ROMA Consiglio di guerra tra Berlusconi e i suoi generali. Con tanto di telefonata alla neo-comandante di corpo d’armata, Marina, la figlia super-combat. Ma non era scoppiata la pace delle larghe intese? Sì, ma pace e guerra, guerra e pace, e in queste ore molto più guerra che pace, è la doppia condizione esistenziale del Cavaliere. Il quale si sente sotto assedio - «Siamo alla soluzione finale» - da parte delle Procure, non solo quella milanese di Ilda la Rossa ma anche quella di Roma che lo ha appena interrogato, quella di Napoli che lo vorrebbe rinviare a giudizio nell’inchiesta sul mercato dei senatori. Quindi? Tornano i toni da campagna elettorale e l’armamentario da campagna elettorale. «La legge sulle intercettazioni - si sfoga il Cavaliere mentre i suoi ministri stanno andando al summit in via dell’Umiltà - è sempre stata una nostra bandiera. Dovremmo ammainarla in nome dell’appeasement con la sinistra che con una mano applaude alla ritrovata concordia e con l’altra non ferma i magistrati che mi vogliono fare fuori?».
NUMERI
L’ex premier guarda il sondaggio di ieri, dell’istituto Demopolis, che gli accredita un favore personale da parte degli elettori mai così alto negli ultimi due anni (30 per cento). Gli si illuminano gli occhi davanti a un report che attribuisce il 36 per cento al centrodestra e il 30 al Pdl. Numeri che per lui significano quanto la strategia delle larghe intese, gravida di problemi per la sinistra, stia premiando il fronte berlusconiano. E finchè i numeri sono questi, e magari sono destinati a crescere, non sarà certo il Cavaliere a staccare la spina all’esecutivo. Ma tenerlo sotto stress è un altro discorso ed è quello che sta piacendo all’ex premier. «La sinistra - avverte - non può pensare che ormai siamo dentro il governo e fanno quello che vogliono». Ce l’ha con quello che lui definisce «tifo» di certo esponenti del Pd per la magistratura. Con un clima «da gogna» che lui lamenta nei suoi confronti. E insomma: «Siamo responsabili, ma lo devono essere anche gli altri».
GUERRIGLIA
Se la linea era quella di separare le vicende giudiziarie dalle vicende del governo, e pareva che fosse una linea che potesse reggere, adesso i piani cominciano a confondersi. La strategia dello stress, che fa piacere ai falchi, consiste nel riproporre tutte quelle iniziative di legge contundenti nel giudizio degli ex avversari diventati alleati e la riapparizione del pacchetto intercettazioni - identico a quello a suo tempo firmato da Alfano - è soltanto la prima mossa. C’è anche il ritorno in agenda della legge sulla responsabilità civile dei magistrati. Si tratta di iniziative parlamentari - si fa notare a via dell’Umiltà - e non di materia di governo. Per stressare il quale, però, possono funzionare.
IL BLOG
Il Pdl responsabile ma sempre più battagliero è quello che, nel riproporre uno dopo l’altro i pezzi forti della lotta sulla giustizia, ne aggiunge qualcuno nuovo. A Berlusconi è stato mostrato un post in cui Alfredo Bazoli - deputato del Pd e nipote del presidente di Banca Intesa - racconta che l’altro giorno è andato nella piazza di Brescia a curiosare dentro la manifestazione del Pdl con il Cavaliere e che è stato impressionato dalla violenza scaricata addosso ai manifestanti da parte dei contestatori anti-berlusconiani. «Anche le persone di sinistra moderate e perbene - è stato il commento di Silvio - capiscono che brutta piega stanno prendendo le cose». L’idea è quella di presentare una legge che punisca con il carcere il sereno svolgimento delle manifestazioni politiche. Come quella che il 24 maggio vedrà Berlusconi insieme ad Alemanno al Colosseo, per le amministrative.
Il braccio di ferro sulle materie sensibili, riguarda ad esempio la delega di Palazzo Chigi sui servizi: Berlusconi ha detto ad Alfano di mollare sulla riconferma di Gianni De Gennaro, mentre Letta vorrebbe Marco Minniti. Per non dire della nomina al Copasir: Berlusconi vuole un affidabile leghista (Divina o Volpi) e teme l’inciucio tra Pd e Sel in favore di Claudio Fava. Ossia lo spettro delle «maggioranze variabili». «Ma per chi ci hanno preso?!»: è l’esclamazione di un Cavaliere non ancora salito in sella ma con il cavallo che comincia a scalpitare.
Marina su Ruby: non è un processo ma una farsa
ROMA Quando il gioco si fa duro Marina Berlusconi comincia a giocare. Poco sorprende quindi che sia toccato alla primogenita del Cavaliere l’ultimo contrattacco nel caso Ruby, dopo che il pm Ilda Boccassini ha chiesto sei anni di carcere per l’ex premier accusato di concussione e prostituzione minorile. In un’intervista al settimanale di famiglia, Panorama oggi in edicola, la presidente di Fininvest e della Mondadori definisce il processo «una farsa», «una montatura infernale», «una fiction agghiacciante ad uso e consumo di media molto compiacenti». «Le presunte vittime negano, o addirittura accusano l’accusa – denuncia la Berlusconi – i testimoni dei presunti misfatti non ne sanno nulla. Di prove neppure l’ombra». Per non parlare dei magistrati, di certi interrogatori che «nella loro sconcertante insistenza, facevano pensare ben più al voyeurismo che alla ricerca della verità». Se poi ci fossero ancora dubbi sull’aria che tira nel palazzo di giustizia di Milano, Marina cita la sentenza sul divorzio del padre da Veronica. I tre milioni di euro al mese che il leader del Pdl deve versare all’ex moglie, a detta dell’imprenditrice, dimostrerebbero «come ogni senso della realtà sia stato ampiamente superato».
L’ASSEDIO
Nella lunga intervista la donna italiana più potente secondo Forbes denuncia, ai danni del padre, «un attacco concentrico, un assedio». Chi sono i protagonisti? «Un gruppo di magistrati spalleggiati da qualche redazione e qualche arruffapopoli». D’altronde, prosegue Marina, la sinistra italiana è colpevole di aver rinunciato alla politica per consegnarsi «alle procure e a determinati gruppi editoriali, ma ha fatto anche di più: ha perfino inseguito un ex comico che straparla di golpe». Per chi non avesse capito il velato riferimento: «Per Grillo e i suoi guardiani della rivoluzione parlerei di nullismo, la politica non può finire nelle mani di un gruppo di dilettanti allo sbaraglio». Così è esploso il popolo della Rete e ieri “Marina Berlusconi” è stato l’argomento più gettonato su Twitter.