ROMA Non c’è solo il dossier Imu e tasse sugli immobili, già di per sé decisamente spinoso. Nelle prossime settimane il governo dovrà affrontare una serie di temi delicati che ne misureranno la capacità di incidere sui problemi e forse anche di tenuta politica. Certo è molto probabile che l’attività dell’esecutivo resti sotto traccia fino alla fine del mese, cioè fino alla probabilissima uscita del nostro Paese dalla procedura per disavanzo eccessivo. Una volta incassato il via libera di Bruxelles si aprirà qualche margine di manovra in più, anche se non è detto che questi jolly possano essere giocati in tempi immediati.
Il nodo più urgente dal punto di vista finanziario è quello dell’Iva. L’aumento dell’aliquota ordinaria dal 21 al 22 per cento scatterà il prossimo primo luglio. Per scongiurarlo servono poco più di due miliardi quest’anno, visto che si tratta solo del secondo semestre, e quindi il doppio a regime dal 2014 in poi. Ci sono poi altre esigenze quantitativamente più contenute ma comunque stringenti. È il caso del finanziamento delle missioni di pace all’estero, coperte fino al 30 settembre: per l’ultimo trimestre dell’anno si rendono necessari circa 350 milioni. Prima ancora, il 30 giugno, scade la formulazione più generosa delle detrazioni fiscali per il risparmio energetico (55 per cento) e per le ristrutturazioni in casa (50 per cento). In assenza di novità la misura dello sconto scenderebbe al 36 per cento, rendendo l’operazione meno appetibile per i consumatori, con ricadute negative sul settore dell’edilizia. Il ministro dello Sviluppo Zanonato ha fatto capire di puntare ad una proroga di un anno, che avrebbe per le casse dello Stato un costo di 300 milioni. Per le prime urgenze serviranno quindi quasi 3 miliardi.
IL NODO DEGLI ESODATI
Molto complesso è il dossier degli esodati, o meglio dei lavoratori da salvaguardare rispetto agli effetti della riforma Fornero. Il ministro del Lavoro Giovannini ha annunciato di aver avviato una ricognizione puntuale, ma su questo tema c’è almeno il vantaggio che le necessità finanziarie non sono immediate, visto che si tratta di provvedere per gli anni successivi al 2013. In ogni caso gli importi da reperire dipenderanno dal tipo di tutela scelta, più o meno ampia.
Qualche segnale in tempi non troppo lunghi il governo dovrà invece su temi qualificanti come la riduzione del prelievo sul lavoro e sugli sgravi contributivi e fiscali per chi assume giovani. Magari in un arco temporale ravvicinato l’impegno sarà limitato, ma poi per incidere effettivamente serviranno svariati miliardi.
I PIANI NEL CASSETTO
È ovvio che per reperire rapidamente risorse finanziarie così ingenti sarebbero necessarie scelte drastiche e politicamente poco gestibili. Ci sono però alcuni strumenti messi a punto dal precedente esecutivo, che quello attuale vuole in qualche modo riprendere in mano: si tratta della spending review (dalle Province agli uffici periferici dello Stato) e della revisione delle agevolazioni fiscali, sulla base del lavoro già avviato da Vieri Ceriani. E nei cassetti ci sono anche i cari progetti di riduzione degli incentivi alle imprese. Sono però operazioni complesse, con un orizzonte almeno di alcuni mesi: la scelta potrebbe essere allora quella di prevedere clausole di salvaguardia, con coperture tampone (tipo tagli lineari) pronte a scattare in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi.