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Data: 17/05/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Il giudice: «Gravi errori durante i lavori». Depositate le motivazioni: commesse negligenze con opere che appesantirono la struttura già progettata male

L’AQUILA La Casa dello Studente crollò perché il progetto iniziale del 1965 era inadeguato e perché gli imputati che si occuparono delle ristrutturazioni non esaminarono quelle carte: si sarebbero accorti che l’edificio era stato realizzato male e avrebbero disposto lavori diversi. Secondo il giudice, dunque, la tragedia si poteva evitare senza una serie di negligenze commesse dagli imputati. Questo il succo delle cento pagine nelle quali il giudice per le udienze preliminari Giuseppe Grieco, spiega le ragioni per le quali egli, il 16 febbraio scorso, condannò a quattro anni di reclusione i tre responsabili dei restauri Bernardino Pace, Pietro Centofanti, Tancredi Rossicone a quattro anni di carcere per omicidio colposo plurimo e lesioni mentre trenta mesi sono stati inflitti a Pietro Sebastiani, presidente della commissione collaudi dei lavori fatti negli anni novanta. Nelle motivazioni, che fanno perno sulle conclusioni del perito del giudice Gabriella Mulas, è inevitabile il riferimento al vecchio progetto che fu redatto dall’ingegner Claudio Botta, il quale non è imputabile per via dell’età avanzata e, dunque, non può stare in giudizio. «I macroscospici errori», scrive Grieco, «che hanno accompagnato la redazione del progetto originario sono drammaticamente assurti al ruolo di immediata e diretta causa del crollo a distanza di oltre 50 anni dal momento in cui furono compiuti. E’ evidente, però, che se non ci fosse stata la forte scossa del 6 aprile quegli errori non avrebbero determinato nessun problema». Ma veniamo alle responsabilità dei tre tecnici condannati. «Sarebbe stato sufficiente anche leggere soltanto la prima pagina del progetto di Botta per rendersi conto che quell’edificio, per come è stato realizzato, non poteva garantire nessuna sicurezza alle persone che vi lavoravano in caso di terremoto; dunque, gli ingegneri Pace, Centofanti e Rossicone, nel progettare e realizzare i radicali interventi che interessarono l’edificio, avrebbero dovuto imprescindibilmente prendere cognizione di quel progetto, rilevarne immediatamente le gravissime carenze sotto il profilo della sicurezza sismica e di conseguenza orientare gli interventi da realizzare in tutt’altro modo dando priorità al primario obiettivo di assicurare la sicurezza a chi era destinato ad abitare in quel palazzo ovvero i giovani ospitati dalla Casa dello studente». Grieco parla di comportamento negligente. «Il notevolissimo incremento dei carichi verticali nella ristrutturazione e l’inserimento della parete rei, ovvero la parete “antifuoco”», scrive il giudice, «hanno avuto una drammatica incidenza in ordine alle conseguenze del crollo». Questi lavori hanno fatto in modo che «il cedimento dei pilastri in seguito alla scossa sismica sia stato notevolmente aggravato e amplificato dai crolli a catena dei piani superiori dell’ala nord dell’edificio che sono venuti giù con le conseguenze devastanti proprio perchè così imprudentemente appesantiti dai carichi inseriti in occasione della ristrutturazione». Il giudice motiva ovviamente anche le ragioni della condanna a carico di Sebastiani. «La sua qualifica professionale», si legge nella motivazione, «e l’essere inserito direttamente nella struttura amministrativa, gli imponevano un esame di natura burocratica nel momento del collaudo tecnico amministrativo, ma dovevano anche indurlo, prioritamente, a riflettere e valutare con attenzione che lavori così comportanti profonde modifiche avevano interessato un struttura realizzata 30 anni prima». «Il perito», conclude il giudice, «ha rilevato che la richiesta di collaudo statico contenuto nella concessione edilizia del 1999 avrebbe dovuto indurre Sebastiani a effettuare non un mero collaudo tecnico-amministrativo ma anche un collaudo statico».

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