Battaglia per i fondi post sisma. Il sindaco: «Spero che lo Stato mi rimuova il 2 giugno». Mercoledì il giorno della verità con la discussione del decreto spesa insieme al caso Imu
L’AQUILA Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, provoca: «Se il Ministero intende rimuovermi, lo faccia il 2 giugno, giorno della festa della Repubblica. Così gli italiani sapranno che all’Aquila siamo stato abbandonati». Poi replica a Giorgio De Matteis: «Io non sto chiedendo aiuto allo Stato, sto pretendendo quello che avrebbe già dovuto darci. Dunque nel mio gesto non vi è alcuna contraddizione. Non c’è programmazione di risorse da parte dello Stato. Non hanno voluto la tassa di scopo, ora ci dicono di non avere i soldi per la ricostruzione, ci dicono di aver speso già 10 miliardi. Noi non li abbiamo visti. La delibera Cipe basterà appena per coprire la periferia». La città dimostra anche questa volta di essere divisa in due sulla questione delle bandiere. Allo sciopero istituzionale del sindaco fanno da contraltare bandiere spuntate in alcuni punti strategici della città. Mercoledì sarà il giorno della verità: sarà in discussione il decretone Spesa per Cassa integrazione e Imu: «Tuttavia io sono pronto ad andare da Letta, spero mi convochi al più presto». Cialente ha la netta sensazione che L’Aquila sarà tradita dall’Imu.
La sfida di Cialente «Vi saluto il 2 giugno»
«Se il Ministero intende rimuovermi, lo faccia il 2 giugno, giorno della festa della Repubblica. Così gli italiani sapranno che all’Aquila siamo stato abbandonati». Il sindaco Massimo Cialente non molla. «Togliere la bandiera è un atto volgare dal punto di vista istituzionale? Forse sì, ma non mi si dica che il mio è stato un atto indegno». Poi la replica a Giorgio De Matteis: «Io non sto chiedendo aiuto allo Stato, sto pretendendo quello che avrebbe già dovuto darci. Dunque nel mio gesto non vi è alcuna contraddizione». Ancora: «Non c’è programmazione di risorse da parte dello Stato. Non hanno voluto la tassa di scopo, ora ci dicono di non avere i soldi per la ricostruzione, ci dicono di aver speso già 10 miliardi. Noi non li abbiamo visti. Avremo speso finora 4 miliardi di euro, gli altri non li abbiamo spesi noi. Non volevamo il G8, né le bottiglie di champagne nel frigorifero. Mi sto battendo per avere riconosciuti i diritti della città. Senza il miliardo aggiuntivo non potranno partire i cantieri del centro storico. La delibera Cipe basterà appena per coprire la periferia». Il primo cittadino sta ricevendo in questi giorni le attestazioni di stima e solidarietà anche da parte dei sindaco di Perugia e Rieti. La città invece dimostra anche questa volta di essere divisa in due sulla questione delle bandiere. Allo sciopero istituzionale del sindaco fanno da contraltare bandiere spuntate in alcuni punti strategici della città fra cui il Castello e perfino piazza Duomo, dove sventola un tricolore enorme. Qualche cittadino ha srotolato il suo tricolore dal balcone, per qualcuno è una precisa scelta politica, per altri invece è un modo per ribadire l’importanza dell’unità. Mercoledì sarà il giorno della verità; sarà in discussione il decretone Spesa per Cassa integrazione e Imu: «Tuttavia io sono pronto ad andare da Letta, spero mi convochi al più presto». Il ministro Saccomanni continua a tranquillizzare gli italiani dicendo: i soldi per l’Imu ci sono, mentre Cialente si preoccupa perché ha la netta sensazione che L’Aquila sarà tradita dall’Imu. «Il miliardo figurava nella bozza del decreto Monti», ripete. «De Matteis e gli altri non capiscono, non sono in sintonia con la città e riportano il tutto a un discorso politico - continua Cialente -. Paradossalmente fanno opposizione a me e non al Governo». Ancora: «De Matteis è inaridito, sembra un limone spremuto. Sembra avercela con la città intera. Ho invece fiducia nei ragazzi, anche con quelli che si sono candidati con lui. Tuttavia, se davvero vogliono condividere, intendono essere parte della partita, dovevano venire a Roma in occasione della protesta delle carriole, invece ricordo che qualcuno di loro bollò l’iniziativa come una pagliacciata». Infine, una perla: dal governo arriveranno 13 milioni anziché 26 in relazione alle spese del bilancio semplicemente perché nell’atto i burocrati hanno sbagliato scrivendo in maniera errata: «Maggiori spese».