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Data: 26/05/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni, con le penalizzazioni taglio medio di 115 euro al mese

ROMA Con le penalizzazioni alle quali pensa il Governo un lavoratore che andasse in pensione a 62 anni invece che a 66 potrebbe perdere in media circa 115 euro al mese per un totale annuo di 1.495 euro.
Il calcolo arriva dallo Spi Cgil sulla base dell'ipotesi, in caso di anticipo di 4 anni rispetto all'età di vecchiaia, di un taglio dell'8% di una pensione di 1.532 euro. Questo si aggiungerebbe - dice lo Spi - a quello già operativo con la riduzione dei coefficienti (circa 93 euro al mese per chi va in pensione con il calcolo misto.
Secondo lo Spi-Cgil le nuove penalizzazioni ipotizzate si sommerebbero a quelle previste con la revisione dei coefficienti con la decurtazione dell'assegno per chi va in pensione prima dei 66 anni. «Se dovesse essere confermato lo schema allo studio da parte del governo - sottolinea il sindacato - la perdita più consistente riguarderebbe chi sceglie di andare in pensione a 62 anni, che si vedrebbe alleggerire l'assegno previdenziale con una perdita di 208 euro al mese (115 delle nuove penalizzazioni oltre ai 93 già persi con la revisione dei coefficienti)».
I CALCOLI
La pensione di base utilizzata per il calcolo, ovvero 1.532 euro è, spiega lo Spi, quella di un operaio con 35 anni di contributi che va in pensione a 66 anni. Per chi decidesse di andare in pensione a 65 anni la perdita mensile sarebbe invece di 30 euro ai quali si sommerebbero i 29,50 già persi con la revisione dei coefficienti (i nuovi sono scattati a inizio 2013) mentre chi andasse in pensione a 64 anni perderebbe circa 60 euro oltre ai 56 già persi con la previsione dei coefficienti. Chi decidesse di uscire dal lavoro a 63 anni perderebbe 87 euro al mese oltre agli 80 già persi con la riduzione dei coefficienti.
«Non siamo contrari alla flessibilità - afferma il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone - purchè non si parli di penalizzazioni ma di incentivi per favorire l'entrata in pensione, perchè se si punta esclusivamente su un modello penalizzante ancora una volta si finisce per scaricare tutto sui pensionati.
Il problema degli esodati - ha concluso Cantone - va definitivamente risolto così come bisognerà intervenire per favorire l'ingresso dei giovani in un mercato del lavoro oggi pieno di lavoratori anziani. Ma non si possono sommare errori ad altri errori perchè questo sarebbe davvero insostenibile».

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