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Data: 16/05/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il governo accelera sulle riforme: primi passi in aula a fine mese. Finocchiaro: «Via il Porcellum, non c’è tempo da perdere»

ROMA Il governo Letta accelera sulle riforme. Diverse le novità. Il 22 maggio le commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato si riuniranno in seduta comune, a Montecitorio, per audire il ministro alle Riforme Quagliariello. Per il 29 maggio, invece, alla Camera e, a stretto giro, al Senato, prenderà l’avvio il dibattito parlamentare sulle riforme, annuncia il ministro Franceschini. Al termine della discussione, le Camere approveranno una mozione d’indirizzo, con testo identico, che – spiega Franceschini – indicherà «un percorso in tempi certi». Dall’altro lato, è in cantiere la nascita del comitato dei saggi, di nomina governativa che verrà istituito con un decreto ad hoc del presidente del Consiglio. Prima dell’audizione di Quagliariello non verrà formalizzato, ma una cosa è sicura: costituzionalisti e giuristi che ne faranno parte saranno scelti solo ed esclusivamente tra alte figure istituzionali. Ex presidenti della Corte costituzionale (Gallo, Mirabelli, Onida), delle Autority (Rodotà) e delle Camere (Violante) e non tra studiosi che, sia pure “emeriti”, non hanno lì ricoperto ruoli apicali. I lavori del comitato, che avranno il contributo di Fondazioni scientifiche, termineranno quando la Convenzione bicamerale verrà istituita con apposita legge.
LA PROCEDURA

Più complicato l’iter di nascita della Convenzione. Le mozioni d’indirizzo parlamentari determineranno il quadro, ma poi bisognerà approntare un disegno di legge costituzionale che determinerà composizione (parlamentari scelti ad hoc o semplice somma dei membri delle commissioni Affari costituzionali?), poteri (redigenti in toto o in parte?), presidenza, tempi di riforma e oggetto di revisione (II parte della Costituzione). A quel punto, sarà obbligatorio seguire il processo previsto dall’articolo 138: doppia lettura di Camera e Senato che, in un testo identico, dovranno approvare il ddl ma con tre mesi esatti di stop per ognuna delle Camere e a maggioranza qualificata per evitare il referendum.
Il capogruppo del Misto, Pino Pisicchio, per velocizzare i tempi propone una Bicamerale sulle orme di quella Bozzi che proponga solo atti d’indirizzo, ma il governo non defletterà dalla strada scelta. «Non temo i tempi – ribatte Francesco Sanna, consulente per gli affari politici e istituzionali di Letta – ma una cattiva legislazione. Meglio qualche mese in più che deturpare un buon lavoro di riforma». Resta il nodo legge elettorale. La novità è che sarà già nelle mozioni d’indirizzo che governo e gruppi di maggioranza presenteranno alle Camere il 29 maggio, non verrà ripristinato il Mattarellum (come chiede il Pd, ieri anche con i renziani) ma non resterà neppure intatto il Porcellum, come vorrebbe il Pdl. Nella rete di salvaguardia che il governo sta predisponendo vi saranno: una soglia d’ingresso al premio di maggioranza (35%), il premio di maggioranza nazionale anche il Senato e, molto probabilmente, la reintroduzione delle preferenze.

Finocchiaro: «Via il Porcellum, non c’è tempo da perdere»

ROMA Il processo riformatore non ha alternative nè ammette lungaggini: «Il tempo è finito». Comincia il 29 maggio e deve arrivare comunque al traguardo. Intanto meglio abolire l’attuale legge elettorale e riproporre il Mattarellum e non limitarsi a ritoccare il premio di maggioranza del Porcellum. Poi ci sarebbe il nodo giustizia: «Allo stato non fa parte dell’impianto delle riforme. E le intercettazioni non sono una priorità». Sono questi i paletti che fissa Anna Finocchiaro, presidente pd della Commissioni Affari costituzionali del Senato.

Presidente, il 29 maggio si comincia. Ma dopo trent’anni di false partenze quali garanzie ci sono che stavolta si arrivi al traguardo?

«Credo che sia giusto trovare un procedimento legislativo più ”compatto” rispetto a quello stabilito con l’articolo 138 della Costituzione. Però parliamoci chiaro: sul tappeto c’è, ineludibile, la questione politica. Nella scorsa legislatura il processo riformatore si arenò sul nodo del semipresidenzialismo. Al di là delle polemiche su come la questione fu allora posta e che portò alla violazione dell’accordo sottoscritto tra i capigruppo di Pd e Pdl, quella vicenda ci dimostra che ci sono nodi politici che vanno sciolti preliminarmente».

E oggi ci sono le condizioni per scioglierli?

«Vede, il nostro sistema è davvero arrivato ad un punto limite: pensi solo ai tempi e all’efficacia della decisione politica, ala necessità di nuove forme di partecipazione alla decisione politica non solo per il tramite della rappresentanza. Quindi ritengo dovremmo un po’ tutti nutrire una sorta di impazienza - che non vuol dire fretta per fare male - per arrivare fino in fondo. Senza tabù di sorta. Io sono disposta a discutere del semipresidenzialismo, qualora si presentasse. Insomma qualunque sia il procedimento che verrà scelto, dobbiamo risolvere con coraggio e determinazione i problemi politici che sono in campo. Solo così le riforme vedranno la luce».

Sta dicendo che non ci devono essere interferenze ”esterne”, che tutto deve valutato e discusso nelle sedi parlamentari?

«Io penso che il procedimento legislativo deve essere sorretto da una volontà ferrea di fare le riforme. Solo questo garantisce il risultato. Altrimenti non ci sarà Convenzione e Commissione o tecnici che tengano. Se non c’è l’accordo di fare le riforme resteremo ancora una volta al palo. Tempo da perdere non ne abbiamo più: anzi, il tempo è finito».

E la giustizia? E’ uno scoglio che sta sempre lì. Peraltro il Pdl è tornato alla carica sulle intercettazioni...

«Allo stato non credo che quello della giustizia, intesa coma la intende il Pdl, sia uno dei temi di cui ci si occuperà. E il ragionamento vale anche per le intercettazioni che non sono certo una priorità né per il parlamento nè per il governo ».

Parliamo di legge elettorale. Il ministro Quagliariello propone di rivedere nell’immediato il premio di maggioranza e poi rinviare alla decisione su semipresidenzialismo, cancellierato o quant’altro. Va bene?

«Condivido il ragionamento di Quagliariello: prima la forma di Stato e poi la legge elettorale conseguente. Io sono pronta a discutere di tutto ma intanto ritengo che la priorità sia garantire ai cittadini che non si andrà più a votare con il sistema attuale e a tal fine non credo che basti ritoccare l’attuale premio di maggioranza. Meglio abrogare il Porcellum e ripristinare il sistema precedente con qualche piccolo aggiustamento: eliminare lo scorporo, introdurre una norma per equilibrare la rappresentanza uomo/donna nella parte maggioritaria e in quella proporzionale e un meccanismo per evitare maggioranze diverse tra Camera e Senato».

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