ROMA Per tornare ai livelli pre-crisi, servono 1 milione e 700.000 posti di lavoro. Poi una sostanziale bocciatura per Elsa Fornero: la sua riforma ha aumentato la precarietà. E ancora, un avvertimento al neo ministro del Welfare, Enrico Giovannini: la staffetta anziani-giovani è inutile, anzi deleteria. L’Ilo (l’organizzazione internazionale del lavoro) fotografa così il nostro Paese anche se il rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro va ben oltre il confine delle Alpi. L’analisi globale è preoccupante perché disegna un mondo a due velocità: i Paesi ad economia avanzata che annaspano e quelli emergenti che, pur in crescita, fanno fatica a chiudere la forbice. Tanto è vero che la disoccupazione potrebbe salire dai 200 milioni di oggi ai circa 208 nel 2015.
IL RAPPORTO
Il rapporto Ilo sulla situazione italiana è più che preoccupante: nella seconda parte del 2012 l’emorragia di posti di lavoro ha subito una netta accelerazione: meno 100.000 (48.000 nel quarto trimestre rispetto a quello precedente). Dal secondo trimestre del 2008, la crisi ne ha bruciati 600.000. Il tasso di disoccupazione è cresciuto ininterrottamente, passando dal 6,1% del 2007 sino all’11,2% alla fine dello scorso anno. «Uno degli aumenti più brutali» della Ue. Risultato finale: per tornare alla stato pre-crisi sarebbero necessarie 1.700.000 nuove opportunità di lavoro. Ben più del milione e mezzo, ipotizzate dalla Cgil. Aggiunge, anzi conferma, l’Ilo, che la ricerca di un impiego è particolarmente difficile per i giovani (coloro che sono nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni): il tasso di disoccupazione è salito di 15 punti ed ha raggiunto il 35,2% nel quarto trimestre 2012. E qui parte la stoccata alla Fornero: «La percentuale dei contratti a tempo determinato sull’insieme dei contratti precari è probabilmente aumentata a seguito della sua riforma». A partire dal 2007, il numero dei lavoratori precari è salito di 5,7 punti e ha raggiunto il 32% degli occupati nel 2012. Nel rapporto c’è anche un passaggio, anzi un avvertimento, per il neo ministro del Welfare, Enrico Giovannini, rispetto all’ipotesi di un meccanismo che preveda una staffetta tra anziani e giovani. Questi ultimi «non devono prendere il posto di quelli più anziani e il governo dovrebbe individuare altri mezzi di sostegno dell’occupazione». Per esempio, l’assunzione dei disoccupati di lunga durata o di coloro a bassa qualificazione e borse di formazione. E comunque «sarebbero necessari maggiori sforzi per incentivare la trasformazione dei contratti a tempo determinato in posti di lavoro fissi». A cinque anni dall’esplosione della crisi, la ripresa è «irregolare e non uniforme». La maggioranza dei Paesi emergenti e in via di sviluppo - dice l’Ilo - registra una tendenza positiva con un aumento dell’impiego e una riduzione delle disuguaglianze di reddito, mentre in numerose economie avanzate, queste disuguaglianze sono aumentate negli ultimi due anni. I primi dovrebbero ritrovare i livelli pre-crisi di impiego nel 2015 e le altre solo nel 2017. La classe media, nel frattempo, è sempre meno numerosa. Tra il 2010 e il 2011 si sono accentuate anche le differenze sul reddito in 14 delle 26 economie avanzate. Tra queste figurano l’Italia, ma anche la Francia, la Danimarca, la Spagna e gli Usa.