ROMA «Il decreto su Imu e Cig non sarà il decreto dei miracoli. Lavoriamo passo passo, sempre con i piedi per terra». Enrico Letta, da Varsavia, rilancia il richiamo al realismo di Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato ha detto a “Il Messaggero” che «con l’Unione europea siamo sul filo del rasoio, serve moderazione nelle aspettative». E il premier chiarisce ancora meglio che l’Italia deve attenersi alla disciplina di bilancio e agli impegni europei. «Dunque, niente miracoli». Tanto più ora che Bruxelles sta valutando se chiudere la procedura per deficit eccessivo. «Stiamo vivendo dei giorni», ha confidato Letta, «nei quali a Bruxelles leggeranno ogni virgola dei nostri provvedimenti e analizzeranno ogni nostra mossa. Se diamo l’impressione che oggi siamo diligenti e domani sforiamo, è la fine. E mi auguro che non ci sia bisogno che dica Napolitano quanto sia difficile la posizione dell’Italia».
Insomma, a pochi giorni dal traguardo, massima allerta. Da qui anche la professione di credo al fiscal compact fatta da Letta con accanto il primo ministro polacco, Donald Tusk: «La disciplina di bilancio è per noi la condizione perché si possano fare politiche di crescita e per i giovani. L’Italia nel passato ha fatto troppi debiti e la mia generazione ha imparato quanti danni si fanno quando si risolvono i problemi dell’oggi, usando le risorse del domani. Noi non vogliamo ripetere gli errori del passato. Anzi, l’Italia mantiene la disciplina di bilancio, non vuole fare debiti e vuole che la Ue mantenga una linea di fiscal consolidation efficace».
«L’EUROPA DIA RISPOSTE»
Ciò detto, Letta chiede a Bruxelles di dare «risposte immediate e concrete alla disoccupazione giovanile». «Da noi in Italia è un dramma vero e proprio, basta con le formulazioni astratte. Altrimenti i cittadini europei abbandoneranno l’Europa. Al Consiglio di giugno mi attendo fatti concreti». A cominciare dallo stanziamento di 6 miliardi al fondo sociale e dalla possibilità per l’Italia di destinare, «grazie alla golden rule, forti investimenti alla lotta alla disoccupazione giovanile», senza che questi vengano computati nel deficit. Letta assicura che Angela Merkel «è molto interessata». E rilancia le parole di Francois Hollande: «E’ vero, non c’è alcun asse italo-francese contro la Germania. C’è solo la volontà di fare scelte giuste».
IL FRONTE ITALIANO
Ma in Italia i partiti scalpitano. Chiedono fondi. Si arrabbiano perché è stata sospesa l’Imu solo per la prima casa e non per le imprese. Il Pdl con Renato Brunetta torna a scandire un ultimatum: «Entro agosto bisogna fare la riforma complessiva della tassazione degli immobili, compresi i capannoni industriali, altrimenti il governo Letta cadrà». Un anticipo di ciò che avrebbe detto più tardi Berlusconi: «Abolire l’Imu è l’unica condizione per andare avanti».
Il premier sa bene che entro l’estate dovrà sciogliere il nodo della tassazione degli immobili e la riforma degli ammortizzatori sociali. «E il decreto» di oggi, «contiene alcune scelte che ci consentono, appunto, di avere cento giorni di tempo per fare queste riforme. Riforme a favore delle imprese, delle famiglie, della lotta alla disoccupazione giovanile». «Parleremo con tutti», aggiunge Letta, «e cercheremo di dare risposte a tutti, sulle imprese, sui terreni agricoli, sulla riforma degli strumenti della cassa integrazione». Perché c’è chi ne ha diritto, ma c’è anche chi riceve l’assegno della Cig senza averne diritto: «Un sussidio improprio di disoccupazione». E Letta torna alla questione dell’Europa, a Bruxelles con il fucile puntato: «Vogliamo fare scelte molto concrete. E al momento non abbiamo i 7 miliardi necessari per togliere l’Imu alle imprese. Andiamo avanti con i piedi per terra, una riforma dopo l’altra, sapendo quelle che possiamo permetterci». Nello stesso tempo il premier cerca di chiamarsi fuori dalla rissa politica: «La giustizia non è nel mio programma, neppure le intercettazioni. Non mi faccio distrarre».