L’AQUILA Che il caso L’Aquila non fosse all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri c’era da aspettarselo. In molti, però, confidavano nel capitolo «varie ed eventuali», anche alla luce delle dichiarazioni del sindaco Massimo Cialente all’indomani del tavolo interministeriale. È stato però lo stesso sindaco a far capire che non era aria: «Non siamo nel decreto, i soldi non li hanno trovati. Ora abbiamo solo un colpo da sparare: la conversione in legge del decreto Emergenze ambientali. Se si perde questo treno, spero che i cittadini capiranno che è arrivato il tempo di mobilitarsi; io invece mi vedrò costretto a sciogliere il consiglio». L’IMU. Per Cialente L’Aquila è stata sacrificata sul piatto dell’Imu: «Appena un mese fa il sottosegretario Antonio Catricalà ci disse che il miliardo c’era. Oggi invece non si trovano 85 milioni per la rata del mutuo con la Cassa depositi e prestiti». Secondo Cialente, «è giusto non farla pagare a chi ha un reddito basso, ma chi può permetterselo deve pagarla». ERRANI. Le cose vanno diversamente nel caso Emilia. «Vasco Errani, un vero presidente di Regione», sottolinea il sindaco, «ha convocato una conferenza stampa con tutta la giunta regionale nella quale ha evidenziato che l’Emilia ha a disposizione 10 miliardi, ricostruiranno tutto. In proporzione, L’Aquila avrebbe dovuto avere almeno 30 miliardi». TRICOLORE. Almeno è tregua nella partita a «ruba-bandiera» con il leader dell’opposizione Giorgio De Matteis che ha riportato il tricolore a Villa Gioia. Il sindaco non ci sta a fare il personaggio di Guareschi – quello di Peppone e don Camillo – e intende lasciare la bandiera dov’è. «In un momento dove c’è bisogno di essere uniti», spiega, «devo assistere a queste stupide provocazioni. Sono sicuro che se avessi scelto una mobilitazione in senso contrario, tappezzando la città di tricolori, De Matteis li avrebbe tolti». IL PD. E un invito all’unità e alla collaborazione istituzionale arriva anche dai consiglieri regionali Pd Giovanni D’Amico e Giuseppe Di Pangrazio, pronti a discutere, nel corso della seduta straordinaria di martedì, una risoluzione straordinaria per la ricostruzione. Nel documento si chiede l’avvio dell’iter di approvazione della legge regionale «L’Aquila capoluogo dell’Abruzzo», partendo dai testi già depositati nella Commissione competente, e attivando una serie di consultazioni pubbliche, per raccogliere istanze e proposte per la ricostruzione. «L’Abruzzo e L’Aquila devono uscire da quest’anomalia istituzionale», ha puntualizzato D’Amico, replicando alle critiche sollevate da Cialente sull’assenza della Regione. REPLICHE. Il sindaco e l’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano intervengono anche sulla legge regionale rivelando di aver presentato un pacchetto di emendamenti alla Finanziaria regionale. «Ma ne furono accettati solo due», sottolinea Di Stefano, «in relazione alla pubblicazione gratuita e accelerazione dei provvedimenti sulla ricostruzione». Rincara la dose il sindaco: «Ricciuti dovrebbe capire che per emendare un testo bisogna conoscerlo, che ci dicano qual è la legge per L’Aquila che è stata presentata. Chiediamo che ci facciano vedere il testo». Cialente va oltre: «Noi stiamo pensando di scriverla e presentarla con un’iniziativa popolare. Pensiamo che in Regione non siano capaci di fare una legge». Ricciuti, a sua volta, ha ribadito: «Abbiamo bisogno del Comune per fare la legge Urbanistica».