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Data: 27/05/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Centro turistico il Cda finisce nel mirino. Relazione dei revisori individua irregolarità nella gestione dell’azienda

Una frattura forse insanabile quella che si è creata fra il collegio dei revisori del Centro turistico del Gran Sasso e il Consiglio di amministrazione. Con una relazione extrabilancio il collegio solleva alcune presunte irregolarità nella gestione dell’azienda da parte del Cda, a cominciare dalla mancata richiesta di una penale alla società che ha effettuato i lavori per la revisione delle Fontari, per arrivare ad addebiti su molte altre scelte amministrative. Avuta la missiva, il Cda ha incontrato il sindaco Massimo Cialente per sollevare rimostranze temendo di avere ipotecato anche il bilancio che sarà in approvazione fra 15 giorni. Del resto che la situazione sia catastrofica il collegio lo sa da 9 anni, pertanto gli addebiti fatti, sostiene qualcuno, potevano essere sollevati anche anni fa. L’improvviso risveglio dal letargo lascia spazio dunque a più di qualche perplessità. La situazione in ogni caso resta drammatica: non è certo che la società potrà pagare gli stipendi il mese prossimo, il capitale sociale inoltre è quasi eroso del 30%. Se tale percentuale sarà superata la messa in liquidazione della spa sarà automatica. In ogni caso, Cda e direttore della spa non ci stanno a essere sotto tiro e sembra abbiamo minacciato le dimissioni. Buona parte della responsabilità di tutto questo è da attribuire alla solita burocrazia killer. Da molto tempo la spa dovrebbe ricevere l’ossigeno di 15 milioni di euro provenienti dalla delibera Cipe per la ricostruzione del dicembre scorso che continuano a esserci solo sulla carta. Con quei soldi si potrebbe cominciare a progettare la sostituzione delle Fontari e fare altre operazioni non più rinviabili, dicono dal Centro turistico, e invece nulla. Vista la situazione disperata c’è qualche componente del Cda che ipotizza di chiudere per un anno, 360 giorni di break per reperire le risorse tese al rilancio. Tuttavia Cialente non sembra essere d’accordo. Una volta chiuso, sarebbe difficile riaprire. Così, mentre si continua ad aspettare la sempre più lontana ricapitalizzazione di Invitalia, l’amministrazione ipotizza anche un bando per la gestione da parte di un privato di stazione sciistica e funivia. Per un momento si è pensato che la cosa potesse interessare alla famiglia Lallini, che almeno fino adoggi, non sembra essere propensa.

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