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Data: 05/06/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Trigilia: «L’Aquila è una priorità pronti a incrementare i fondi»

Il ministro rassicura sull’impegno governativo nella ricostruzione

Il ministro Carlo Trigilia rassicura sull’impegno del governo nella ricostruzione; peccato che da Roma rimbalzano per tutto il giorno i niet della Ragioneria dello Stato che non vuole dare il via libera all’emendamento da 1,2 miliardi perché, si dice, «fa deficit». E così l’erede di Barca («Un’eredità pesante»), alla prima uscita tra le macerie («Ma tornerò frequentemente, non in maniera retorica o per finire sui giornali»), è costretto a una giornata sulla difensiva per cercare di rassicurare - con difficoltà - sul buon esito dell’operazione-fondi. Di cose concrete, allora, neanche l’ombra. La scena simbolo di una giornata surreale diventa dunque quella che si consuma al tavolino dell’improvvisato bar dell’auditorium di Renzo Piano: davanti a un brunch frugale, ma delizioso, Cialente e Trigilia discutono delle sorti della città vis-à-vis, con il sindaco impegnatissimo a spiegargli che no, senza quell’emendamento si chiude baracca e burattini. L’atmosfera si infiamma, al cospetto di un brusco acquazzone che costringe tutti a infilarsi nelle auto per il previsto giro in centro storico. I telefoni diventano bollenti, tutti chiamano Legnini e la Pezzopane; si improvvisano addirittura vertici tra i tavolini e nel retrobottega: i più attivi, e non potrebbe essere diversamente, sono gli uomini del ministro (Aldo Mancurti e Alfonso Celotto) e quelli del sindaco (Pietro Di Stefano e Giovanni Lolli). Cialente non fa altro che fumare e ripetere che «va male, va male» e addirittura a un certo punto già pensa a una possibile mediazione (chiedendo a Di Stefano qual è la somma considerata «buona» in caso di trattativa). Mentre Trigilia continua a rispondere ai giornalisti, non senza qualche imbarazzo, che «l’emendamento alle fine passerà», ma che i soldi comunque «non sono sufficienti» e che il governo «è disponibile ad alimentare le risorse», già dalla prossima legge di Stabilità. C’è il tempo, in questo baillame, anche di una polemica a distanza (di cui non si sentiva certo la mancanza) tra Trigilia e Brunetta, con il primo che dice di restare credibili nei confronti dell’Europa e il secondo che insiste per scorporare i fondi per i terremoti dal conteggio del deficit. Così come, sempre a distanza (ma i due poi saliranno sulla stessa auto per il giro in centro), ci sono frecciate tra Trigilia e Cialente: il ministro rivela di avergli chiesto di porre fine alla «protesta della fascia», il sindaco prosegue nel dettare dichiarazioni di fuoco sullo Stato-nemico degli aquilani. Un gran caos. E pensare che la giornata era cominciata nella pace del villaggio di Fossa, dove Trigilia è sbarcato in mattinata con tanto di foto-ricordo con i sindaci del cratere. Qui il coordinatore dell’ufficio speciale, Paolo Esposito, ha illustrato brevemente l’organizzazione della struttura, la ripartizione dei fondi, la chiusura entro l’anno di tutti i piani di ricostruzione. Il coordinatore delle aree omogenee Emilio Nusca e il suo vice Sandro Ciacchi hanno incalzato il ministro per chiedere certezze sugli stanziamenti e per illustrargli il piano di rilancio socio-economico che passa per l’agroalimentare, la ricettività diffusa, servizi smart. È tutto un fiorire di «compostezza istituzionale», «coesione», «lavoro di squadra», quasi a rimarcare la distanza con il clima rovente che si respira dieci chilometri più in là, all’Aquila. E Trigilia pare gradire: «Sono fiducioso che riusciremo a incrementare le risorse, ma i finanziamenti, pur indispensabili, da soli non sono sufficienti: serve studiare nuove modalità per accelerare istruttorie e procedure». Difficile, però, ragionare sui bruscolini che si fanno strada a fine giornata: «appena» 300 milioni.

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