ROMA Trovata in Consiglio dei ministri un’intesa sulle linee guida per l’abolizione al finanziamento pubblico dei partiti. Almeno di come l’abbiamo visto finora. Parecchi ancora i punti da definire, anche se il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, annuncia per la prossima settimana un testo di legge in materia. Questa è la stessa previsione di Enrico Letta, che si dice ottimista, pensando di definire la questione del finanziamento della politica nel Consiglio dei ministri di venerdì prossimo, dopo che la Ragioneria dello Stato avrà preparato le norme fiscali da inserire nel ddl. Il premier, inoltre, ha illustrato ai colleghi di governo anche una proposta per la regolamentazione delle attività delle lobbies e della rappresentanza degli interessi economici.
Nel comunicato del governo in cui si anticipano le «linee guida» per l’abrogazione delle attuali norme sul finanziamento delle forze politiche, figurano in particolare la «definizione di procedure rigorose in materia di trasparenza di statuti e bilanci dei partiti; la semplificazione delle procedure «per le erogazioni liberali dei privati», con i relativi meccanismi di esenzione fiscale, e il tutto che potrebbe avvenire con un meccanismo tipo 4 x mille; poi «la disciplina di modalità di sostegno non monetario al funzionamento dei partiti in termini di strutture e servizi».
Appoggio alle misure annunciate dal governo da parte dei partiti di maggioranza, con la corsa, di alcuni, alla rivendicazione della primogenitura sulla richiesta di abolizione. Così il vicepremier Angelino Alfano saluta su Twitter il taglio dei contributi pubblici: «Era nel nostro programma: altro impegno mantenuto!». Nella stessa direzione lo insegue il ministro della Difesa, Mario Mauro: «Con il ddl proposto dal Consiglio passa un altro cavallo di battaglia di Scelta Civica». Anche Matteo Renzi rivendica di aver parlato più volte con Letta dell’abolizione del finanziamento e di aver ricevuto assicurazione che «il governo procederà spedito». «Durante le primarie - ricorda il sindaco di Firenze - sembravamo solo noi a dirlo, ora vedo condivisione».
MAL DI PANCIA
Una condivisione che non appare però priva di incrinature bipartisan. Se infatti, da un lato, è Fabrizio Cicchitto a «nutrire forti dubbi sull’abrogazione totale del finanziamento», osservando che, «come al solito, in Italia si passa da un estremo all’altro», sul versante democrat si registrano i ”mal di pancia“ di vari esponenti vicini a Bersani, mentre lo stesso Guglielmo Epifani, pur accogliendo come «una scelta giusta» la decisione del governo, esorta a procedere con «gradualità» per tutelare, tra l’altro, quanti lavorano nei partiti. Per il segretario pd, il finanziamento dei partiti è «una norma in sé giusta, esistente in tutta Europa, anche se in una crisi come questa, in cui la gente non ce la fa, serve un sovrappiù di responsabilità e una maggiore sobrietà».
A non avere invece dubbi sulla vacuità delle intenzioni del governo è Beppe Grillo che, alla maniera sua, le definisce «l’ennesima presa per il culo preelettorale» o anche «un bluff mentre il Paese se ne sta andando». Sulla stessa linea il capogruppo al Senato Vito Crimi: «La sparata di fine campagna elettorale del governo». Diverse le parole della capogruppo alla Camera Roberta Lombardi che si dichiara disponibile a collaborare «per far sì che il referendum del ’93 contro il finanziamento pubblico venga finalmente rispettato». E in una sorta di stand by, di «vedere per credere», sembrano porsi gli stessi promotori di quel referendum - supervotato e sempre aggirato - che toglieva i soldi ai partiti: il segretario di Radicali italiani, Mario Staderini: «Di certo è un fatto nuovo, che rompe il tabù di una partitocrazia per 40 anni unita contro i nostri referendum. Staremo a vedere, perché tanti sono i punti da chiarire».