In previsione del tavolo tecnico interministeriale, coordinato dal sottosegretario Giovanni Legnini, che si terrà domani, Cialente (che sarà ascoltato in commissione al Senato) ha trovato l’appoggio dei sindaci del cratere nella battaglia cominciata con la rimozione del tricolore dal Comune e la riconsegna della fascia a Napolitano. Il sindaco e il coordinatore delle aree omogenee, Emilio Nusca, hanno siglato un documento inviato al capo dello Stato, ai presidenti delle Camere e agli esponenti del governo. È un elenco delle priorità. A partire dai fondi per la ricostruzione: «I piani prevedono una spesa pari a 5,5 miliardi di euro per L’Aquila, mentre per i restanti comuni del cratere la spesa prevista è pari a 4,2 miliardi di euro. In questo momento non vi è alcuna previsione normativa di stanziamento. Il finanziamento della delibera Cipe 135 del dicembre 2012 è appena sufficiente per completare la ricostruzione delle periferie dei comuni, peraltro spalmato in 3 annualità. Per poter avviare la ricostruzione dei centri storici sin dal 2013, il coordinamento dei sindaci, richiede, sempre col meccanismo del finanziamento tramite Cassa Depositi e Prestiti, rivelatosi particolarmente efficace al punto che è stato riconfermato per il sisma dell’Emilia, la cifra di 1,4 miliardi entro il prossimo mese». Per quanto riguarda gli anni successi 2014- 2018, invece, «sarà necessario assicurare i restanti 8 miliardi suddivisi in tranche che garantiscano trasferimenti progressivi e costanti». Accanto a questo i sindaci chiedono adeguamenti normativi «che il Governo avrebbe dovuto assicurare attraverso un unico testo per confermare gli articoli delle ordinanze cessate con la fine dell’emergenza, delle quali si ha ancora bisogno». È stata evidenziata anche la problematica relativa ai comuni fuori cratere che hanno a disposizione ad oggi appena 55 milioni. Dai sindaci anche una mano tesa: «Il coordinamento, consapevole delle difficoltà del Governo, ritiene comunque che lo Stato come pochi mesi fa ha fatto per l’Emilia, saprà affrontare l’emergenza abruzzese».