecchia guardia dei democrat farebbe il tifo per il capogruppo in Consiglio comunale, Maurizio Capri; un'altra parte per la consigliera Antonella Santilli; entrambe le scelte consentirebbero il rientro in Consiglio di Tonino De Paulis, sfrattato dall'aula dalle nuove maggioranze in Comune. La new generation dei democrat sembrerebbe tifare invece per una outsider, ma non troppo. Si tratta di Emanuela Di Giovambattista candidata in Provincia nella lista «Io sto con Stefania» che di professione fa la psichiatra.
Si ha l'impressione che la Pezzopane cerchi di fare l'equilibrista per non far emergere i dissidi interni al partito. Divergenze di opinione che ci sono sempre state e che ora sembrano però incontenibili.

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