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Pescara, 18/12/2025
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27/05/2013
Il Messaggero
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Campidoglio, crolla l’affluenza. Comunali: -19,51% nella Capitale e -15,34% a livello nazionale rispetto al 2008,
quando però si votò anche per le politiche. E la maxi-scheda scoraggia tanti «Io ci rinuncio» |
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ROMA Il buon esempio del voto mattiniero di Giorgio Napolitano e della signora Clio in una scuola di via Panisperna, non è stato seguito da buona parte dei sette milioni di italiani chiamati alle urne per il rinnovo di 564 Consigli comunali. Il dato complessivo, al termine della prima giornata elettorale, è stato del 44,66%, il 15,34 sotto la precedente tornata amministrativa. Ma il dato più inquietante, che d’altra parte conferma le preoccupate previsioni della vigilia delle segreterie dei partiti, appare quello di Roma, dove si concentra un terzo di tutti gli interessati a questo turno elettorale. In base al dato comunicato dopo le 22 dal Viminale, a esprimere la propria preferenza sul futuro inquilino del Campidoglio è stato solo il 37,7 per cento degli aventi diritto, cioè il 19,5% in meno rispetto al 57,2 del 2008. La tendenza al calo si era già manifestata alla prima rilevazione delle 12 con una diminuzione dell’affluenza ai seggi del 5,3% a Roma, rispetto a un calo del 4,4 su base nazionale. Tendenza che è andata accentuandosi alle 19: a Roma quasi 14 punti in meno contro gli 11 del dato nazionale. La diserzione delle urne diventava poi una slavina nelle ultime tre ore di voto della domenica, lasciando presagire che non andrà molto meglio oggi quando i seggi si riapriranno dalle 7 alle 15. IL VOTO A ROMA Va tuttavia rilevato che il dato negativo dell’affluenza di ieri a Roma viene messo a confronto con la omologa tornata amministrativa del 2008, che però godette del traino delle elezioni politiche che si tennero nello stesso giorno, mentre il ballottaggio tra Alemanno e Rutelli si svolse due settimane dopo senza la spinta di altre chiamate alle urne. Un dato, quindi, quello del 2008, in qualche modo ”gonfiato“ dalla concomitanza con le politiche, tant’è che le regionali del 2010, quelle della sfida Polverini-Bonino, registrarono un calo di partecipazione del 17% sul dato 2008. Comunque, Roma, tra i 16 capoluoghi chiamati al voto, non è neppure la maglia nera nella classifica della disaffezione elettorale. La precedono nettamente Pisa e Brescia e, per restare nel Lazio, anche Viterbo con il suo meno 21%. Inoltre Ancona, dove il voto è stato ostacolato dal mal tempo, quasi le si appaia con un calo del 19,1. Al contrario, tra gli elettori meno disaffezionati dei 16 capoluoghi di Provincia chiamati al voto, ci sono quelli di Siena e Isernia, la prima, tornata al voto dopo lo scandalo del Monte dei Paschi, contiene la fuga dei votanti al 6,4%, la seconda al 7,2. Il record della diserzione delle urne è comunque appannaggio di Pisa: meno 25,5%, seguita da Brescia, dove la campagna elettorale è stata tra le più accese con il contestato comizio di Berlusconi dell’11 maggio e che registra il 22,8% in meno di votanti. Decisamente diverso il discorso a Barletta, che detiene saldamente la palma della più alta partecipazione al voto, con un esiguo meno 2,4% sulle precedenti consultazioni, anche in virtù di una combattutissima campagna elettorale che ha visto tra i suoi protagonisti l’ex consigliere per la comunicazione del Quirinale, Pasquale Cascella, in corsa per la carica di sindaco della città pugliese. Caso a parte le regionali tenutesi in una sola giornata ieri in Val d’Aosta, dove i poco più di 100 mila elettori hanno fatto registrare una partecipazione del 73%, un solo punto in meno delle scorse elezioni. ALCUNE IRREGOLARITA’ Non segnalate nella prima giornata di voto particolari irregolarità, con l’eccezione di Castellammare di Stabia, dove una raffica di multe ha colpito diversi candidati alle comunali per attività di propaganda non consentita anche all’interno dei seggi elettorali. Uno di essi è stato anche accompagnato in commissariato perché con un video-telefonino pretendeva la prova del voto da alcuni suoi elettori. Lamenta «pesanti condizionamenti» degli elettori, da parte di «personaggi di dubbia moralità», a Bisceglie il capolista del Pd alle comunali e presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, che riferisce anche di voci su «voti comprati e di schede fotografate in cabina». Protestano infine a Roma le donne del Pd, che denunciano «il boicottaggio della doppia preferenza di genere», perché nei seggi non è visibile alcuna spiegazione sulla nuova normativa del voto che prevede l’alternanza uomo-donna.
