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Data: 29/05/2013
Testata giornalistica: Il Centro
«Mio fratello aveva un sogno ridare un futuro a Sulmona». Parla Giorgio Di Benedetto, fratello del candidato sindaco scomparso prima del voto

Le liste che l’appoggiavano preparano il ricorso alla Corte Costituzionale

SULMONA Sono stati esclusi dal secondo turno elettorale per l’improvvisa morte del loro candidato sindaco. E, come impone la legge per i Comuni sopra ai 15 mila abitanti, al ballottaggio andranno il primo e il terzo e non loro, giunti secondi. Ora i rappresentanti delle cinque liste che appoggiavano Fulvio Di Benedetto, presenteranno ricorso alla Corte Costituzionale, contro una normativa che reputano «antidemocratica». Sulla vicenda interviene anche Giorgio Di Benedetto, presidente del tribunale e fratello del candidato sindaco scomparso. Non entra nel merito del ricorso ma invita i partiti a portare avanti il sogno del fratello: dare alla sua città un futuro migliore. «Il rammarico è forte, anzi è doppio perché i cittadini di Sulmona, con il loro voto, hanno dimostrato di essere estremamente sensibili ai sentimenti di gratitudine verso le persone, e quindi verso le proprie idee, a non ispirare i comportamenti solo verso gli interessi di parte, ma di mettere prima di ogni cosa i principi e gli ideali delle persone». La ferita per la scomparsa del fratello, candidato sindaco della coalizione Sulmona Unita è ancora fresca. Ma la risposta che la città ha dato con il proprio voto al progetto di Fulvio di Benedetto, lo spingono a parlare, non da magistrato, ma da semplice cittadino che ama la sua città allo stesso modo di come l’amava il fratello. Giorgio Di Benedetto, presidente del tribunale di Sulmona, ha appena finito l’udienza penale del martedì e su nostra richiesta si ferma volentieri a parlare. «Fulvio è riuscito a riunire intorno alla sua persona soggetti e politiche di estrazione molto diversa, molto lontani gli uni dagli altri ma con un unico obiettivo: il rilancio della città. Un aggregato, un progetto presuppone sempre che si parti dalla parte più debole e più povera da integrare con quella già consolidata. Lui aveva sempre in mente questa unione, a partire sempre da chi sta peggio». Superato questo momento di primo turno in cui la città ha dimostrato forte vicinanza a suo fratello, secondo lei cosa devono fare i partiti ella coalizione che era sotto la sua guida? Cosa pensa che succederà di qui in avanti e in genere nella città, intorno al progetto di Sulmona Unita, la coalizione di forze che era riuscito a coagulare Fulvio Di Benedetto? «Questo tipo di discorso rischia di diventare politico, per cui mi sento autorizzato solo a dire questo: l’unica cosa di cui le forze politiche devono occuparsi è l’interesse comune. Qualunque sia il modo di intendere la politica e qualunque sia il modo di intendere il bene comune, dico che partiti e movimenti devono convergere verso l’interesse di tutti. La mia esortazione è a non dividersi su interessi di piccolo rilievo. La divisione sulle idee è sempre legittima, è sempre utile perché si traduce in dialettica, e la dialettica arricchisce. La divisione sugli interessi privati non è cosa buona. Aldilà di questo non posso permettermi di dire di più». «Ripeto», conclude il presidente del tribunale di Sulmona, «queste cose le dico solo come fratello e non in altre vesti. Il rammarico è forte. Il dolore per la perdita di una persona alla quale hai voluto sempre bene è grande perché tra noi c’era un legame molto forte. Il risultato elettorale aumenta ancora più questo rammarico. Quello che poteva essere e che non è stato. La realizzazione di un suo sogno. Io sono il fratello piccolo, quello più coccolato. Soprattutto da loro, i due fratelli più grandi di me; con Fulvio ho perso anche un padre».

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