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Data: 26/05/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Ilva, il Cda si dimette «40mila posti a rischio»

Decisione a sorpresa degli amministratori dopo il sequestro di beni per 8 miliardi Il governo convoca Bondi (ad uscente), Vendola e vuole coinvolgere i sindacati

ROMA E’ una città ormai stremata Taranto, quando ieri alle 13,15 in un clima di tensione da Milano arriva la notizia che l’intero vertice dell’Ilva, il presidente Bruno Ferrante, l’amministratore delegato Enrico Bondi e il consigliere Giuseppe De Iure, si sono dimessi. E con l’azzeramento del Cda, che sovrintende la più grande azienda siderurgica italiana al centro di un’inchiesta per disastro ambientale, 40mila persone rischiano di perdere il posto di lavoro. I dipendenti, le loro famiglie, i sindacati ieri attendevano ai cancelli di capire quali decisioni avrebbero preso i membri del consiglio di amministrazione. Un’altra mattinata di fuoco per Taranto, dopo il sequestro di oltre otto miliardi di euro disposto dal gip Patrizia Todisco sui beni della Riva Fire Spa, la cassaforte della famiglia che di fatto controlla l’Ilva. E’ questa la cifra, secondo i magistrati pugliesi, che i «vecchi» della famiglia Riva, Emilio e Adriano, si erano impegnati di investire per risanare i reparti dell’area a caldo indicati come la fonte dei veleni industriali ritenuti causa di malattie e morte. Truffando lo Stato (che solo l’anno scorso aveva approvato un decreto per salvare l’acciaieria) i soldi sono stati sottratti dai conti dell’azienda e portanti all’estero. Prima in Svizzera, poi nelle isole Canarie e in Lussemburgo. Seguendo il filo del denaro la Guardia di Finanza ha rintracciato il capitale distratto all’Ilva e finito in paradisi fiscali. Da qui il maxi sequestro. A questo punto, per capire quale futuro attende 40mila persone (24mila sono i posti di lavoro diretti, gli altri sono dell’indotto), bisognerà attendere l’assemblea dei soci convocata per il 5 giugno alla quale parteciperà anche Mario Tagarelli il commercialista nominato custode ed amministratore dei beni posti sotto sequestro dal gip. Potrebbe essere proprio lui, dicono all’Ilva a nominare il nuovo amministratore delegato completando il «commissariamento». Ma la preoccupazione maggiore riguarda i posti di lavoro. «La situazione è grave – ha scritto l’Ilva in un comunicato alla fine del consiglio di amministrazione – si sta mettendo in pericolo tutto e decine di migliaia di persone potrebbero rimanere senza lavoro». Secondo i vertici dell’azienda siderurgica nonostante «l’ordinanza dell’autorità giudiziaria» colpisca «i beni di pertinenza dell’Ilva Fire e in via residuale gli immobili Ilva, ha effetti oggettivamente negativi per l’Ilva i cui beni sono strettamente indispensabili all’attività industriale e per questa tutelati dalla legge 231 del 2012 (ndr: il decreto salva-Ilva del governo Monti)». La società ha annunciato di voler impugnare il provvedimento di sequestro. «E’ il primo passo» dicono «se verrà respinto non sappiamo cosa accadrà dopo». Il dossier Ilva nelle prossime ore sarà posto all’attenzione del governo. Il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato domani terrà un primo incontro a Roma con Enrico Bondi, amministratore dimissionario. Zanonato ha invitato all’incontro anche il governatore della Puglia, Nichi Vendola, e intende coinvolgere i sindacati. «Il governo – fa sapere il ministro – si è impegnato a garantire il diritto al lavoro e alla salute». Cosa succederà adesso? L’unica cosa certa per Taranto è che il futuro appare più lontano.

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