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Data: 28/05/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Disastro-Lega, in nessuna città supera il 10 per cento

MILANO Voleva due sindaci, la Lega Nord: quello di Treviso con l’irruente sceriffo Gentilini, e quello di Vicenza, con la moderata Manuela Dal Lago. Per adesso non ne ha neanche uno e, anzi, a Vicenza il candidato del centrosinistra vince al primo turno, dunque Dal Lago fuori dai giochi. Un tonfo per il Carroccio che non riesce a fare breccia né con l’estremismo, né con l’aplomb del partito di governo. Maroni non commenta e manda avanti Salvini che si arrampica sui vetri: «Senza la Lega si perde». Una volta lo slogan era diverso: «Con la Lega si vince».
SOLI O ALLEATI

I padani escono con le ossa rotte sia nei Comuni dove si sono presentati da soli, sia in quelli in cui hanno confermato l’accordo con il Pdl. Non c’è una sola città del Nord dove lo spadone di Alberto da Giussano abbia superato il 10 per cento: il risultato migliore a Lodi, col 9, e poi giù fino al 4,5 di Vicenza. Giancarlo Gentilini punta il dito contro il partito: «La colpa è dei nostri che non ci hanno votato», a testimonianza delle divisioni che stanno lacerando il partito che fu di Umberto Bossi e che alimentano il dissenso crescente nei confronti del segretario.
La speranza di Bobo Maroni era di recuperare un po’ di consenso rispetto alle politiche di tre mesi fa, giusto per sostenere che il partito è in ripresa. L’aveva detto ai suoi: «Ci basterebbe guadagnare lo 0,1 per cento per salvarci». Anche questa via d’uscita gli è negata dai risultati: da Sondrio a Pisa, da Brescia a Treviso la Lega è andata peggio delle elezioni di fine febbraio che pure sembravano il punto più basso nella storia padana. E stavolta non può nemmeno dire che la colpa è dell’alleanza con Berlusconi.
A SONDRIO DA SOLI E SCONFITTI

A Sondrio, per esempio, il movimento nordista ha deciso di interrompere l’alleanza con il Pdl e ha presentato un suo candidato sindaco, ma è stato un disastro: appena il 7 per cento dei voti. Tre mesi fa, in coalizione col Cavaliere, in città aveva sfiorato il 13. Lo stesso è accaduto in alcuni popolosi Comuni dell’hinterland milanese e della Brianza dove la corsa solitaria ha punito la Lega anziché premiarla.
Il vero simbolo della disfatta padana, comunque, è Treviso. E’ la roccaforte leghista per eccellenza, qui il sindaco indossa la camicia verde da vent’anni, sempre eletto al primo turno. Ora Gentilini, sostenuto anche dal Pdl, non solo deve andare al ballottaggio, ma lo farà in posizione di svantaggio: lui è al 34 per cento, e il suo avversario del centrosinistra dieci punti più avanti. «Al primo turno i comunisti hanno fatto il pieno» prova a consolarsi «al ballottaggio le cose possono ancora cambiare».
LO SCERIFFO DISSIDENTE

Adesso per cercare di salvare il salvabile Maroni e i suoi devono sperare in una rimonta di Gentilini al ballottaggio, e il fatto che debba fare affidamento sullo «sceriffo di Treviso» è sintomo dello stato confusionale in cui versa il Carroccio. Gentilini da tempo è su posizioni criticissime nei confronti del partito, ha avuto modo di scontrarsi prima con Bossi, poi con Maroni e Tosi, ha rivendicato autonomia e libertà d’azione. Ora il partito tanto vituperato ha un bisogno disperato di lui, e lui ha un uguale bisogno del partito.

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