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Data: 02/06/2013
Testata giornalistica: La Stampa
Trasporto locale e liberalizzazioni - La maggioranza a Fassino: si vende solo il 49 per cento di Gtt Torino

La cessione di Gtt e il rimpasto di giunta: tutto si tiene. Ieri sera la maggioranza che sostiene il sindaco Fassino s’è confrontata per l’ennesima volta sul piano che punta a portare soldi nelle casse di Palazzo Civico cedendo una bella fetta di Gtt ed ha concluso che, almeno per ora, non si vende più del 49% dell’azienda. Via libera invece alle altre cessioni: dalle fibre ottiche agli immobili, fino ai teorici 48 milioni provenienti dalla vendita del ramo parcheggi (opportunamente «arricchito» con altri 25 mila stalli di zona blu) più il canone di 14 milioni che il futuro gestore dovrà versare per 15 anni al Comune. Denaro - complessivamente un centinaio di milioni - che servirà all’assessore Passoni per raccogliere quei 120 milioni necessari per chiudere un bilancio rispettoso dei vincoli imposti dal Patto di stabilità. Altro denaro è poi atteso appunto dalla cessione del 49% di Gtt.

Gli oppositori
L’accordo raggiunto ieri sera potrebbe creare qualche problema ai conti comunali perché la Città già contava di incassare 78 milioni dalla cessione, un risultato che non è detto si raggiunga con il 49%: «Vorrà dire che recupereremo la differenza dall’incasso della vendita dei parcheggi» è stata la soluzione. La cessione di una quota superiore al 49% per cento non piaceva all’ala sinistra di Fassino, cioè Sel («Meglio mantenere il controllo dell’azienda» sostengono Curto e Grimaldi), e a non pochi democrat, dal gruppo dei renziani - che a Torino è meglio definire «garigliani» da Davide Gariglio lo sfidante di Fassino alle Primarie - a altri battitori liberi come Carretta, Ventura, Marta Levi. Un dissenso che, in alcuni casi, era ed è giustificato anche da legittimi interessi di bottega. Vale a dire che certe posizioni avrebbero potuto ammorbidirsi in cambio di qualche poltrona nell’annunciato rimpasto di giunta. Il fatto che tutti siano rimasti fermi sulle proprie posizioni dimostrerebbe, secondo i più maliziosi, che nessun accordo è ancora stato raggiunto. Rimpasto che ha pochi punti fermi ma circondati da tante indiscrezioni più o meno fondate e da un bel po’ di balle spaziali.
Via Dealessandri e Spinosa Fermiamoci ai punti fermi: cioè la probabile uscita del vicesindaco Tom Dealessandri destinato a finire in Iren (ecco il collegamento con l’altro grande busillis sul quale in queste ore si sta esercitando Fassino) e quella dell’assessore alle Pari opportunità, Maria Cristina Spinosa. Potremmo aggiungerci anche Maria Grazia Pellerino, responsabile della Scuola, la cui giubilazione potrebbe tornare utile a Fassino per pacificare i rapporti con Sel in Sala Rossa, ma che non sarebbe indolore. Attorno alle prime due poltrone c’è l’assalto alla diligenza. La soluzione minimale ipotizza l’ingresso in giunta di Mimmo Mangone per normalizzare i rapporti con i garigliani; il passaggio delle deleghe della Spinosa a Ilda Curti che perderebbe l’Urbanistica destinata al nuovo vicesindaco che non avrà però, come aveva Dealessandri, il controllo delle Partecipate. Un potere che Fassino vuole tenere per sé. E chi sarà il nuovo numero 2? L’ultima indiscrezione ipotizza l’ingresso di un esterno, una figura super partes e di prestigio, che avrebbe anche il merito di stroncare le eventuali proteste degli esclusi.

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