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Data: 18/05/2013
Testata giornalistica: Il Mattino
Trasporto locale e risorse - Lupi: trasporti, sfida agli enti. Più risorse a chi è efficiente «Alle Regioni e agli enti locali lanciamo una sfida: chi è più bravo avrà più soldi».

Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, arriva oggi a Napoli per incontrare il governatore Stefano Caldoro. Sul tavolo la crisi del trasporto pubblico in Campania e le grandi opere che rischiano lo stop. Una doppia emergenza che riguarda anche altre regioni italiane. Da qui il piano dell'esecutivo: investimenti mirati, patto con le amministrazioni locali e vincoli più leggeri sui tetti di spesa. Negli ultimi anni c'è stata una massiccia e progressiva riduzione dei trasferimenti nazionali alle Regioni. Oggi i servizi pubblici locali sono a rischio da Nord a Sud. Ci sono le condizioni per iniziare a invertire la tendenza? «La crisi economica frena l'azione del governo, che deve fare i conti con scarse risorse. È dunque necessario che tutti i fondi vengano ottimizzati e investiti nel miglior modo possibile. Non devono più esserci sprechi o investimenti sbagliati, non possiamo permettercelo. Ciò, tuttavia, non significa fermare gli investimenti, che creano sviluppo e occupazione. Da un lato abbiamo le grandi infrastrutture, dall'altro il trasporto pubblico locale. Anche di questo parlerò oggi con Caldoro. È chiaro che la Campania, per la sua condizione particolare, merita attenzione. Occorre però che ci sia un impegno reciproco in termini di efficienza e funzionalità del trasporto pubblico locale. Il punto di partenza è il rilancio delle aziende attraverso piani industriali seri e validi. Quando poi leggo sul Mattino che in Campania si sono persi 200mila passeggeri ho la conferma che questo non può essere solo un problema locale ma anche nazionale». Nei prossimi mesi una parte del fondo dei trasporti verrà assegnato in base alle performance. Continuerete lungo questa strada? Saranno premiati i più virtuosi, come chiedono la Campania e le regioni meridionali? «È proprio ciò che abbiamo in mente. Le performance devono essere un criterio fondamentale. Lo Stato, le Regioni e gli enti locali devono dimostrare che anche il trasporto pubblico può essere efficiente. Al tempo stesso, tuttavia, non abbiamo paura di potenziare il rapporto con i privati». L'Italia ha puntato decisamente sull'alta velocità. Ma l'altra faccia della medaglia sono i pendolari e i tanti utenti che non possono permettersi biglietti costosi e ai quali bisogna assicurare servizi adeguati. Quali interventi metterete in campo per rispondere a queste sollecitazioni? «Ho incontrato Mauro Moretti, amministratore delegato delle Fs, e gli ho ribadito che per noi l'alta velocità è assolutamente strategica. Ma è necessario ridurre il divario tra Nord e Sud investendo su opere infrastrutturali fondamentali. Penso alla Napoli-Bari. Sono partiti i primi due lotti, stiamo accelerando per dare impulso al cantiere entro il 2013. Proprio su quest'opera applicheremo la "golden rule" superando così i rigidi vincoli imposti dall'Europa. In parallelo è indispensabile rafforzare le reti locali migliorando la qualità dell'offerta e verificando la possibilità di inserire queste tratte nel processo di liberalizzazione. In questo modo, stimolando la concorrenza, ci possono essere vantaggi per i cittadini. In Lombardia si è già sperimentata con risultati positivi l'integrazione tra ferrovie locali e regionali. E allora questo può essere un modello da esportare altrove». Proprio a causa dei paletti fissati dall'Ue opere indispensabili, come la metropolitana di Napoli, rischiano di fermarsi. Il paradosso è che i Comuni hanno a disposizione un tesoro di 13 miliardi ma non possono spenderlo. «L'Italia ha mantenuto gli impegni assunti in Europa. Ora vogliamo essere più forti rivendicando fino in fondo il nostro ruolo di padri fondatori del progetto unitario. Anche per noi, quindi, devono valere le regole che esistono negli altri Paesi europei: le risorse per le reti infrastrutturali devono essere lasciate fuori dai tetti di spesa. Quanto ai Comuni, la Costituzione prevede che possano indebitarsi per realizzare opere strategiche. A patto, però, che non siano in dissesto. Devono avere, cioè, i conti in ordine». L'autostrada Salerno-Reggio Calabria è un cantiere eterno. Quando finirà questo scandalo? «Entro il 31 dicembre di quest'anno saranno conclusi tutti gli interventi previsti. L'Anas ha fatto un lavoro egregio perché, quando le operazioni verranno completate, sarà come aver realizzato una nuova autostrada, non semplicemente il rifacimento di una vecchia tratta. Se riusciremo a centrare quest'obiettivo, sarà una vittoria di tutti. Si tratta di un'opera complessa, ragion per cui il raggiungimento di tale traguardo dovrà essere motivo d'orgoglio per il Sud, che sta cambiando. Potrebbe essere un nuovo inizio per tutto il Paese». Intanto sale la tensione sulla giustizia. È davvero una priorità? «Non è il momento delle polemiche, stiamo vivendo una fase eccezionale nella storia del nostro Paese». È fiducioso sulla tenuta del governo? Dietro l'ipotesi di modificare subito il porcellum non c'è la volontà di andare al voto anticipato? «Noi abbiamo un mandato preciso. Dobbiamo creare le condizioni per la crescita, ridurre la pressione fiscale, affrontare il problema della disoccupazione e del divario tra Nord e Sud, rendere il fisco più vicino ai cittadini, che lo considerano come un nemico. Queste sono le priorità su cui ci misureremo e dalle quali dipenderà il futuro di questo governo. Il resto appartiene al programma delle due coalizioni che fanno le proprie battaglie, in autonomia e nel rispetto delle differenze. Ma ora occorre responsabilità da parte di tutti».

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