ROMA È un tesoretto di 7-8 miliardi, forse 10 a volere essere molto ottimisti. Ma non sarà così facile metterci le mani sopra e le aspettative rischiano di essere superiori alla realtà. Mercoledì l’Europa notificherà all’Italia la fine della procedura per deficit eccessivo: una boccata di ossigeno per i conti pubblici (sarà positivo l’impatto su spread e interessi sul debito), ma niente tana libera tutti. La Ue infatti affiancherà la promozione in serie A per l’Italia a sei condizioni, la prima delle quali è il consolidamento dei conti pubblici. E poi riforme: della Pa, del lavoro, di fisco e concorrenza, banche.
Certamente ora si potrà aprire la partita con Bruxelles sulla maggiore flessibilità finanziaria concessa ai Paesi con i conti in ordine. E si dovrà trattare per vedere quali fondi, principalmente per investimenti infrastrutturali e per rilanciare l’occupazione, sarà consentito all’Italia di tenere fuori dal vincolo del 3% nel rapporto tra deficit e Pil.
Il fischio di apertura di questa complessa manovra, in particolare per quanto riguarda le politiche per rilanciare l’occupazione giovanile, sarà il consiglio europeo del 27 giugno. Il premier Letta ha scritto, non a caso, al presidente Herman Van Rompuy, spingendo per un maggiore impegno europeo sulla crescita. Il pressing italiano, dunque è già iniziato ma la vera partita entrerà nel vivo in autunno, verosimilmente, quando si saranno svolte le elezioni tedesche, fissate per settembre. E riguarderà a quel punto il 2014.
CACCIA ALLE COPERTURE
In ogni caso l’Italia dovrà trovare al suo interno le risorse per scongiurare l’aumento dell’Iva dal 21 al 22% a partire dal 1° luglio, per evitare il pagamento dell’Imu sulla prima casa e per rifinanziare fino al 31 dicembre le detrazioni fiscali sull’efficienza energetica (55%) e sulle ristrutturazioni edilizie (50%) che altrimenti sono destinate a decadere dopo il 30 giugno. Questi sono i primi e più urgenti appuntamenti e sono fuori da qualsiasi ipotesi di «tesoretto».
Il governo ha chiarito che non ci saranno nuove tasse. Dove trovare allora le coperture? Per scongiurare l’aumento dell’Iva servono 2 miliardi sul 2013 (che salgono a 4 nel 2014). Riguardo all’Imu, è stato finora sospeso il pagamento della prima rata su prime case, fabbricati rurali, alloggi popolari e terreni agricoli. Per abolire l’imposta e riformarla, come il governo ha annunciato di voler fare, servono 4,8 miliardi che prima o poi dovranno arrivare ai Comuni in modo strutturale. Infine, i bonus-casa. Nel 2011 sono state presentate richieste di detrazione per 1,9 miliardi da spalmare su 10 anni, come prevede la legge. Se il trend restasse invariato, servirebbero quindi almeno 190 milioni l’anno solo per l’efficienza energetica. Il governo pensa invece di ridurre a 80 milioni il costo per il secondo semestre 2013, a cui aggiungere altri 85 milioni per le ristrutturazioni. Proprio oggi è in programma un vertice tra i ministri Zanonato (Sviluppo), Lupi (Infrastrutture) e Saccomanni (Economia) per stringere sulle coperture e portare il decreto sui bonus venerdì prossimo in Consiglio dei ministri. Ma nulla si preannuncia semplice e il messaggio arrivato dal vertice Letta-Alfano-Saccomanni di venerdì è che «è impossibile fare tutto, bisogna fissare le priorità». L’intervento sull’Iva è il più costoso, scongiurare l’aumento non è scontato.
IL LAVORO
Fermo restando il rispetto del vincolo del 3% sul deficit-Pil, è ormai generalizzata in Europa la convinzione che la drammaticità della crisi occupazionale giustifichi interventi straordinari un po’ in tutto il continente. Una quota del co-finanziamento nazionale dei fondi europei per l’occupazione giovanile e gli investimenti pubblici produttivi potrebbe così essere liberata dal computo del deficit. Eccezioni finalizzate a rilanciare la spesa in conto capitale, non certamente la spesa corrente. Per detassare le assunzioni di giovani e ridurre il cuneo fiscale, i soldi dovranno perciò arrivare da nuove e mirate riduzioni di spesa. Sperando che il rimborso dei debiti Pa alle imprese e i segnali di ripresa attesi per fine anno diano un aiuto.
Il vero confronto con l’Europa si giocherà sul bilancio 2014 e sulla possibilità di portare il deficit/Pil, stimato dal governo all’1,8% il prossimo anno, intorno al 2,3%. Circa 8 miliardi, non di più.