PESCARA Un sogno iniziato 150 anni fa, con la nascita della linea ferroviaria adriatica e della prima stazione dell’antica Castellamare. Una strada di ferro che univa il Nord Italia al Centro Sud e che trasportava crescita economica e sociale, modifiche nel paesaggio che con le nuove stazioni privilegiava la costa favorendo la nascita delle prime città sul litorale, vivacità culturale e strutture ricettive. 150 anni dopo, la Fondazione Pescarabruzzo, insieme ad un imponente comitato promotore, torna a parlare delle infrastrutture della mobilità cittadina e regionale in un momento storico in cui i passaggi a livello che avrebbero dovuto aprire la strada per l’Abruzzo verso l’alta velocità e un piano di trasporti innovativo, sembrano inesorabilmente abbassati.
E’ questo il tema del convegno che si è tenuto ieri, nella sala conferenze al quarto piano della sede della Fondazione, passando attraverso la mostra oleografica e di diorami ferromodellistici sull’antica ferrovia, installata al piano terra, a rappresentare quasi simbolicamente il tragitto tra memoria storica e progetti per il futuro. I relatori seduti al tavolo della presidenza hanno ripercorso le tappe fondamentali di questo secolo e mezzo di storia, riconoscendo il ruolo strategico della regione abruzzese, allora come ora, in quanto snodo centrale per il collegamento delle varie parti della penisola italiana. In sottofondo, la domanda se il sogno di 150 anni fa, di una rete infrastrutturale che favorisse la crescita economica e sociale della regione, possa essere lo stesso di oggi. Piero Muscolino, tra i primi esperti intervenuti, già dirigente FS e docente del Politecnico di Milano, taglia corto: «Per l’alta velocità si devono costruire linee ferroviarie completamente nuove che consentano i 300 km orari. La soluzione per l’Abruzzo? Treni veloci a 200 km/h e il collegamento con Bologna e la linea Milano/Torino». A sottolineare però il ruolo decisivo per il rilancio del territorio, di una politica di investimenti sulla rete ferroviaria, è Nicola Mattoscio, Presidente di Pescarabruzzo, che rivaluta, fra l’altro, il ruolo della «città vasta» di Pescara che in un raggio di 20 km racchiude oltre 400mila abitanti. I dirigenti di Italo prima e di Trenitalia poi avevano frenato le valutazioni in base a presunte condizioni di scarsa domana. «Non sussistono condizioni di convenienza per scendere con i progetti di alta velocità sotto Ancona? E’ una valutazione errata, sostiene Mattoscio, «il vero polo-città del medio adriatico è l’area metropolitana di Pescara. La consistenza di flussi da veicolare, allora, va solo organizzata e fatta emergere».