Allarme Ires-Cgil. Napolitano: «Crisi angosciante
subito gli interventi per sostenere l’occupazione»
ROMA Il lavoro che non c’è. Testimoniato da una «crisi angosciante e drammatica», come sottolinea Giorgio Napolitano in occasione del quattordicesimo anniversario dell’uccisione del giuslavorista, Massimo D’Antona. Il lavoro che non c’è, confermato in un rapporto dell’Ires/Cgil. Un’emergenza, insomma, che è la priorità delle priorità. «E che - insiste il presidente della Repubblica nel suo messaggio - impone alle istituzioni, alle forze sociali e alle imprese la messa in atto di efficaci soluzioni per rilanciare l’occupazione e lo sviluppo economico del Paese». Napolitano ricorda «la preziosa opera del professor D’Antona, il suo illuminante contributo nella elaborazione di nuove politiche del lavoro, attente in una dimensione europea, alle più aggiornate dinamiche organizzative e di rappresentatività sindacale. Esse rivestono ancor oggi un rilievo centrale, nel contesto di una crisi angosciante e drammatica». Sicuramente globale. Non per niente ieri il presidente Usa, Barack Obama, in una telefonata con il premier, Enrico Letta, ha confermato «il proprio impegno a collaborare con i leader europei per promuovere un rapido superamento della crisi economica e favorire iniziative volte a stimolare la crescita in un quadro di mantenimento della stabilità fiscale».
LE CIFRE
E che la crisi abbia raggiunto dimensioni insostenibili e devastanti lo dimostrano, ancora una volta, i numeri. Quelli che emergono dall’ultimo rapporto dell’Ires/Cgil. Quasi nove milioni di italiani che, nell’ultimo trimestre 2012, rientrano in una doppia area emergenziale: la prima, quella della «sofferenza occupazionale», formata da disoccupati, scoraggiati e cassintegrati e che interessa 4,57 milioni di persone (+16,6% in un anno). La seconda, quella del «disagio», costituita da precari e part time involontario e che supera i 4,17 milioni (+4,2% in un anno). In totale 8 milioni e 750mila persone in età da lavoro, il 10,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2011, pari a 818.000 unità. Una crescita senza freni, di per sé già rilevante, ma che diventa impressionante se solo si fa un raffronto con il dato pre crisi. Più precisamente, con l’ultimo trimestre del 2007. Lo studio Ires, elaborato su statistiche Istat, spiega che in cinque anni la doppia area si è ampliata di 2,8 milioni di persone, equivalente a un più 47,4% (+16,6% in un anno).
I DISOCCUPATI
Il tasso di disoccupazione aumenta su tutte le tre macroaree della penisola, ma nel Mezzogiorno la crescita è più marcata e si attesta al 18,3%, rispetto al 14,9% dello scorso anno. Non va meglio per i lavoratori stranieri. Anche tra loro il livello di disoccupazione continua a salire: ormai è arrivato al 15,4%. E’ comunque e sempre al Sud che il tasso di disoccupazione giovanile raggiunge i valori più elevati: 46,7% per gli uomini e 56,1% per le donne.
Più che mai attuale, quindi, il tema della riforma del lavoro. «Che - sottolinea Guglielmo Epifani - per ora è ferma agli annunci». «Certo - sollecita il segretario del Pd - bisogna mettere mano al meccanismo elaborato dalla Fornero perché ci sono cose che non vanno e che ha finito per accentuare la precarietà».