ROMA Basta con il finanziamento pubblico ai partiti. Il premier Letta ne dà l’annuncio con un tweet mentre il Consiglio dei ministri è in corso. Le polemiche, però, non mancano. Anzi, crescono con il passare delle ore. Beppe Grillo urla dal blog. «E’ una finta, una legge-truffa». Il disegno di legge, che andrà discusso e approvato dal Parlamento (fatto non scontato), abroga il sistema dei finanziamenti dati sotto forma di rimborsi elettorali e introduce un nuovo sistema di finanziamento basato sulla “contribuzione volontaria”. Il passaggio sarà graduale: entrerà a regime a partire dal 2017 e la riduzione dei finanziamenti sarà progressiva (40% nel 2014, 50% nel 2015 e 60% nel 2016). Letta è soddisfatto. «Abbiamo mantenuto la promessa» dice durante la conferenza stampa congiunta con Van Rompuy. E aggiunge: «Confido che il Parlamento approvi rapidamente la legge», ma avverte: «Questo ddl serve per ridare credibilità alla politica». Ergo, va approvato al più presto: entro l’estate.
I CONTENUTI
Il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello illustra i contenuti del ddl in conferenza stampa. L’abrogazione del finanziamento sarà graduale ed entrerà a regime a partire dal 2017, quando terminerà l’erogazione già prevista per la legislatura appena iniziata. Le fonti di finanziamento, a quel punto, saranno solo due: detrazioni e 2xmille, ma vi saranno anche una serie di servizi (sedi, bollette, spazi tv autogestiti e per iniziative) forniti dallo Stato ai partiti. A condizione, però, che i partiti rispettino l’articolo 49 della Costituzione, che abbiano «una struttura democratica, siano trasparenti nei bilanci e con statuti democratici», chiarisce Quagliariello, che parla di «rivoluzione copernicana». Per le donazioni liberali dei singoli cittadini (persone fisiche), le detrazioni sull’imposta lorda saranno pari al 52% per importi compresi tra 50 e 50 mila euro e al 26% (la stessa percentuale riservata per le onlus) per importi tra i 5001 e i 20 mila euro, il tetto massimo. Ma è in merito al meccanismo del 2xmille, che sono subito divampate le polemiche, rimarcato che pure in questo caso i partiti dovranno avere «requisiti minimi di democrazia interna». Il sistema del 2xmille (simile a quello dell’8xmille o del 5xmille) permetterà di destinare tale cifra volontariamente a un partito presente in Parlamento nella dichiarazione dei redditi. Per ragioni tecniche la voce però comparirà solo nella dichiarazione dei redditi 2014 che gli italiani compileranno nel 2015 e la Ragioneria generale ha e avrà bisogno di tempo. Ecco perché, ai partiti, prima del 2016 non arriveranno soldi, il cui tetto massimo il governo ha già fissato a 61 milioni.
LE POLEMICHE
Grillo spara a palle incatenate: «Una legge-truffa, una presa in giro dei cittadini. L’abolizione avverrà nel 2017, i partiti saranno aiutati e i fondi “non optati” dai cittadini con il 2xmille saranno distribuiti ai partiti proporzionalmente alle somme già stanziate». Immediata la replica di Quagliariello: «Non sarà come l’8xmille. Ci saranno due opzioni e il cittadino potrà scegliere se dare i soldi allo Stato o ai partiti». Malumori agitano anche Pd e Pdl, che dovranno sottoporsi a dolorose cure dimagranti nei rispettivi organici, e i cui tesorieri (Misiani e Bianconi) si dividono: per Misiani, «il ddl è migliorabile, ma va nella direzione giusta», mentre per Bianconi «Letta fa carosello per avere la fiducia popolare». Anche Fabrizio Cicchitto (Pdl) è critico come pure Ugo Sposetti (Pd). Il tesoriere di Sel, Sergio Boccadutri sfida il governo: «Nel 2012 Sel ha preso 381.810 euro, rendicontati, l’attuale ministro Saccomanni, da solo, ne ha guadagnati 450 mila. Il governo fa propaganda sui benefici per le casse dello Stato».
