ROMA Ministro Franceschini, il vostro è un governo a termine, come dice Napolitano?
«Certo che lo è. E’ un governo di servizio, per affrontare le emergenze del Paese, sostenuto da avversari che torneranno ad essere tali alle prossime elezioni».
Intanto, lei è d’accordo con Alfano secondo cui sul semi-presidenzialismo l’intesa tra Pdl e Pd è possibile?
«Non bisogna partire dalla fine. Sulla materia della forma di governo, i partiti e il Parlamento dovrebbero arrivare aperti alle varie soluzioni, che sono quelle per il cancellierato o per il semi-presidenzialismo. E si deve arrivare a quel bivio stando ben attenti a non volere soltanto piantare la propria bandierina».
Sta dicendo che le priorità sono altre?
«Occorre partire dalle cose su cui siamo tutti d’accordo. Cioè dal superamento del bicameralismo, dal Senato delle Regioni e delle autonomie non elettivo e quindi dalla riduzione del numero dei parlamentari. Sarebbe già una rivoluzione riuscire a fare questo. Poi si arriverà al capitolo della forma di governo».
C’è questo scambio: al Pd l’abolizione del Porcellum e al Pdl il semi-presidenzialismo?
«E’ una cosa orribile solo a sentirla dire. Ho il difetto di credere alle parole. Tutti vogliono superare il Porcellum, anche anticipatamente rispetto alla conclusione del percorso delle riforme costituzionali. La differenza sta tra chi come il Pdl vuole soltanto cambiare il premio di maggioranza e chi come il Pd vuole un cambiamento più radicale. Ma tutti dicono di volerlo cambiare».
O adesso o mai più?
«La scelta sulla legge elettorale è tutta nelle mani del Parlamento, come è giusto che sia. Il governo non cercherà una mediazione al proprio interno perché la soluzione, prima della sentenza della Consulta sul Porcellum prevista per il prossimo autunno, la devono trovare i gruppi parlamentari tra di loro e il tempo è poco».
E comunque il Pd, pur di salvare il governo, sta cedendo sul semi-presidenzialismo?
«Sono abbastanza stanco di questo schema di lettura, secondo cui ci sarebbe chi cede sui contenuti per tenere in vita l’esecutivo. Il percorso riformatore, compresa questa apertura reciproca tra sostenitori del semi-presidenzialismo e del cancellierato, lo avremmo dovuto percorrere anche se non fossimo stati al governo insieme. E poi, due considerazioni. La prima: non vedo tracce di cedimenti su nessun fronte, per esempio da parte nostra sull’Imu, ma soltanto voglia di sintesi. La seconda: è surreale credere che la durata o meno del governo sia un problema di chi ne fa parte e non di tutto il Parlamento e dell’intero Paese».
Il Pdl insiste più sulle riforme economiche e il Pd più su quelle istituzionali?
«Questa è un’invenzione. Semmai a destra sono più abili, e non è una novità, nel comunicare. La sospensione dell’Imu sulla prima casa è stata molto gradita anche dagli elettori del centro-sinistra. E poi, se si volesse seguire questo schema mentale sbagliato, sarebbe come dire che sul miliardo in più per gli ammortizzatori sociali ha vinto la sinistra contro la destra. Nell’ultimo Consiglio dei ministri ci siamo battuti, e anche io in particolare, per la proroga e l’aumento delle detrazioni sulle ristrutturazioni edilizie e l’efficientamento energetico. Una cosa che serve a tutto il comparto dell’edilizia e alle famiglie è più di destra o di sinistra?».
A proposito di sinistra: dopo le prime proteste, ora il popolo democrat sembra meno ostile alle larghe intese. E’ così?
«Evidentemente anche i nostri militanti e i nostri elettori hanno capito che questo governo non prefigura in nessun modo un’alleanza per il futuro».
Renzi si candiderà a segretario del Pd?
«Deciderà lui se farlo o meno».
Sembra che ora lo voglia fare.
«Quando hai tutti i riflettori puntati addosso anche ogni piccola frase viene enfatizzata. Di sicuro, è sciocco rappresentare il suo percorso per la leadership come una contrapposizione con Letta e con il governo. E le cose che ha detto negli ultimi giorni Matteo, con cui i rapporti sia di Letta sia miei sono forti e quotidiani, le interpreto, perché so che è così, come stimoli a fare. E non - per usare l’immagine che ha usato lui - come bastoni da mettere tra le ruote della bicicletta».