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Pescara, 18/12/2025
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Data: 12/05/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Berlusconi accusa «Io come Tortora». In piazza a Brescia è alta tensione. Polemica sulla presenza di Alfano

Contestazioni da centri sociali M5S e Sel. «No a falli di reazione». Evitati affondi duri, spostata a Roma l’assemblea di domani

BRESCIA Nessuna mano da stringere, come vorrebbero le prime file della piazza. Il Cavaliere arriva fin sotto il palco con l’auto blindata e se ne va allo stesso modo qualche secondo dopo la fine del comizio. Perché ci sono pure le ultime file che fischiano e urlano: «Occhio gente, Silvio mente». Specie quando si paragona a Enzo Tortora offrendosi come martire della giustizia. Però un martire mansueto, dice, che non si abbandona «a falli di reazione» e che non mette in discussione il governo: «Perché io sono leale».
Piazza dalle due facce quella che sotto il Duomo aspetta Berlusconi. Quelli che contestano e quelli che si esaltano, quelli che lo osannano e quelli che protestano. E pure il Cavaliere ha due facce: quella buona che esorta Letta ad andare avanti «perché il nostro accordo è un evento epocale», e quella arcigna che si scaglia contro i giudici «accecati da odio e invidia». Quella docile che spinge il governo a fare riforme per rilanciare l’economia, e quella feroce che invoca «responsabilità civile per i magistrati».
CAMPAGNA ELETTORALE

Sul palco di Brescia ci sono solo lui e l’immensa scritta alle sue spalle: Adriano Paroli sindaco. Paroli però si vede solo alle fine, e delle elezioni comunali di fine maggio non si parla. «Non sarà una manifestazione contro i giudici, ma a favore di Silvio» annuncia Gasparri prima che il Cavaliere si manifesti. Si deve ricredere dopo quaranta minuti di comizio che diventano una sfida aperta ai magistrati: «Quando ero premier Fini e Casini mi hanno impedito di riformare la Giustizia. Conto di farlo adesso grazie a questa grande coalizione». Che sembra un auscipio, ma è un avvertimento. Attenuato però, e non poco, dal fatto che la manifestazione prevista per domani sotto il Tribunale di Milano è stata spostata a Roma, giusto per non dar l’idea dell’accanimento.
SODDISFATTO PER L’IMU

La parte che sta con lui ondeggia: «Chi non salta comunista è». Berlusconi si ferma, sorride: «Io non posso saltare visto che governo con loro». Prova e vedere il bicchiere mezzo pieno, l’accordo col Pd - sostiene - sta portando risultati: «E cominciare dall’Imu sarà abolita per sempre, ed è una bella soddisfazione per noi». Poi ridetta la sua agenda, niente aumento dell’Iva, detassare le nuove assunzioni, elezione diretta del Capo dello Stato. Possibile? «In questo governo ci crediamo e lo sosterremo lealmente».
DOPPIO BINARIO

Pacificante e distensivo, insomma. Nella sua agenda, tuttavia, c’è anche dell’altro. «Non mi sento di tacere di fronte all’ultimo assurdo atto giudiziario nei miei confronti». Ecco, il bello viene adesso. O il brutto, a seconda della parte della piazza che lo ascolta. «Ho rivisto le immagini del povero Enzo Tortora quando si rivolse ai giudici così: io sono innocente, spero che lo siate anche voi». Dice di sentirsi come Tortora: «Però se credevano di intimidirmi con questa settimana di violenza e di assedio nei miei confronti, si sbagliavano di grosso. Io sono qui, più determinato di prima».
Determinato anche a mettere alle strette i nuovi «storici alleati del centrosinistra». Perché l’altra parte del comizio è tutta dedicata alle toghe: separazione delle carriere, parità tra accusa e difesa, riforma delle intercettazioni. Ma soprattutto: «I magistrati sono gli unici a non pagare per i loro errori: ci vuole la responsabilità civile». La sfida è lanciata, ai giudici ma anche al Partito Democratico.

Polemica sulla presenza di Alfano
La replica: leale a governo e Pdl

LE REAZIONI
ROMA Ministri fisicamente divisi, quanto mai prima, in un governo nato gracile ed ai primi passi del suo difficile itinerario. E’ quanto si è visto nella giornata di ieri con i ministri del Pd all’Assemblea nazionale del partito per l’elezione del nuovo segretario, e quelli del Pdl in piazza a Brescia per una manifestazione, sì di partito, ma di esplicita contestazione contro uno dei tre poteri dello Stato, la magistratura, su cui si regge il sistema istituzionale italiano. Indetto dopo la conferma della condanna di Berlusconi nel processo Mediaset, i partner della maggioranza avevano sperato che al radino bresciano non partecipassero membri del governo. La speranza è durata fin quando Angelino Alfano ha twittato: «Oggi pomeriggio tutti a Brescia, a fianco al presidente Berlusconi e al nostro sindaco Paroli».
Dall’assemblea democrat non hanno tardato a levarsi voci preoccupate. Per prima quella di Guglielmo Epifani: «Il lavoro del governo non è facile, abbiamo tante mine, e oggi - ha detto il neosegretario - è la giornata in cui qualcuno a Brescia sta mettendo un’altra mina». Poco dopo lo stesso Letta, pur non citando la manifestazione del Pdl, ribadiva che «tra i nostri valori, e lo riconfermo qui, ci sono la difesa delle istituzioni e il rispetto dell’autonomia della magistratura, sempre e comunque, qualunque cosa accada». Anche Rosy Bindi, dalla tribuna democrat, «pacatamente» non perdeva l’occasione per definire «grave la presenza del vicepremier a Brescia».

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