Domani la direzione del Pd eleggerà la segreteria. Epifani vuole un gruppo dirigente legittimato e cercherà comunque, nella composizione dell’organismo esecutivo, di accontentare tutte le componenti. Ma, nel frattempo, Matteo Renzi si sta avvicinando con un quasi-annuncio di candidatura alla segreteria tramite un’intervista dalle colonne del Giornale della famiglia Berlusconi. Il Pd continua ad essere attraversato da forti tensioni che di volta in volta si chiamano larghe intese, Imu e, ora, anche il presidenzialismo rilanciato dal premier Letta. Sullo sfondo c’è il congresso per l’elezioni di una nuova leadership che potrebbe determinare però, anche un radicale cambio di linea politica. Renzi, nell’intervista al Giornale, ha spiegato che la sua candidatura alla guida del partito dipende da cosa sceglierà di fare il Pd. «Farà un congresso serio o no? Accetterà la sfida del cambiamento e della novità o no? Perché questa è la questione in ballo, su cui non decido io. La domanda che faccio io al Pd è: ha capito di avere perso le elezioni di febbraio?». Insomma lui deciderà la candidatura «se il partito decide di vincere». Il Pd rischia di restare schiacciato tra una crescente ripresa di «sinistra» nel Paese e dal rischio di un appiattimento sul governo con il Pdl. Contro Renzi si schierano in tanti. Il presidente della Toscana, Enrico Rossi, lo boccia: «Non condivido il suo blairismo e gli occorre prudenza per non fare del male all’esecutivo». Lui apprezza Barca ma preferisce alla guida del Pd uno come Gianni Cuperlo «perchè rappresenta un progetto di società e la sua elezione non avrebbe il solo profilo della lotta di potere». Mentre si posizionano le forze in campo si infittisce anche il numero di candidati alla leadership. Tra questi c’è Pippo Civati che lancia un guanto di sfida all’ex alleato Renzi: se lui si candiderà «sarà una bellissima battaglia, però vediamo prima di tutto se ci fanno fare il congresso, e quando». Torna in campo anche Bersani che interroga il suo partito perché scelga tra l’essere un soggetto politico o un semplice spazio, un’arena di confronto priva di sintesi. Per l’ex segretario, il Pd deve guardare al modello che esclude «l’uomo solo al comando» con riferimento pertanto proprio a Renzi descritto - senza citarlo - come il maggiore teorico «di uno spazio politico anche affascinante e accogliente ma troppo esposto alle ambizioni individualistiche, alle baronie politiche o ai rabdomanti del senso comune».