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Data: 20/05/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Una stangata da 730 euro. Allarme di Federconsumatori per Iva, Tares e Imu

E’ l’Iva il vero nemico in agguato, altro che Imu. L’Iva per la quale dal primo luglio, è previsto il passaggio dell’aliquota dal 21 al 22%. «Non va assolutamente aumentata», dice Renato Brunetta, Pdl. Confcommercio, Federconsumatori, Cgia di Mestre, intanto si cimentano nel calcolo dell’aggravio di spesa per le famiglie italiane. I numeri variano, la sentenza è univoca: stangata. Federconsumatori. Tra il possibile aumento Iva, la scadenza Imu di giugno al netto dell’esclusione della prima casa e quella Tares a dicembre, potrebbe arrivare una batosta 2013 da 734 euro a famiglia. Lo calcola Federconsumatori, sommando i rincari per ogni singola imposta: 45-45 euro per la Tares, 207 euro per l’ Iva, 480 euro medi per l’Imu. Confcommercio. Con l’aumento dell’Iva dal 21% al 22% ci sarebbe una stangata da 135 euro l’anno per una famiglia composta da tre persone. È la stima del direttore dell’Ufficio studi di Confcommercio, Mariano Bella, secondo cui a fine anno potrebbero chiudere circa 26mila imprese al dettaglio a causa della crisi. Cgia. Se il governo non riuscirà a scongiurarne l’aumento, dal primo luglio l’aliquota Iva del 21% salirà al 22%. Gli aggravi di imposta sui portafogli delle famiglie italiane saranno pesantissimi: 2,1 miliardi di euro nel 2013, ben 4,2 miliardi nel 2014. Ipotizzando che i comportamenti di consumo delle famiglie italiane rimangano immutati, la Cgia di Mestre stima che per un nucleo costituito da 3 persone l’aggravio medio annuo sarà di 88 euro. Nel caso di una famiglia di 4 componenti, l’incremento medio annuo sarà invece di 103 euro. Che cosa aumenterà. Dal vino alle scarpe, dagli elettromestici alla cura personale, dal pieno di benzina agli acquisti per la casa, l’aumento di un punto dell’Iva il prossimo primo luglio (dal 21 al 22%), colpirebbe una serie di voci. Vino, birra, abbigliamento, calzature, accessori riparazioni di abbigliamento e calzature; elettrodomestici, mobili, articoli di arredamento. E ancora: biancheria per la casa, servizi domestici; articoli per la casa, detersivi, lavanderia, tintoria. In aumento anche auto, pezzi di ricambio, benzina e carburanti, manutenzione e riparazioni; giochi e giocattoli, radio, televisore, hi-fi e videoregistratore, computer, cancelleria, piante e fiori, riparazioni di radio, televisore e computer. Aumento dell’Iva anche per i prodotti per la cura personale: barbiere, parrucchiere, istituti di bellezza, gioielleria, bigiotteria. La parcella liberi professionisti. Che cosa è escluso. Il passaggio dal 21% al 22% dell’aliquota Iva ordinaria (che riguarda circa il 60-70% dei consumi, sottolinea la Confcommercio) non inciderà sulla spesa dei beni di prima necessità, come alimentari, sanità, istruzione, abitazione ecc., tutti beni ai quali si applica l’Iva al 10% o al 4%, o non si applica affatto. Ricadute possibili. Tuttavia, fa notare Federconsumatori, l’aumento di alcune voci come ad esempio i servizi di trasporto finiranno per ricadere anche sulla merce trasportata, con un effetto moltiplicatore nei mesi successivi sulla spesa finale.

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