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Data: 14/05/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Boccassini: 6 anni per Berlusconi «Bugie, teoremi ispirati dall’odio»

MILANO E’ provato «oltre ogni ragionevole dubbio» che «Ruby si prostituisse», che «abbia fatto sesso con Silvio Berlusconi» ottenendo in cambio «benefici». E l’ex presidente del Consiglio «sapeva della sua minore età», la parentela con Mubarak è «una balla colossale». Dopo sei ore di requisitoria il procuratore aggiunto Ilda Boccassini tira le fila di due anni di processo: «Io condanno l’imputato Berlusconi - e subito si corregge -. Si chiede la condanna a sei anni di carcere», con interdizione perpetua dai pubblici uffici, interdizione legale per sei, nessuna attenuante generica. Il leader del Pdl è sconcertato: «Che devo dire? Teoremi, illazioni, forzature, falsità ispirate dal pregiudizio e dall’odio, tutto contro l’evidenza, al di là dell’immaginabile e del ridicolo. Ma consentito sotto lo scudo di una toga. Povera Italia!».
PROSTITUZIONE ORGANIZZATA

Per la procura di Milano le feste allestite dall’ex premier ad Arcore non sono le innocenti cene con karaoke e quattro salti in discoteca raccontate dai testimoni della difesa. A villa San Martino, dice senza giri di parole la Boccassini, funzionava «un sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento sessuale di Silvio Berlusconi». Attorno a casa del Cavaliere gravitava un variegato mondo, c’erano «le extracomunitarie, le prostitute, giovani laureate, ragazze con un ruolo nelle istituzioni» come Nicole Minetti «con un doppio lavoro» e in queste serate dove c’era di tutto «si colloca il sogno di Karima». La bella marocchina aveva solo 17 anni, particolare anagrafico «noto» a Berlusconi, era determinata, ambiziosa e divenne in fretta «la preferita, la più gettonata», tant’è che frequentava Arcore in tutte le «feste comandate». Perciò quando la sera del 27 maggio Ruby viene portata in questura nell’entourage del capo del governo si scatena il panico. «Il premier era ben consapevole dei pericoli del fermo della minore, l’intervento sui funzionari è da ricondurre alla sua sfera personale». Dopo il ciclone Noemi, Karima era un passo falso che il Cavaliere non si poteva proprio permettere.
Così «per proteggere la ragazza si costruisce un apparato militare: possiamo credere alle risibili affermazioni della difesa che sia stato messo in piedi per salvare una povera ragazza marocchina?». Il presunto intervento indebito sulla questura, con tre telefonate di Berlusconi al capo di gabinetto per il rilascio immediato di colei che venne definita la nipote di Mubarak, costa al fondatore del Pdl una richiesta a cinque anni di carcere per concussione più uno (in continuazione) per la prostituzione minorile. Ilda Boccassini cita l’articolo 319 quater che disciplina «l’indebita induzione a dare o promettere utilità», formula che a seguito della riforma Severino sostituisce la concussione.
SOLDI A RUBY

Ruby, sostiene l’accusa, «faceva sesso con Berlusconi» e da lui «aveva direttamente quello che le serviva per vivere in cambio delle serate ad Arcore». In una conversazione registrata la ragazza lo dice esplicitamente, commentando la precaria situazione politica del suo benefattore: «Finché c’è lui mangio, senza di lui che c...o mangio?».
Il Cavaliere, spiegano i pm, è stato generoso con Karima: le avrebbe versato oltre 4 milioni e mezzo di euro, «come dimostrano le intercettazioni, un biglietto sequestrato e i prelievi fatti dall’ex premier su uno dei suoi conti». Aiuto economico a una giovane in difficoltà, assicurano i legali. «Silvio mi chiama di continuo, mi dice di passare per pazza: ”Ti dò tutti i soldi che vuoi, però non dire niente”», rivela lei in un’altra telefonata. Ora, conclude la Boccassini, «noi abbiamo raccolto le prove documentali, o si accetta la nostra ricostruzione o quella della difesa: bianco o nero, una via di mezzo non esiste». Il 24 giugno la sentenza.

