Sangritana è un’eccellenza abruzzese, ed è di proprietà pubblica, è della Regione. Ma la Regione la sottoutilizza. Eppure potrebbe coprire, con cospicui risparmi, le tratte ferroviarie che la molto ben pagata Trenitalia ignora, quando non dismette. Il contratto di servizio tra Regione e Trenitalia è di sei anni più altri sei, per un imponente chilometraggio, mentre quello con Sangritana, la sua Sangritana, va di sei mesi in sei mesi, impedendo all’azienda lancianese programmazione e copertura di un chilometraggio più ampio e a prezzi più contenuti: Trenitalia, a chilometro, costa il doppio di Sangritana, va bene che parliamo di aziende di grandezza non paragonabile, con costi di gestione diversi, ma c’è un limite.
Ieri il presidente Pasquale Di Nardo ha accompagnato il deputato di Sel Gianni Melilla su uno dei treni di Sangritana da Pescara a Lanciano e nella visita al deposito, al centro di manutenzione dove i treni vengono riportati a nuova vita da maestranze dalla straordinaria professionalità, alle stazioni di Saletti e Torino di Sangro (da dove partono per l’Europa i furgoni Sevel). Una visita che farebbe bene a più di un politico abruzzese: amministratori di altre Regioni vengono qui e chiedono, stupiti, a Sangritana i suoi servigi, invece i nostri cosiddetti eroi alzano le spalle, anzi le voltano.
MONOPOLISTA
Di Nardo: «Vogliamo fare di più. Aspettiamo l’azienda unica di trasporto bus-treni, che consentirà programmazione, efficienza, riordino dell’offerta regionale: ma già ora potremmo collegare l’Abruzzo con l’alta velocità a Bologna, e poi rilevare la linea Sulmona-Carpinone, portare gli abruzzesi fino a Napoli, dall’Adriatico al Tirreno. E mettere su treni turistici verso i centri dell’interno e le località sciistiche. Ma Trenitalia non ci concede il passaggio sui binari e la Regione non ci sostiene fino in fondo». Melilla va giù duro: «La Regione è matrigna con Sangritana. Trenitalia spadroneggia, da monopolista assoluto, e come ripaga la Regione che la paga profumatamente? Con il taglio della Sulmona-Carpinone, con treni da Pescara a Roma che prima impiegavano tre ore e ora quattro, con i centri dell’interno abbandonati e quelli della costa umiliati, con la stazione di Pescara svuotata, con l’alta velocità lontana dalla linea adriatica. Il monopolista cancella servizi e impedisce la concorrenza, ostacolando chi vuol fornirli, quei servizi, in una logica di totale conservazione. E la Regione sta ferma, niente riforma, niente azienda unica di trasporto, niente bacini di traffico, e neanche impone a Trenitalia il dialogo con Sangritana: niente. Eppure, prima del business di Trenitalia, ci sono i diritti degli abruzzesi». Cittadini, e non solo clienti.