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Data: 12/05/2013
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
«Cialente ormai è come un pugile suonato» De Matteis accusa il sindaco di chiedere aiuti allo Stato e poi disprezzare il tricolore

È ancora la questione del tricolore rimosso dagli uffici pubblici e le scuole comunali a tenere banco, e generare tensioni, tra maggioranza ed opposizioni in Consiglio. I gruppi di minoranza, dopo le dure parole del sindaco, Massimo Cialente, («Il Governo ha dichiarato guerra alla nostra città») hanno fatto infuriare le opposizioni che non esitano a lanciare strali sul primo cittadino. «Si comporta, ormai, come un pugile suonato. Non è lucido - attacca Giorgio De Matteis di L’Aquila città aperta - Come si fa a chiedere aiuto allo Stato, al Governo, al Presidente della Repubblica, e poi mostrare disprezzo sul simbolo dell’unità nazionale?». Lo stanziamento annunciato dei 250 milioni di fondi Cipe «non è niente di più che lo sblocco di una tranche di fondi peraltro dovuti all’Aquila, anzi ne dovranno essere erogati altri 300 in un primo momento e successivamente altri 895. Tutte cose già risapute. Cialente con le sue pagliacciate romane non ha riportato alcun risultato e anche sul fantomatico miliardo ha mistificato la realtà. Nessuno ne ha mai parlato, come ci hanno confermato sia l’ex ministro Barca sia l’ex sottosegretario Catricalà». Per Raffaele Daniele dell’Udc la battaglia «andava combattuta nelle Istituzioni, non contro di esse o ponendosi al di fuori. Penso, ad esempio, all’impugnazione per incostituzionalità del decreto che non stanziava i fondi necessari per la ricostruzione. Sarebbe stato un segnale politico forte, ma che sarebbe rimasto all’interno delle regole costituzionali». Nel corso della conferenza stampa Daniele Ferella (Tutti per L’Aquila) ha ricordato che l’ordine del giorno presentato dalle opposizioni per ottenere il ripristino del tricolore «è stato bocciato dalla maggioranza. Non è vero che questa ha chiesto a Cialente di non riposizionarlo su uffici e scuole. E nel documento, inoltre, si faceva notare come rimettere le bandiere non significava abbandonare la protesta, ma cambiarne forma, dialogando con le Istituzioni». Per Alessandro Piccinini, Gruppo misto, «non è possibile dileggiare i simboli dello Stato per generare confusione e creare alibi alle proprie inefficienze» ed Emanuele Imprudente (L’Aquila città aperta) chiede maggiore condivisione «nelle scelte che fa il sindaco, che rappresenta una città». Per Corrado Ruggeri, coordinatore del movimento, «Senza condivisione non ci sarà mai ricostruzione».

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