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Pescara, 18/12/2025
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Data: 30/05/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Piccone: «Fuori dal Pdl chi non porta voti». Il coordinatore regionale: «Giunta e consiglio possono fare di più, selezioneremo meglio»

PESCARA Che Pdl in Abruzzo farà da qui ai prossimi otto mesi? Come pensa il centrodestra di assestare i mal di pancia che avevano fatto diventare il Popolo della libertà una mezza polveriera alla fine di gennaio? Risponde Filippo Piccone, coordinatore regionale. «Io direi che il maremoto di febbraio si è ridimensionato. Nella provincia dell’Aquila e di Teramo abbiamo riportato successi importanti. E il ridimensionamento di Grillo va letto, in generale, come ci si pensava: la rappresentanza locale pesa meno dell'opinione nazionale. E poi c’è delusione dall’aver visto la protesta per la protesta. Restare solo sull’Aventino non paga».
E il centrodestra abruzzese pieno di dissidenti, correnti e movimenti? Tutto risolto d’incanto?
«Rispondo con una battuta. A Celano quando uno si sveglia e trova la sorpresa, si dice «Ti sei svegliato e hai visto i pupazzetti. Ecco, i dissidenti hanno visto i pupazzetti.
«Tutti i movimenti tattici sono rientrati, si va definendo un quadro generale dove è difficile discostarsi se non pensando al salto da qualche altra parte».
Facciamo fatica a crederle. C’erano state fratture abbastanza pesanti. Gatti-Tancredi per esempio, ma anche Masci-Quagliariello. Solo per citarne due.
«Gatti non so cosa farà. Però sento dire che forse Fratelli d’Italia non sa se farà la lista, la Destra è in bilico. Più si avvicina l’obiettivo e più il Pdl sarà contenitore all'interno del quale convergere. Masci? Continua ad essere un valore del Pdl».
Risposta democristiana. Eravate pieni di dissidenti a gennaio: sicuro che non ci saranno rese dei conti?
«Di certo non candideremo tutti coloro che non hanno appeal sul territorio e che finora sono stati graziati dalla fortuna. Niente posti per chi non ha consenso».
Parliamo di contenuti. Chiodi ha abbracciato l’idea della macroregione che è da sempre anche un cavallo di D’Alfonso. Larghe intese anche in Abruzzo?
«No, non credo. Il quadro è definito e Chiodi è il nostro candidato indiscusso. Ha fatto un grande lavoro di risanamento, ha ridisegnato il perimetro organizzativo della Regione. Ora ci organizziamo per progetti di più ampio respiro. Infrastrutture, sostegno alle varie categorie, riprogettazione del connubio ambiente-industria».
Ma questo era l’obiettivo con cui eravate usciti dalla verifica di metà mandato. Il famoso Abruzzo 2.0
«Verissimo. Dobbiamo essere più incisivi».
La sensazione è che Chiodi e la maggioranza si siano accontentati di essere buoni amministratori. Con quei numeri dovevano essere i migliori: questo è un tempo che non torna più.
«Non credo che Chiodi sia uno che si accontenta. Però si è dovuto accontentare di un organigramma esecutivo e legislativo che non ha potuto determinare. Nel secondo mandato potrà disegnarsi una squadra di governo e di Consiglio che abbia maggiori attitudini al cambiamento radicale. Purtroppo non basta la volonta del presidente, ci sono resistenze sia in giunta che in Consiglio».
Sta dicendo che c’è una parte del Pdl che vive di rendita?
«Non c'è dubbio, ma la considerazione va inquadrata in un contesto. Nel 2009, abbiamo lanciato una classe dirigente in quattro mesi. Era impensabile che al primo colpo centrassimo la squadra migliore. Il percorso fin qui è stato soddisfacente, ora ci sarà una maggiore selezione».

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