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Data: 02/06/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Partiti, i dubbi di Renzi sui tagli del governo. E Bonino: referendum

ROMA Appena varata dal Consiglio dei ministri, la proposta per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti scontenta la gran parte della larga maggioranza, mentre l’opposizione grida alla truffa. «Il finanziamento è vivo e vegeto», tuona Beppe Grillo. Matteo Renzi ostenta cautela, ma i suoi criticano la legge in modo molto netto e il ministro degli Esteri, Emma Bonino, pensa addirittura a un referendum che rimetta in discussione «i tagli troppo corposi».E anche nel Pdl serpeggia il malumore, in particolare riguardo al tetto per finanziare i partiti, tanto che ieri il coordinatore Denis Verdini, Capezzone e Daniela Santanchè pare abbiano incontrato Berlusconi per mettere a punto una testo alternativo.
IL CONFRONTO
Cosicchè, a fine giornata, il premier Letta è costretto a precisare che «il finanziamento pubblico ai partiti è un tema su cui si deciderà, ma va affrontato. A chi non piace la proposta presentata ieri, ne faccia altre».
In mattinata, Matteo Renzi, ribadisce di «essere un sostenitore dell'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti da una vita». Tuttavia, afferma di «non voler commentare ciò che fa il governo perchè ogni volta che mi esprimo scoppia un putiferio. Voglio evitare che si creino ancora polemiche». Un riserbo che la dice lunga sul giudizio che il sindaco di Firenze dà alla proposta varata dal Consiglio dei ministri.
I RENZIANI
I suoi parlamentari però si sbilanciano di più. «Il meccanismo del 2 per mille mi sembra prefiguri una sorta di obbligatorietà che non mi piace affatto», dice il senatore Pd Andrea Marcucci, e la collega Rosa Maria Di Giorgi ribadisce «devono scegliere i cittadini, non possono esserci automatismi».
I MAL DI PANCIA
La prima a parlare con grande chiarezza del suo malumore è la Bonino, secondo la quale «sul finanziamento pubblico c’è stato l'inizio di un processo compromissorio, ma non sono così fiduciosa che l'arrivo del ddl in Parlamento migliori o chiarisca la situazione. Perciò, credo i radicali potrebbero lanciarsi in una nuova campagna referendaria per abrogarlo». Nel governo, il ministro della Difesa, Mario Mauro, di Scelta civica, chiede un tetto per le spese dei partiti, «per evitare l'avvento di una plutocrazia», mentre il collega Giampiero D'Alia chiede il tetto anche per le donazioni, oltre a una legge per le lobby, così come Pino Pisicchio di Centro democratico.
I FAVOREVOLI
Scontata l'approvazione del deputato lettiano Francesco Boccia, che definisce la riforma «coraggiosa e innovativa». Ma il suo collega Daniele Marantelli osserva: «In decenni di attività politica non ho mai incrociato eserciti di benefattori privati disinteressati».
E sono molte le perplessità sulla proposta del governo fra i parlamentari del Pdl. Il capogruppo alla Camera Renato Brunetta propone che il 2 per mille «non optato» non vada ai partiti e che la stessa regola si applichi per l'8 per mille alle confessioni religiose. «Non si possono confondere le due cose», replica il senatore Carlo Giovanardi. Ed è categorico il senatore Francesco Giro, secondo il quale «questa legge, dettata da una certa frenesia populista, non ci porterà da nessun parte».

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