Dalla notte in questura alle «cene eleganti»

MILANO In principio era Ruby Eyek. Con quel nomignolo, a 16 anni, sfilò sulla posticcia passerella del concorso ”Una Ragazza per il Cinema” di Sant’Alessio Siculo. Era il 7 settembre 2009, a presiedere la giuria dell’ambito premio c’era Emilio Fede il quale confessò di essersi commosso «per la triste storia di una giovane egiziana a cui ho garantito un aiuto». Mantenne la parola. E per Ruby, che sperava di poter aprire le porte di Cinecittà, si spalancarono quelle della villa di Arcore.
Sentendo Ilda Boccassini che ricorda quella serata siciliana di fine estate, sembra sia passato un secolo. Invece sono appena tre anni e mezzo, ma così intensi che le sei ore di requisitoria dedicate a ricostruire il «caso Ruby» sembrano insufficienti. Ci sarebbe infatti da raccontare anche la storia politica dipanatasi di pari passo con quella giudiziaria, fino all’adunata di sabato a Brescia, con Berlusconi sul palco che si paragona a Enzo Tortora e un cartello che svetta nella piazza: «Boccassini, basta balle».
La data chiave di tutta la vicenda è il 27 maggio 2010. Ruby è in Questura per accertamenti, il milieu delle feste di Arcore va nel panico. Una prostituta brasiliana, Michelle Coincecao, avverte il Cavaliere che si adopera in prima persona, parla coi funzionari di polizia dicendo che la ragazza «è nipote di Mubarak», riesce a farla consegnare alle cure della Coincecao e di Nicole Minetti. Per Ilda Boccassini è il punto più critico. E più grave. Tanto da valere cinque anni di carcere.
CENE ELEGANTI E BURLESQUE

Il rimanente anno di carcere (in tutto sono sei quelli chiesti dal pm) riguarda ciò che avvenne nel villone del Cavaliere prima e dopo il 27 maggio. E cioè quelle che secondo il padrone di casa erano «cene eleganti» o tutt’al più «spettacoli di burlesque», e per alcune partecipanti «un puttanaio». E’ Ruby la prima a parlarne coi magistrati. Lo fa mentendo, come sovente le accade: «Ci sono stata tre volte». Invece da febbraio a maggio 2010 c’è stata quattordici volte, talvolta fermandosi anche per l’intero week-end. Ha fatto sesso con lui? L’accusa è convinta di sì, la difesa giura di no.
La nipote di Mubarak viene interrogata in gran segreto a luglio 2010 dopo che l’eco della controversa nottata in Questura è giunta in Procura per mano di alcuni agenti indignati dal trattamento di favore riservato alla ragazzina. I resoconti di questa minorenne di «furbizia orientale» (copyright Boccassini) danno l’abbrivio a intercettazioni, verifiche, e a tutto ciò che viene raccolto in 27 mila pagine del fascicolo processuale.
Tutto rimane riservato per qualche mese. A ottobre 2010 Berlusconi è impegnato ad arginare il turbolento addio del «traditore Fini» alla sua maggioranza quando le prime indiscrezioni svelano all’Italia il mondo del bunga bunga. Che è fatto di aspiranti attrici, show girl in erba, mantenute di alto lignaggio, ma anche di «disperate da favelas» (copyright Nicole Minetti). Allietano le notti del Cavaliere, chi dice semplicemente cantando e ballando, chi sostiene elargendo prestazioni sessuali .
IL MONDO DELLE OLGETTINE

Sia come sia, il Cavaliere le omaggia di lauti compensi. Buste di duemila, cinquemila euro. Gioielli. Particine in tv. Un bell’appartamento nell’ormai celeberrimo condominio di via Olgettina. Per le più fortunate - che sono pure testimoni al processo - un fisso mensile. A tenere i contatti fra loro e Arcore sono la Minetti, Emilio Fede e Lele Mora, ora sotto accusa per favoreggiamento della prostituzione. I cordoni della borsa invece li tiene il ragionier Spinelli a cui il Cavaliere da sempre affida la gestione del suo argent de poche.
Personaggio misterioso, il ragioniere, tanto da essere poi vittima di un rapimento lampo (ottobre 2012) dai contorni oscuri. Quando diviene pubblico il ruolo di Spinelli, il caso Ruby diventa anche un caso politico. Siamo a gennaio 2011, l’indagine esce definitivamente dal cono della riservatezza, la Guardia di Finanza va a perquisire il suo ufficio, ma nessuno apre: «Questi locali sono nelle pertinenze del Presidente del Consiglio, che gode dell’immunità».
Sono due mesi roventi, la Procura chiede al Parlamento di perquisire «le pertinenze del Presidente» e invia il fascicolo delle indagini alla Camera. Poche settimane dopo viene chiesto il «giudizio immediato», il 31 maggio 2011 la prima udienza del processo. Ma più che le cronaca delle udienze, fanno notizia le battaglie fuori dal Tribunale, i legittimi impedimenti, le malattie che tengono il Cavaliere lontano dall’aula, le mobilitazioni di piazza. Fino a quella dell’11 marzo scorso quando i neoeletti del Pdl invadono Palazzo di Giustizia e Ilda Boccassini - così racconta durante la requisitoria - si sente «come smarrita».

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