Brunetta: ora lo stesso sistema per i sindacati e la Chiesa.
ROMA «Ora bisogna adottare lo stesso criterio anche per i sindacati e la Chiesa...». Renato Brunetta, presidente dei deputati del Pdl, dice «bravissimi» a Letta e Alfano: «Hanno avuto il coraggio di fare la legge», ma rilancia e punta l’indice su Cgil, Cisl e Uil e Oltretevere.
Presidente Brunetta, lei plaude. Ma il ministro De Girolamo ha detto che c’è riserva su tutto. Qual è la linea del Pdl?
«Il provvedimento è stato assunto “salvo intese”. Ciò vuol dire che il governo non ha raggiunto un accordo definitivo e che c’è ancora molto da limare. Ma questo conferma solo la complessità della materia. Va invece dato atto a Letta e ad Alfano di avere fatto un passo nella direzione giusta. Nel programma del Pdl c’è l’eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti, l’impegno è mantenuto. Certo, il diavolo è poi nei dettagli. Ma tutto si risolverà».
Il Pd chiede che venga fissato un tetto alle donazioni private. Temono il “peso” economico di Berlusconi?
«Se andiamo a guardare la storia, i più bravi a farsi finanziare erano quelli del Pci, loro prendevano i soldi perfino dall’Urss. Fissare limiti troppo bassi alle donazioni significa aprire a una soluzione falsa e ipocrita. La cosa importante è definire con rigore la trasparenza. Bisogna sapere chi finanzia chi. Ora che i partiti percepiranno meno denaro, saranno però più vulnerabili...».
Pensa alle lobby?
«Esatto. C’è il rischio di mettersi nella mani delle grandi imprese e delle grandi lobby. Bisogna introdurre vera trasparenza, solo questa è un deterrente ai finanziamenti occulti: a nessun partito piace passare per il partito finanziato dalle multinazionali. In più serve un albo delle lobby e va introdotto l’obbligo, per chi svolge funzioni pubbliche, di diffondere giorno per giorno l’elenco delle persone ricevute».
I Cinquestelle dicono che il ddl sui partiti è una legge truffa.
«La solita demagogia, la solita ideologia cieca. Il disegno di legge va ancora completato, è presto per dare giudizi violenti. In più in futuro sarà dura per tutti. Oggi tocca ai partiti, domani toccherà ai sindacati: non possono esimersi da regolamentazioni simili».
L’accuseranno di essere mosso da sentimenti anti-sindacali.
«Perché, chi vuole il finanziamento privato dei partiti è anti-politico? Io dico solo che serve trasparenza sui finanziamenti, sui bilanci, e occorre regolamentazione. Questo dibattito si aprirà e lo apro io oggi. Non per ritorsione. Ma per parallelismo, per simmetria. Se è avvenuta una maturazione nell’opinione pubblica, se il sistema di finanziamento deve essere lasciato alla liberalità dei cittadini, questo deve valere per tutti. Anche per i sindacati. E non potrà che essere così. Tra l’altro sappiamo tutti come i sindacati finanziano le loro adunate oceaniche, come lo sapevamo per i partiti. Eppure nessuno sa quanto incassano i sindacati dallo Stato. Ma la rivoluzione culturale della trasparenza e della responsabilità deve valere erga omnes. Direi anche per le organizzazioni religiose, basti pensare al finanziamento per la Chiesa».
Ce l’ha anche con la Chiesa?
«Non ho alcun intendimento punitivo. Anzi, trasparenza e responsabilità fanno bene a tutti. Ma dico che occorre una riflessione complessiva, ad esempio non convince il sistema dell’8 per mille. Il 50% dei fondi non assegnati dai contribuenti, finiscono comunque alle confessioni religiose e si parla di circa un miliardo di euro l’anno. Il problema è che in questo Paese c’è troppa ipocrisia e poca trasparenza e responsabilità».