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Data: 15/05/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il Pdl contro Boldrini per i fatti di Brescia. Tensioni sulla giustizia

ROMA Su giustizia e dintorni restano forti le tensioni in Parlamento e nella maggioranza. Sulle contestazioni di cui è stato fatto segno il Pdl a Brescia nel corso della manifestazione contro i pm è alla Camera che si accende lo scontro tra Renato Brunetta e la presidente Laura Boldrini. «Deputato Boldrini - è il poco ossequioso incipit del capogruppo azzurro, piccato perché la Boldrini gli si è rivolta, a lui che è presidente di gruppo, chiamandolo semplicemente deputato - io a Brescia c’ero e sono stato scortato da polizia e carabinieri per poter svolgere le mie libere funzioni di rappresentante del mio partito. E ho visto le bandiere e gli insulti del suo partito. Ho visto i teppisti sotto le bandiere di Sel e del Movimento 5 Stelle che impedivano lo svolgimento di una manifestazione democratica». Ricordato che nei giorni scorsi «non è venuta, nonostante le sollecitazioni, nessuna presa di distanze dal suo partito e da M5S», il capogruppo pdl ha accusato la presidente Boldrini di «avere due pesi e due misure per la solidarietà» verso le vittime di violenze.
PARLO QUANDO DECIDO IO
Secca la replica di Laura Boldrini: «Il presidente della Camera si riserva di intervenire quando lo ritenga necessario e non su sollecitazione di parte. Il presidente - ha aggiunto la leader di Montecitorio - è terzo e imparziale rispetto alla competizione politica e non si può pensare che debba intervenire su ogni episodio che riguardi attività di partito. Finirebbe così per mancare al suo ruolo di garanzia». Assolutamente insoddisfatto Brunetta che parla di «risposta elusiva» e taccia la presidente della Camera di «afasia inquietante e foriera di gravi conseguenze sul piano sociale».
Intanto, sono i fedelissimi del Cavaliere a fare quadrato attorno al leader dopo le richieste di condanna nel processo Ruby. Daniela Santanchè, tra i più pessimisti, si dice certa che Berlusconi il 24 giugno «sarà condannato». Di avviso contrario l’avvocato Nicolò Ghedini, che parla di «processo mediatico ma che dal punto di vista giuridico non ha nulla» e che, proprio per questo - «lo dico perché conosco gli atti» - vedrà il Cavaliere assolto. Francesco Nitto Palma e Daniele Capezzone esprimono la convinzione che il processo Ruby ubbidisca al disegno di «far fuori politicamente» il leader del Pdl. Per il presidente della commissione Giustizia del Senato, «sarebbe il primo caso nel mondo occidentale di un leader escluso dalla politica non per il dissenso degli elettori, ma per via giudiziaria».
Quanto al Pd appare evidente la scelta di non acuire le tensioni, limitandosi a una difesa della magistratura accompagnata dall’auspicio che le sorti del governo restino estranee alle vicende giudiziarie del Cavaliere. Lo dice tra gli altri Francesco Boccia, sottolineando che il medesimo augurio è stato formulato «con grande saggezza dallo stesso Berlusconi». Il quale, peraltro, appena rientrato a Roma, ha incontrato i suoi due avvocati, Nicolò Ghedini e Piero Longo.
In serata si è fatto sentire anche Michele Vietti che, dai microfoni di Radio 24, ha affermato di «non credere che i magistrati destabilizzino: fanno il loro dovere». Il vicepresidente del Csm, che si dice «onorato» dalla condivisione da parte del capo dello Stato della sua difesa dell’ordine giudiziario, ha osservato che «qualche volta le iniziative giudiziarie hanno delle ricadute sul sistema politico. Ma bisogna che i protagonisti sappiano gestire queste inevitabili fasi con lucidità e pacatezza, senza esacerbare gli animi e senza strumentalizzazioni che inducano alla destabilizzazione del sistema». Alla voce del numero due di Palazzo dei Marescialli si è aggiunta la richiesta dei membri togati di Magistratura Indipendente al Csm di un intervento a tutela dei giudici del tribunale di Milano.

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