E la maxi-scheda scoraggia tanti «Io ci rinuncio» C’è perfino chi si arrende e molla la cabina. Ci si mette pure l’effetto derby a bloccare tutto per metà pomeriggio
ROMA «Mario che hai votato?». «Ah, Ga’, vattela a pija’ in saccoccia. Me so’ trovato davanti quel tabernacolo, tutti e due in cabina non c’entravamo. Non c’ho capito niente, me giravano gli occhi. Ho chiuso e non ho votato nessuno». Gaspare Pisciotta, rappresentante di lista al seggio di via Alessandro Volta, Testaccio, è dispiaciuto per l’amico Mario, «poverino, è anziano. S’è confuso». Lui che è bisnonno e di anni ne ha 78 giura d’essersela cavata «con il lenzuolo blu» anche se a fatica. La maxi-scheda per le comunali, e ci mancava solo il foglio lungo quasi un metro e venti a spazientire i pochi e svogliati elettori che si sono trascinati alle urne sovrappensiero nella domenica del derby. Ci hanno litigato un po’ tutti in cabina. «Li mortacci vostra!», imprecazioni di chi provava a ripiegare quello sterminato elenco di simboli e ci riusciva solo al terzo tentativo. Gli scrutatori hanno sentito di tutto. «La tovaglia dei sindaci. L’abbiamo apparecchiata per poi mangiarci su volentieri», «il panno, me lo porto a casa e lavo i pavimenti», «ma questo è un copriletto, la prossima volta ci date anche il cuscino?». LE PROTESTE E i presidenti a spiegare, si fa così e così, a raccogliere lamentele, a invitare gli elettori a tornare in cabina e piegare bene. Con pazienza e senza fretta, tanto la fila non c’è. Mai seggi così deserti, è un rito stanco quello che si celebra in una Roma distratta dal calcio e disillusa, una gara senza slancio. Tutta quella folla di nomi appesi alle pareti delle scuole e i corridoi malinconicamente vuoti. Così tanti candidati e così pochi a votarli, lo smacco della politica. «Tutto tranquillo, iper-tranquillo. Diciamo un mortorio», ammette una rappresentante del Comune al seggio di via Romagnoli, Talenti. «Forse il derby, chissà», nel pomeriggio affluenza in picchiata: tra Campidoglio e Olimpico non c’è storia. «Le altre comunali non erano così mosce. Viene da piangere», ed è un’amarezza questo deserto elettorale per Simonetta Macrì, scrutatrice. «Il fatto è che la gente non crede più a niente». Poi ci si mette pure la scheda. «Una follia, tutti protestano. Una signora è stata in cabina 20 minuti, non riusciva a piegarla. In tanti ci rinunciano». POCA INFORMAZIONE E chissà quante schede nulle, quante contestazioni, si preoccupa uno dei candidati di Rifondazione al secondo municipio davanti al seggio di via di Villa Chigi. «Non c’hanno capito niente, troveremo errori clamorosi. Quasi nessuno sa della possibilità del voto disgiunto. E poi ci sono troppi candidati e pochissime idee». La strada è tappezzata da adesivi pubblicitari, coprono anche un cartello del parcheggio per disabili. C’è chi va a votare con la maglietta della Roma o della Lazio. «Le liste per il municipio: un cimitero di sconosciuti», Giuseppina Piglione Marini, insegnante scrittrice e poetessa, racconta il suo smarrimento in cabina. «Mi sono sentita una primitiva. Bisogna essere professori universitari per votare». Poca informazione, «la gente è disorientata», dicono al seggio della scuola Settembrini, quartiere Trieste. IL GIALLO In un seggio a Prati. Sparisce una matita e gli scrutarori la vanno a cercare a casa di chi ha votato, denuncia il Codacons. «Dalle 14 alcuni abitanti hanno ricevuto la visita dei responsabili del seggio 2189 di via Camozzi. Una follia, una violazione della privacy», attacca il presidente Carlo Rienzi. «Nonostante la giungla di nomi e la campagna elettorale fiacca, noi siamo qui», più o meno la stessa affluenza delle regionali, calcola Raffaella Albano, rappresentante di lista alla scuola elementare di via Volta, a Testaccio. «Il fatto è che noi siamo rossi e giallorossi, ci teniamo all’elezione del sindaco e del presidente del municipio». Tanto si va al ballottaggio, macchè vince il grillino la gente è stufa dei soliti partiti, nessuno è forte come Alemanno, senza dubbio ce la fa Marino. Girandola di pronostici. Comunque vada, «è stata una campagna elettorale faticosa, ha pesato la difficile situazione politica nazionale», riconosce una candidata al primo municipio. Esce dalla scuola dove vota anche il premier Letta una signora di 81 anni, sorride. «Nessun problema con la scheda. Vabbè è grande, ce damo da fa’ e ’a chiudemo».
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