ROMA Congelamento della rata Imu di giugno, rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, soldi per i contratti di solidarietà e ossigeno per i precari della Pubblica amministrazione. Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto di cinque articoli che consentirà al governo di predisporre entro cento giorni le due riforme organiche sulla tassazione e sugli ammortizzatori sociali. «Sarà una riforma fatta con coperture certe e aiuterà le famiglie», ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta. Le risorse sono state attinte, in gran parte, da quelle non utilizzate del fondo produttività e che saranno successivamente ripristinate. Imu il 16 settembre. Stop dunque al pagamento della rata di giugno dell’Imu. La sospensione riguarda le prime abitazioni, gli alloggi popolari, i terreni agricoli e i fabbricati rurali. Ma sino al 16 settembre. Se, infatti, entro il 31 agosto non verrà adottata una riforma complessiva della tassazione sulla casa si tornerà a pagare. Questa clausola di salvaguardia è stata inserita per tranquillizzare i controllori dell’Ue sul rispetto degli impegni italiani in materia di disciplina di bilancio. Per Tito Boeri, economista e professore alla Bocconi, è stato un bene che non si sia decisa l’abolizione dell’Imu perchè «rischierebbe di aprire una voragine nei conti pubblici». Tuttavia anche questa sospensione «non avrà significativi impatti sull’economia». Imprese fuori. La riforma aiuterà le famiglie, commenta il presidente del Consiglio per spiegare la priorità decisa dal governo. Le imprese dovranno accontentarsi, in attesa di un’abolizione totale - che sembra oggettivamente difficile visti i conti pubblici - dell’impegno alla riduzione della pressione fiscale con la riforma annunciata. Tra quelle priorità è presente «la previsione di forme di deducibilità dell’imposta pagata sugli immobili». Dalla sospensione sono comunque esclusi ville, castelli e immobili signorili di pregio. Così la riforma. Dopo i cento giorni di sospensione il governo ha assicurato che varerà la riforma del fisco. Alcune indicazioni sono già inserite nel decreto. La revisione comprenderà la Tares (tributo comunale su rifiuti e servizi) la cui entrata in vigore è stata già rinviata due volte. La scelta di un’imposta unica sarà una decisione impegnativa perché dovrà coniugare l’Imu pagata dai proprietari con la Tares pagata anche dagli affittuari. Il nodo sarà chi dovrà avere l’onere del versamento. Se cioè i proprietari o gli affittuari. Dopo le proteste dei Comuni, il governo ha assunto l’impegno di ricalibrare il prelievo tra enti locali e Stato. Si immagina una modificazione della destinazione della tassazione sugli affitti. Sarà indicata anche la deducibilità ai fini della determinazione del reddito d’impresa dell’Imu relativa agli immobili utilizzati per le attività produttive quali capannoni e gli opifici. Ossigeno per i precari. Stabilito anche lo spostamento dal 31 luglio al 31 dicembre della scadenza dei contratti per i precari della Pubblica amministrazione. Rifinanziata la Cig. Poco più di 2 miliardi sono stati stanziati per rifinanziare la cassa integrazione e altri ammortizzatori sociali in deroga. Le risorse di provenienza sono queste: 1 miliardo dalla legge Fornero che andrà per intero alla cig; 250 milioni disponibili dal fondo per gli sgravi contributivi per i contratti di secondo livello del 2013 (saranno reintegrati); 288 milioni dalle risorse per il piano di azione e coesione attuando la prevista riprogrammazione dei fondi strutturali Ue 2007-2013; 246 milioni dalla formazione professionale; 100 dal fondo sviluppo e coesione; 100 inutilizzati dall’accordo Italia-Libia; 19 dalle sanzioni antitrust e infine 57 sbloccati per i contratti di solidarietà. Per quest’ultimo fondo il ministro Giovannini promette comunque il reintegro. Il decreto approvato ha per la segreteria della Cgil «luci e ombre». La confederazione apprezza la proroga dei contratti dei precari della pubblica amministrazione e il rifinanziamento della cig in deroga ma esprime «serie perplessità» sulle coperture per gli ammortizzatori in gran parte costituita da «pura sottrazione di risorse già stanziate per il lavoro». Per il ministro Saccomanni, il decreto comunque non cambia i saldi di bilancio. Il titolare dell’Economia la considera una «manovra neutrale» rispetto a quanto concordato in sede europea e consente «di guardare con ottimismo» alla chiusura della procedura di infrazione per deficit eccessivo.