«Disagi, posti in piedi e finestrini chiusi». Sono tanti i pendolari che ogni giorno utilizzano il treno, per lavoro o studio, che da Teramo va a Chieti e che spesso lamentano ritardi e treni soppressi senza preavviso. Ieri mattina molti hanno protestato contro la situazione che hanno trovato. «Siamo abituati ai disagi - afferma Simona S., insegnante di 35 anni - ma ieri mattina è stato toccato davvero il fondo: nonostante fosse lunedì, giorno in cui notoriamente c'è maggiore presenza sia di studenti, tra l'altro con le valigie al seguito, sia di pendolari, il treno che avevamo a disposizione, la vecchia littorina, aveva solo due vagoni».
Il treno, partito da Teramo alle 7,25, è arrivato a Chieti alle 9,30. «A Giulianova - afferma ancora la pendolare - c'erano già persone in piedi. In più i finestrini erano chiusi, il caldo davvero soffocante. A Pescara Porta nuova gli studenti facevano addirittura fatica a salire, una situazione davvero inaudita. Il treno, che è decisamente obsoleto, stentava a ripartire, perché pieno come un uovo». Secondo la denuncia di molti passeggeri, il treno era così affollato che nei corridoi esterni le persone erano pressate tra loro. «Tutto questo - afferma ancora l'insegnante - in barba alle norme sulla sicurezza ma anche al fatto che per viaggiare stipati e con il caldo soffocante si pagano quasi 10 euro, tra andata e ritorno. Sono arrivata anche con circa 18-20 minuti di ritardo». L'insegnante, che da circa 15 anni viaggia in treno, lamenta anche un peggioramento del servizio. «I tempi di percorrenza - sottolinea - si sono allungati: se prima da Teramo a Chieti si impiegava un'ora e un quarto, un'ora e mezza, adesso ce ne vogliono due. E' vero che sono state aggiunte due fermate, ma non credo che sia opportuno, per studenti e pendolari, andare avanti così. Si parla tanto di alta velocità ma qui da noi, purtroppo, siamo rimasti all'età della pietra. Viaggiare in treno significa ridurre traffico e inquinamento ma di certo non deve essere una sofferenza».
Intanto il consigliere regionale del Pd Claudio Ruffini polemizza sulla convenzione tra la Regione e Trenitalia per il trasporto gratuito delle biciclette sui treni. «Paghiamo il triplo delle Marche (30 mila euro contro 10 mila) e siamo penalizzati nel servizio: loro non hanno limiti al numero di biciclette per ogni convoglio, mentre nella nostra regione c'è un numero massimo di 5», sostiene.